l'insonnia

33 4 0
                                    

Era passata circa un ora e mezza da quando il ragazzo anonimo, soprannominato 'occhi di ghiaccio' se l'era filata a gambe levate, con un freddo " ho da fare".
Mi aveva portata in una sorta di dormitorio, se mi passate il termine, le camere erano per mia fortuna singole ed arredate con l'essenziale, niente lusso qui, e a me andava più che bene.
Ero il genere di persona che volente o meno distruggeva tutto ciò che toccava, ne era la prova il cimitero di cuffie sul comodino di casa mia, le scarpe rovinate a tal punto da non avere la suola, maglie e pantaloni bucati in diversi punti, insomma, un disastro. Quindi in sintesi, meno avevo e meno distruggevo.

Mi sedetti sul morbido letto azzurro chiaro, che non aveva niente a che vedere con gli stupefacenti occhi di ghiaccio di quel ragazzo. Non potevo far a meno di pensarlo, avevo il chiodo fisso, e ciò mi irritava non poco.
Affondai la testa nel morbido cuscino con l'intenzione di dormire un po', ero distrutta e anche se avevo perso la cognizione del tempo sapevo che era tardi.
Mi rigirai più volte, ma il letto era troppo comodo, troppo soffice, ed era completamente diverso da quello di casa mia, vecchio duro e scricchiolante, ma famigliare. Non mi trovavo a mio agio qui, era tutto nuovo, troppo diverso, mi mancava la routine quotidiana, il sapere che cosa farò il giorno seguente, qui invece, era un continuo salto nel vuoto. Mi mancava il mio zaino con tutto l'occorrente e i dispositivi per rintracciare e parlare con i miei genitori, anche il solo sentire la loro voce mi avrebbe rincuorata, loro erano la mia ancora, le uniche persone che nel corso della mia vita erano state presenti, il mio posto sicuro.
Nonostante gli allenamenti, la freddezza, le dure lezioni, le missioni all'estero che mi affidarono io sapevo che nel profondo mi volevano bene, in fondo ero la loro unica figlia, sangue del loro sangue, e tutto ciò era stato fatto per la mia sicurezza​, per sopravvivere.
Mi girai su un fianco risistemandomi la soffice maglietta dal materiale indefinito che avevo trovato nell'armadio muro di fianco alla porta che avevo usato precedente per recarmi in " bagno". Quello non era paragonabile ad un " bagno" era sprovvisto di tutto, aveva solo la doccia, uno specchio che ricopriva quasi interamente la parete opposta alla doccia ed un mobiletto dove ci trovai diversi sciampi dalle fragranze sconosciute ed uno al cioccolato che avevo usato interamente per la lunga doccia. Ci fu un attimo di panico dove mi scappava la pipì, ma non avevo un vater e fui costretta, con mia grande vergogna a farla nella  doccia, che subito la risciacquai a dovere. Non capivo perché non avessero un bagno. Si erano dimenticati? O semplicemente erano collocati da qualche parte lungo il corridoio?
Bè, in tal caso non ci avrei messo piede, meno che mai di notte.

Sbuffando cambiai posizione, l'ultima che mi rimaneva, misi i piedi in alto sulla parete verde acqua con la schiena appoggiata al letto e chiusi gli occhi.
Mi rilassai un pochino e allontanai il più possibile i pensieri che mi affollavano la mente, soprattutto quelli riguardanti 'occhi di ghiaccio'. Dopo di che mi misi a contare, imitando i personaggi dei cartoni, ero proprio disperata.
Quando però fui quasi nei meandri dell'incoscienza lo stomaco brontolò vistosamente ricordandomi che quel giorno avevo mangiato solo a colazione.  Mi rigirai a pancia in giù con movimenti rapidi ed affondai la faccia nel cuscino mordendolo per la frustrazione per poi alzarmi di scatto peggio delle bambole a molla ed accesi la luce della lampada a conchiglia.
Erano ormai diversi minuti che passeggiavo irrequieta nella stanza guardandomi intorno​ con l'intento di farmi venire sonno, ma lo stomaco replicava con gran vigore il suo dissenso. Quando anche revocare alla memoria le ore dell'insegnante Castagneti, professoressa d'Italiano, che aveva a mio parere il potere di far crollare dal sonno le persone con il solo ausilio della sua voce non fu sufficiente mi arresi.
Con uno sbuffo mi rimisi le ali e ricontrollai le lenti colorate per poi dirigermi alla porta con l'intento di procacciare il cibo, ovvero svuotare la dispensa, ovunque fosse.

Era passata un'eternità, stavo girando da almeno un'ora i lunghi corridoi desertici e scarsamente illuminati. La luce era talmente fioca che diverse volte avevo urtato qua e là l'arredo creando un baccano infernale, e mi sorpresi che nessuno fosse accorso. Lo stomaco imperterrito si faceva sentire a gran voce mentre procedevo cauta tastando il muro.

Probabilmente un branco di elefanti avrebbe fatto meno chiassoso.

Da che pulpito!

Ei!

Ero stanca, stufa marcia di girare a vuoto, le stanze erano tutte chiuse a chiave e i corridoi si sopprapponevano l'un l'altro come una sorta di labirinto.
Decisi di tornare indietro, in fondo non era mica la fine del mondo se per una sera andavo a dirmire a pancia vuota, naturalmente il mio stomaco dissentii per tutto il percorso.
Essendo che mi ero già persa più di mezz'ora fa non riuscì ovviamente a ritirare alla mia camera.
Stavo borbottando e imprecando contro gli oggetti che inavvertitamente colpivo da un tempo indeterminabile, e non si era ancora vista anima viva, quando mi venne un'idea del tutto inopportuna, ma era data dalla stanchezza che tutta ad un tratto si abbatté su di me come un macigno.
Volevo dormire lì, in corridoio, in fondo avevo " dormito" nelle segrete prima, dovevo solo trovare un posto abbastanza comodo e non troppo in vista.
Ma i corridoi erano affiancati da molteplici porte quindi nella migliore delle ipotesi mi sarei svegliata a causa della botta della porta che si apriva, sempre se vi ci abitava qualcuno, potevo certamente sdraiarmi al centro del corridoio, ma al mio risveglio sarei stata fortunata a ritrovarmi nello stesso corridoio. A volte ero sonnambula e parlavo, ma proprio a raffica mentre dormivo, e non avevo filtri, motivo per cui era impossibile avere segreti con i miei. Sperai di non rivelare troppo e di non andare a " visitare" il corridoio da incosciente, e non volli nemmeno immaginare i disastri che potrei combinare se fosse capitato ciò.
Mentre masticavo questi pensieri giunsi in un vicolo cieco che terminava con un'ampia porta dall'apparenza antica e con la speranza che fosse in disuso mi ci appoggiai contro di schiena distendendomi sulla sorprendentemente soffice mouchette rossa che ricopriva il gelido pavimento di marmo, per poi cadere finalmente nelle braccia di Morfeo.

   Angolo autrice:
Il prossimo capitolo sarà sotto il punto di vista di " occhi di ghiaccio"

Infiltrata Negli AngeliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora