il volo

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Sospiro con ancora il telecomando in mano e il pollice premuto sul tasto d'accensione. Il dispositivo elettronico emette un piccolo beep e compare una lucina azzurra. Ora non resta che alzarmi in volo.

Mi concentro sull'aria che mi circonda immaginandomela solida e di aggrapparmici fino a percepirne la consistenza per poi issarmi su di essa.

Sento i piedi perdere contatto col terreno e riapro gli occhi precedentemente chiusi quasi involontariamente. L'aria ora mi pare densa, quasi liquida e colorata in base alla temperatura ed alla velocità della corrente d'aria, paiono tante bolle di sapone unite insieme e che baciate dal sole creano quelle curve e linee sovrapposte formando l'arcobaleno.
Col la mano destra aziono il dispositivo regolandone la velocità dello sbattere delle ali per coordinarle con le correnti e la velocità.
Grazie ad anni di pratica non feci fatica a far sembrare che lo spostamento fosse dato dalle ali anziché dal mio dono.

Guardai il dispositivo mentre prendevo quota ed impostai il GPS. La mia meta era una nuvola, quindi in perenne movimento. I miei genitori avevano scoperto casualmente della sua esistenza ed accertandone la sua funzione avevano collocato un trasmettitore.
Le coordinate mi indicarono un punto piuttosto vicino e non seppi se rallegrarmene o meno. Mi diressi timorosa nella direzione indicata con i nervi a fior di pelle pronta a darmene a gambe, o meglio ad ali finte, alla prima occasione.
I contorni della nuova iniziarono ad essere più chiari e scorsi qualcosa sopra di essa. La nuvola era di un grigio topo, e ciò mi sorprese dato la loro presupposta passione per il bianco, motivo per cui ero vestita come un imbianchina, inutile dire che mi sentivo ridicola. Ma almeno ero riuscita a persuadere i miei genitori dal vestito bianco, così da evitare di mostrare le mie mutandine a tutti gli angeli, quello si che sarebbe stato una prima impressione di classe! Pensai sarcastica.

Più mi avvicinavo più riuscivo a scorgere dettagli e più la mia ansia saliva.
Vi era un edificio che spiccava per la sua altezza, pareva un grattacielo, e ciò fu ridicolo essendo collocato in una nuvola, attorno ad esso vi era una piccola città con diversi parchi naturali. Gli edifici erano fatti anch'essi di nuvole, solo che parevano meno soffici e più resistenti di sfumature che andavano dal rosso fuoco al rosa carne.
I parchi invece erano di un bizzarro colore fra il blu e il viola scuro.

Vi era una figura imponente vicino a quella che supposi fosse l'entrata. Una fifa blu mi sovrastò arrestando la mia avanzata. Proprio quando decisi di fare retrofit e salvarmi la pelle la figura in lontananza si volse.

Cazzo!

Ottimo linguaggio signorina!
Proprio angelico!
Mi schernì la mia coscienza.

Si, avevo una coscienza o sesto senso, costantemente inopportuno, per ora non aveva fatto nulla di straordinario, ma ci speravo ogni volta.

Zitta tu! ...Non vedi che non è il momento!

Non sapevo che fare. Ero terrorizzata, volevo scappare, ma avevo paura di peggiorare le cose, non sapevo nulla degli angeli, ma il solo fatto che sapessi della loro esistenza e della collocazione era il massimo di aspirazione, se avessero o no qualità speciali, se combaciassero o no con la loro descrizioni umane, di tutto ciò non ne avevo la più pallida idea.
In quel momento mi resi conto che la mia ignoranza mi avrebbe portato alla morte. E se mentissi? Fiuterebbero le mie bugie?

Decisi di non provare, evitando di mentire, in fondo sulle loro descrizioni deve esserci qualcosa di autentico. La mia idea consisteva nel semplice omettere le informazioni e sperare nel minor numero di domande dirette.

Visto che stavo lì impalata come una cretina, decisi di alzare il mento con aria fiera, che non mi apparteneva ed avanzare con tutta la finta sicurezza di cui disponevo.

Ci incontrammo a circa metà strada. Più che un angelo mi parve un guerriero, e forse lo era davvero, si, ma un guerriero per cosa? Per cacciare gli umani? Non sapevano nemmeno della loro esistenza!
A quanto sapevo ero l'unica che fosse stata così vicina alla loro dimora, i miei genitori avevano messo il cip tramite un sofisticato drone in miniatura che era passato del tutto inosservato.

Feci un sorriso di plastica cercando di ignorare l'imponenza dell'angelo che per la cronaca non era vestito di bianco, ma con un'armatura simile a quelle medievali, solo decisamente meno ingombrante e vistosa dei colori della notte.
In quel momento avrei voluto strozzare i miei genitori, così convinti sull'abbigliamento.

Fece ancora qualche falcata con le sue imponenti e maestose ali, di almeno il doppio delle mie, esse erano bianche e candide come le mie, la somiglianza era sconvolgere, almeno questa l'hanno fatta giusta!

Non essere così dura!
Mi sgridò di nuovo la coscienza.

Dovetti ammettere che in fondo non aveva tutti i torti .... Ma non glielo dissi.

Guarda che posso sentire tutti i tuoi pensieri!

Che nervi!

Guardai l'angelo in volto, e si, anche questa azzeccata! Aveva dei tratti perfetti, molto virili con gli zigomi alti e ben marcati, un bocca fine e rosea, un naso piccolo, dritto e fiero affiancato dagli occhi anch'essi minuti e taglienti di un blu acceso, di cui quello destro parzialmente coperto da lunghi boccoli dorati.
Nell'insieme era bellissimo e terrificante allo stesso tempo.

'Nome identificativo e provenienza' Disse con un basso timbro di voce, dal tono usato capii che non si trattava di una richiesta ma un ordine.

L'unica cosa a cui riuscii a pensare fu che a quel tipo avevano messo troppo testosterone nei cereali. Si, lo so, molto maturo, ma fra i due non ero mica io l'angelo!

Angolo autrice:

Spero vi piaccia la storia.
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