Capitolo 2 - (Lo sfogo)

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Ogni sera era così, si sfogava.
E nonostante i suoi genitori ci tenessero tanto che smettesse, dal momento in cui l'hanno saputo, e continuavano a rinfacciarle tutti quei segni sulle braccia, sulle gambe, sui fianchi e sulle caviglie a lei non gliene interessava proprio nulla.
Voleva sentire fin dentro le ossa quel dolore che continuava a soffocare già da molto tempo.
Era un urlo sepolto nel profondo dell'anima, rinchiuso in una cassaforte.
Voleva far uscire il sangue da quei tagli come se fossero parole, voleva che parlasse per lei, ma in silenzio.
Era un'alternativa; non riusciva ad urlare e quel sangue usciva come lacrime dai suoi occhi.
Non è mai andata in cerca di attenzioni, ha sempre cercato di nascondere quei tagli dalle persone.
Non si sentiva abbastanza né per gli altri né per se stessa, si faceva inevitabilmente schifo.

Era in camera sua sul letto, prese quella lametta, sfiorò la pelle senza far alcun taglio e sospirò.
Non era un momento di riflessione, no, era il momento di far uscire tutte le parole e lei lo sapeva.
Prese le cuffiette, mise la canzone "Autodistruzione" di Luca J, si sedette in un angolino delle camera, portò le ginocchia al petto e cominciò ad ascoltare il testo.
Da quell'angolino si vedeva benissimo il cielo stellato, si stava così bene, si stava così soli.
Ascolta bene, chiudi gli occhi,
a cosa pensi questa notte?
così partiva la canzone.
Stava già cominciando a pensare, ma si giustificava dicendo "suvvia, non é niente", in realtà tutto è niente, niente è tutto.
E non l'avrei mai detto che il mondo è cosi freddo
io sono un maledetto mi aspetto sempre tanto
a volte mi guardo allo specchio
non posso credere che cosa sono diventato.
Cominciò a pensare alla bambina innocente che era, prima che il mondo decidesse di punzecchiarla con ansia, depressione, dolore, tristezza e solitudine.
...
parlami all'orecchio
dai fammi stare meglio
che mentre il mondo dorme io voglio stare sveglio
tu, dammi una mano seguimi nell'universo.
Senza neanche accorgersene le lacrime avevano cominciato a rigare il suo viso, i pensieri si erano già affollati, il silenzio si era trasformato in una semplice solitudine, il vuoto si apriva e diventava sempre più grande.
Era sola, era fottutamente sola.
Sentiva di aver bisogno di qualcuno anche se pensava di non meritarselo.
In pochi secondi le lacrime vennero represse e al posto della tristezza si fece strada la rabbia; nella sua testa c'era rabbia, tanta rabbia, non verso gli altri ma verso se stessa.
Così prese la lametta e sopraffatta da tutto quell'odio cominciò a fare un taglio sul braccio, poi due, poi tre.. ma erano troppo superficiali così schiacciò di più, più sangue usciva, più bruciava e meglio si sentiva.
Ad un certo punto si fermò, guardò le braccia e si spaventò.
Non si ricordava nemmeno quante volte quella lametta era scivolata sulla sua pelle, i pensieri facevano tutto al posto suo.
Ecco in cosa l'avevano trasformata: in un mostro e a lei non dava più fastidio.
Era diventata il mostro che tutti credevano e dicevano che fosse, era la stronza, l'asociale della scuola; era meglio conosciuta come la puttana.
Aveva quasi 14 anni e tutti erano contro di lei e come già detto, non le dispiaceva affatto. Le uniche persone che aveva amato se ne sono andate lasciando un'enorme vuoto da colmare, vuoti che sarebbero rimasti e che Alis non avrebbe voluto provare a colmare con altre delusioni.
Tornò a guardare i tagli e si chiese
'per quale motivo, esattamente, io l'ho fatto?' e la coscienza le rispose
'perchè non ti meriti nulla e sei un problema per tutti'.
'Giusto, grazie mia dolce coscienza.'
Si alzò dal suo angolino e andò a prendere le bende dal comodino affianco al letto, le prese e le mise sulle braccia.
E intanto arrivò anche l'ultima frase della canzone:
mi sento vittima di un'autodistruzione
dopodiché tolse le cuffiette.
Le braccia bruciavano ma non le importava nulla. Quella sera uscì sul tetto, le stelle erano stupende nonché l'unica consolazione della nostra Alis.
Si distese e restò lì sulle tegole che già erano poco sicure, non pensava nemmeno alle ore che passavano; lei, la notte e il silenzio erano una sola cosa.
Stando lì, vide una stella cadente e pensò di esprimere un desiderio.
Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
"Ti prego, vorrei avere solo qualcuno accanto che almeno un po'mi capisca, che mi voglia realmente bene e che non mi abbandoni mai" pensò.
Cominciarono a scenderle le lacrime appena riaprì gli occhi.
"Ma chi potrebbe mai voler bene ad un casino come me? A chi potrebbe piacere una ragazza inutile come me?"
Pensò ancora, al che la sua coscienza le rispose "Nessuno idiota", ""Hai ragione" ammise sconfitta.
Scosse la testa come per cancellare quel assurdo desiderio, represse le lacrime.
Non si meritava nemmeno di piangere, voleva semplicemente sparire.
Tornò in camera, guardò l'orologio che segnava le 4:46.
"Bene, un'altra notte senza dormire".
Si mise a letto e aspettò solo che la sveglia suonasse per tornare a fingere di sorridere.
Mise di nuovo la musica e dopo una trentina di canzoni arrivarono le 6, si alzò, preparò lo zaino con astuccio, un quaderno e andò a lavarsi.
Dopodiché attese le 7 per andare a prendere la corriera.
Al mattino era sempre da sola; si arrangiava sempre anche alle medie. aveva smesso anche di fare la colazione, tanto non le serviva.
Pensando al fatto che doveva arrangiarsi sempre si innervosì e uscì di casa.
Era presto e avrebbe dovuto prendere la corriera solo mezz'ora dopo.
Allora si fece un giretto per le stradine della sua minuscola cittadina.
Le arrivò un messaggio da parte di sua mamma.
"Dove sei?"
'Per una volta che esco prima tu ti svegli prima cristo santo' pensò.
"Sono uscita prima perché mi sono svegliata presto, vado alla fermata."
"Ok, fai la brava e stai attenta"
"Okay mami"
"😘"
'si.. come se a me interessasse di stare attenta', detto ciò si diresse alla fermata. Il tempo volò in fretta, prese la corriera e parlò con una ragazza che andava con lei alle medie ma sono state in classi diverse perciò non hanno mai parlato l'una con l'altra.
Parlarono del più e del meno, delle vacanze e delle prime impressioni della scuola.
Tutto sommato, a Alis era sembrata una brava ragazza.
Si chiamava Isa, suonava la chitarra e sembrava pulita, insomma, una brava ragazza ed esattamente l'opposto di Alis.
In mezz'ora arrivarono a scuola e cominciò un'altra inutile giornata in quella prigione.
Isa restò con Alis per tutto il tempo, il che ad Alis non dava affatto fastidio, infondo non conosceva nessuno lì e un po' di compagnia non le dispiaceva.
Stetterò assieme finché non suonò la campanella e dovetterò separarsi per andare nelle loro classi.
Si misero d'accordo che si sarebbero incontrate fuori da scuola per prendere assieme la corriera e si salutarono.
In classe poi, ovviamente, non seguì la cosiddetta "lezione".
I professori all'inizio vogliono conoscerti, cercare di riportarti alla memoria vecchie formule che ormai sono andate a farsi fottere nel cestino, muovere qualche neurone per farlo funzionare quando in realtà stanno solo sprecando tempo.

Questa per un paio di giorni era stata la routine di Alis.
Si svegliava, si preparava, prendeva la corriera con Isa, andava a scuola, faceva le sue 4/5 ore, tornava a casa, mangiava, cazzeggiava tutto il giorno e poi si metteva a letto ascoltando musica.
Raramente dormiva.
Più che altro: aspettava di collassare.
Non riusciva a dormire da un po' di tempo, dall'età di 10 anni circa.
Erano passati ormai 4 anni dall'accaduto e lei ancora si ostinava a pensarci; questo però non importava, finché il segreto se lo teneva per se non poteva creare ulteriori problemi a nessuno.
Essere invisibile e non mostrare sentimenti era la cosa giusta da fare.

Pochi giorni dopo, questi buoni propositi cominciarono a fallire.
Alis si girò attorno per vedere in faccia i suoi compagni di classe e notò un gruppetto di tre ragazze e due-tre ragazzi che da come si atteggiavano sicuramente pensavano di essere i fighi della classe.
Ad Alis, al contrario, sono sembrati solo dei bimbiminchia sfigati.
La classe si notava subito che era divisa fra asociali, timidi e credentisi Dio sceso in terra.
Un giorno, non si sa per quale grazia divina, una ragazzina della sua classe venne a parlarle.
Era una ragazza abbastanza bassa, capelli lunghi, castani e occhi marroni. Era anche piuttosto magra.
Si chiamava Katy.
"Ciao" disse Katy per prima.
"Ciao" rispose Alis fingendo un lieve sorriso.
"Che bello eh? La scuola è cominciata da poco ma io sono già stufa."
Detto ciò, a Alis, le stette ancora più simpatica Katy.
Stavano in banco assieme e durante un'ora di supplenza la piccola decise di chiederle cosa ne pensava di lei e di essere veramente sincera.
Al che Alis rispose:
"Non so, non ti conosco benissimo.. ma posso dirti che sembri una persona molto timida e un pochino asociale. Sei diversa, hai uno stile che mi piace.
E io come ti sembro?"
Al che Katy rispose:
"Sembri una ragazza molto introversa, e sembra anche che tu abbia costruito una forte e grande corazza attorno a te perché nessuno ti faccia del male. Però credo che mi stai simpatica comunque."
Alis era consapevole della corazza che si era costruita, però rimase stupita del fatto che, nonostante quella ragazza non la conoscesse molto bene, le abbia detto quelle cose... che l'avesse "studiata" di nascosto.
Stava perdendo la partita, stava facendo vedere chi era, qualcuno aveva notato la sua debolezza.. si sentiva in pericolo.
Le sue paure, già da tempo, controllavano la sua mente e continuavano a farlo.
Voleva scappare in quel preciso istante, voleva uscire e respirare un po' di aria, si sentiva in una gabbia, voleva stare da sola.

- fine capitolo 2 -
volevo solo aggiungere questa piccola parte per evidenziare questo problemino che spesso emerge per gli adolescenti, o comunque.. in ragazzi e ragazze che ancora non capiscono chi sono veramente:
Per chi non sa cosa si prova ad essere manipolati dalle stesse e proprie paure, dalle debolezze, dalle parole, ve lo spiego in poche semplici parole: ci si sente in trappola, non c'è cura e l'unica persona che vi può aiutare siete voi stessi.
Ed è vero, non esiste altro psicologo più bravo di voi.
Voi dovete imparare a capirvi, e se non vi capite, dovete imparare a convivere con voi stessi.

ragazzi,
detto tutto ciò
spero vi piaccia il capitolo e che non sia troppo noioso😘🌺

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