Chiusi gli occhi ed ispirai profondamente, poi immaginai di creare un'onda d'urto accumulando sempre più vortici attorno a me.
Quando fui quasi pronta per rilasciarla, Josh mi sollevò all'improvviso girandomi e costringendomi a sua volta a
guardarlo, quando capì le sue intenzioni era ormai troppo tardi.'Sonia, rilassati, sei al sicuro.
Ora sei stanca, chiudi gli occhi...' Le sue parole mi avvolsero, calde e rassicuranti, poi chiusi gli occhi e sprofondai nell'oblio._____
Ero avvolta in un mondo oscuro, nelle braccia delle tenere, che forti, mi impedivano di fuggire dalla loro stretta soffocante.
Non riuscivo ad aprire gli occhi, a percepire nulla, ero impotente, come in un incubo senza fine, e forse era davvero così.
Mi divincolai scalciando al vuoto senza poter percepire nulla del mondo esterno.
Mi piegai a riccio facendomi piccola piccola, ed iniziai a singhiozzare.
Dall'impotenza subeltrò la rabbia. Iniziai a divincolarmi con maggior vigore ed a urlare per dar sfogo alla mia disperazione finché non ricaddi inerme.
Non so quanto tempo passò, ma parvero ore, se non giorni. Iniziai ad aver freddo così mi strinsi ancor di più per trattenere il calore corporeo, ma non servì a molto. I brividi col passare delle ore divennero intensi e sempre più frequenti, i denti che battevano ininterrottamente furono l'unico rumore udibile. L'istinto di sopravvivenza a quel punto si fece sentire.
Durante l'ennesimo spasmo a causa del freddo riuscì in qualche modo a sbarrare gli occhi tornando nel mondo reale.Richiusi istantaneamente gli occhi, per la luce, che seppur fioca mi creava una sorta di bruciare che mi fece lacrimare leggermente, per poi successivamente riaprirli una volta adattati.
Ero in una stanza fredda e buia, l'unica fonte di luce era a diversi metri da me vicino ad una scalinata creata da ciottoli, che dava verso l'alto. Intuii dunque di trovarmi sotto terra, ad entrambi i lati della scalinata vi erano due figure alate indistinte, e dalle loro sagome intuii le loro stazze imponenti. Spostai lentamente il capo ancora scosso dai capogiri dati dalla precedente disavventura nelle tenebre. A destra vi era una sagoma a malapena visibile che rannicchiata mi volgeva le spalle, decisi quindi di sorreggermi al muro di pietra alle mie spalle e di volgere la mia attenzione alla parte opposta. Appena mi girai alla sinistra un'ombra umana a una decina di metri da me si voltò di scatto. I suoi occhi erano l'unico suo tratto visibile, di un verde acido e dalla forma orientale, essi erano profondi ed inquietanti, ma la sua reazione lo fu ancor di più.
Il contatto visivo durò un istante, perché la creatura con un urlo disumano si spinse in avanti e con una spinta fulminea si mise a correre nella mia direzione.
Mi misi ad urlare e distinto arretrai strisciando. Provai diverse volte sorreggendomi alla parete ed ad alzarmi, ma i tentativi furono vani a causa dei capogiri e degli spasmi derivati dal gelo che mi rendevano debole.L'essere andava ad una velocità sovraumana ed era sprovvisto d'ali, più si avvicinava e più le mie urla aumentavano d'intensità.
Quando fu ormai una distanza sufficiente a permettermi di individuarne il volto deformato dell'essere, esso, come andato incontro ad un muro invisibile rimbalzò nell'area e cadde pesantemente all'indietro. Il tonfo derivato dall'urto rimbombò per diversi instanti dandomi l'idea dello spazio circostante. Dai rimbombi in successione pareva una sorta di cantina ad arco che si inoltrava per diversi metri, se non chilometri, nei quali a quanto pareva vi erano rinchiusi delle creature, tra le quali io.L'essere deforme si rialzò con uno scatto fulmineo facendomi accellerare i battiti già alterati del mio cuore. Si riavvicinò di qualche metro mentre io atterrita arretravo terrorizzata, essa fu ricostretta a fermarsi ed iniziò a tastare la superficie trasparente in cerca di punti cedevoli. Dopo qualche secondo la sagoma alla destra delle scale lasciò la sua postazione dirigendosi a passo decisivo nella nostra direzione. Non avendo via di fuga mi schiacciai e rannicchiai su me stessa quasi sperassi che il muro mi inghiottisse. Il soldato/angelo entrò nel fascio di luce delineando la sua figura maschile, ma inevitabilmente la oscurì ancor di più essendo in controluce.
Tremavo costantemente, e non seppi se per via del freddo o della paura, ma gli spasmi mi svuotavano, rendendomi stanca e malata.
Il soldato era ormai giunto di fronte a noi, ma ci fu un piccolissimo cambio di direzione, perché si diresse alla sua destra, dall'essere deforme che era ancora intento a colpire la superficie della sua prigione.
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Infiltrata Negli Angeli
ParanormalMi chiamo Sonia, non sono propriamente una ragazza umana comune, possiedo una capacità speciale. Ma proprio a causa di questa mia capacità la mia infanzia verrà distrutta dagli allenamenti che mi hanno preparato a questo giorno. Sono in missione per...