Lui si sedette accanto ad Alis e disse "Riprovaci da capo".
Alis provò a calmarsi ma la sua voce la contraddiva "Tesoro, ti voglio bene.
Sei la mia.. piccola.. figliola.. e.. e.. quando avrai bisogno.. io.. io... ci sa".. qui si fermò perchè fu interrotta.
Non che lui l'avesse interrotta per parlare o sbraitare ulteriormente, no......
Stava su quella sedia leggermente piegata in avanti, le braccia che scendevano lungo i fianchi e poggiavano sulla base della sedia.
In un attimo si ritrovò con la testa completamente china, con gli occhi serrati e le lacrime che insistentemente uscivano; stava singhiozzando ma si trattenevava, il pianto le serrava la gola e il cuore. I muscoli erano tutti tesi e contratti e lei stava tremando.
Le era arrivato un pugno sulla testa.
Almeno, quello che le era arrivato, non era abbastanza debole da poter essere considerata semplice sberla.
Non ascoltò nemmemo quello che le venne detto dopo, era come se qualsiasi suono fosse attuttito da un muro che si era appena innalzato attorno a lei.
Qualcosa si era rotto in quell'istante, forse era quel poco di fiducia, di cuore, di amore che aveva.
'che cos'ho fatto?!
sono stupida..
faccio completamente schifo..
mi odio. mi odio. MI ODIO!
Dio quanto sono idiota!"
Qualcosa si era proprio lacerato dentro di lei e faceva male, molto male, era una felita troppo profonda ma che infondo aperta o chiusa essa fosse rimasta avrebbe perdonato lo stesso per quel dolore a lei inflitto.
Suo padre continuava a gridarle dietro, a dirle di crescere, criticando come aveva parlato.
Più gridava e meno lo sentiva.
...Era lì ferma, non diceva una parola.
I suoi compagni la stavano guardando mentre lei era lì da due minuti immobile mentre teneva la testa bassa e gli occhi fissi sul banco.
Si vergognava, questo non è da negare, ma dall'altra parte aveva paura.
Pensava di trovarsi proprio in quella piccola cucina con suo padre, stava trasformando l'aula con colori quali giallo e bianco in una cucina dai colori cupi come il marrone, il grigio e il nero, un'aula piena di compagni e una professoressa senza cattive intenzioni in una cucina dove c'erano solo lei e suo padre che la stava uccidendo dentro.
La professoressa le diceva di continuare ma Alis aveva già finito nella sua testa, voleva solo uscire dalla classe e correre via.
La lezione intanto finì e Alis si sbrigò ad uscire, corse letteralemente via, aveva solo voglia di piangere e non sapeva dove andare.
Andò verso la fermata delle corriere, ma le sue intenzioni non erano delle più solari: aveva intenzione di farsi del male, si portava sempre una lametta sotto la batteria del telefono, e quello era il momento in cui più desiderava di farlo.
Poco a poco rallentò, era stufa e stanca.
Le sembrava di andare in guerra con una sottospecie di adrenalina pronta a distruggere se stessa.
Si fermò e si mise seduta sul marciapiede e prese subito gli auricolari per metterseli.
Alla fermata ancora non c'era gente dato che era uscita velocemente e così si sentiva anche più tranquilla.
Le lacrime premevano ancora ma stava trattenendo tutto.
La canzone che mise su era perfetta per quel momento "Guarda avanti" di Onemic. Questa canzone aveva una frase che riusciva sempre a far tanto male quanto bene per quei ricordi.
Aveva piegato le ginocchia attirandole al petto e ascoltò le parole fino a quella famosa frase che cominciò a dirla con un leggero sussurro, come se fosse un segreto, come se fosse una frase di incoraggiamento, come se fossero le ultime parole di un tuo caro che muore davanti ai tuoi occhi.
"tuo padre non l'ha capito, alza la voce e punta il dito, non sa fare il padre, non sa fare l'amico,
ti giudica per come vesti cosa mangi, e con chi esci, per come parli, ti grida cresci, e più grida e meno lo senti, ascolta me, anzi no, ascolta te stessa, oggi non ne vale la pena a farla finita oggi, è il primo giorno della tua nuova vita."
Chiuse leggermente gli occhi e inspirò a fondo con due lacrime che le scesero dolcemente sulle guance.
Ad un certo puntò senti una mano che si posava sulla sua spalla e prese un colpo.
Tolse subito le cuffiette e si girò in un attimo.
"Scusami, non volevo spaventarti, tutto bene?" era una sua compagna di classe, ragazza molto bella, alta, capelli castani e ricci; una ragazza anche intelligente ma erano tutte cose che ad Alis non interessavano, non perchè non le apprezzasse ma semplicemente non aveva bisogno di nessuno.
Almeno, se lo era ripetuta talmente tante volte che ormai si era convinta che era così.
"No, tranquilla, sto benissimo." rispose fredda ma le guance umide la contraddivano.
"Sicura? Vuoi parlarmi di quella cosa.."
venne interrotta da Alis "No tranquilla, mi è già passato, è solo una cavolata haha".
La ragazza rimase un attimo a guardarla e poi disse "Okay, allora a domani Alis" andandosene.
"Ciao Laura".
Rimase di nuovo sola, si alzò e andò a prendere la corriera sedendosi per la milionesima volta sola.
Come al solito non parlò a nessuno, guardava fuori dal finestrino aspettando la sua fermata.
Aveva represso tutto: ricordi, lacrime e ferite.Arrivata a casa come sempre era la stessa scena.
"com'è andata?" chiedeva sua mamma
"tutto bene" rispondeva Alis, 'tanto cambia poco. Qui stare bene e stare male sono la stessa cosa ormai' pensava.
"voti?" chiese ancora.
"10 in matematica" rispose apatica.
"wow ma è bello" disse sua mamma, quel 10 di sua figlia le fece spuntare un sorriso soddifatto sulle labbra mentre ad Alis non gliene fregava niente.
I voti sufficienti servivano solo per togliersi di dosso i genitori che la stressavano in continuo per qualche lieve insufficienza come 5 o 5 e mezzo.
Non sono serviva dilenguarsi in questa conversazione, una volta che sapeva i voti positivi la conversazione era finita.
Non quella volta però.
"che hai? non sei felice?" chiese sua mamma.
'hahahahaha felice.... ma per piacere. Fai la finta tonta. Da quando io sono felice eh?' pensò Alis e disse
"va tutto bene, come sempre".
"non è vero, cos'hai?" insistette sua mamma.
"niente ho detto" disse scocciata.
"abbassa il tono della voce. Non è vero che non hai niente, altrimenti non ti staresti comportando così. Che succede? che cuol dire niente?"- sua mamma sì innervosì.
"non ho nulla mamma e niente vuol dire niente. Va tutto bene, okay?" disse Alis per tentare di finire la conversazione.
"Hai un brutto carattere signorina. Non ti atteggiare così. Non mi piace affatto, sembra che non apprezzi quello che stiamo facendo per te."
'Ma che cazzo stai dicendo ora?? che cazzo ho fatto di male porcodio!' pensò.
"Ma cosa ho fatto ora?! Mica ti ho detto qualcosa!" disse Alis agitandosi.
"Appunto. Non mi dici mai niente: di come stai e cosa succede." puntualizzò la mamma.
'Non vi dico niente perchè ogni volta che dico qualcosa mi dite -eh vabbe, passerà- o -non devi pensarlo- e non mi aiutate affatto, mi dite solo di non pensare e quando non ho niente da dire vi lamentate che non parlo mai. Non so, decidete voi cosa devo pensare? Da quello che ho capito: non volete nemmeno che io pensi.
Cioè.. Dio.. decidetevi.. porco..schifosissimo' pensava Alis e rispose "Eh, vabbe, pazienza."
"No, pazienza nulla...
E quelli cosa sono?" chiese sua mamma notando dei segni sul braccio.
"Niente.. eh.. la gatta mi ha graffiata." disse Alis con una voce incerta.
"Fammi vedere" sua mamma si avvicinò per prenderle poi il braccio e vedere meglio quei segni.
Alis era nervosa, sapeva bene che quei graffi in realtà erano tagli, tagli che si era fatta la sera prima che si stavano lentamente cicatrizzando.
"Alis, guarda che questi non sono graffi della gatta."
In quel preciso istante arrivò Francesco e avendo sentito l'ultima parte del discorso chiese "cosa non sono graffi della gatta?".
La mamma disse "Guarda qui." muovendo il braccio nella direzione di Francesco.
Francesco guardò bene e affermò "Massì, Luna graffia spesso anche me".
Sua mamma era comunque diffidente e sembrava sospettare qualcosa, aveva proprio uno sguardo incerto ma lasciò passare quella situazione solo perchè Francesco aveva dato la sua opinione.
"Comunque non mi hai ancora risposto alla mia domanda." disse puntualizzando.
'Dio merda... proprio non molli eh' pensò Alis.
"Quale domanda?" chiese Francesco.
"Non vuole dirmi cos'ha. Dice che ha niente quando è chiaro che ha qualcosa" rispose la mamma a Francesco.
"Ma che devo dirti?! Devo inventarmi qualcosa? Perchè niente vuol dire niente. Non so che dirti." rispose Alis alzando il tono dall'agitazione.
"Oi signorina. Per primo calmati, per secondo non mi rispondi così.
Vuoi andare da tuo padre? Forse ci stavi meglio da lui!" disse la mamma toccando il tasto sbagliato.
A Alis vennero le lacrime agli occhi.
Suo padre non voleva più vederlo e soprattutto non voleva tornare a vivere con lui.
Non dopo tutto quello che è successo: il tutto che i genitori di Alis non sapevano, giustamente.
"Vabbe. Lasciamo stare" fece per andarsene ma Francesco la chiamò "Ehi ehi, ora vieni qui e ci dici tutto. Dove vorresti andare?".
'Dio santo.. non avevo nulla. Siete voi che rompete i coglioni. Che cazzo dovevi tirare fuori il discorso di mio padre poi?! porco dio!' pensava.
"Vado di sopra, faccio qualcosa di utile." disse Alis per andarsene.
"No, ora rimani qui e ci parli."
dissero insieme.
Alis camminò attraverso il salotto ed andò a sedersi su una poltroncina, si appoggiò con la schiena e guardava fisso per terra. Non aveva niente da dire, era ovvio.
Rimasero lì in silenzio per un paio di minuti, i suoi genitori che stavano al telefono e la televisione che andava.
Dopo 4-5 minuti Francesco disse "Allora?" e Alis non sapendo che dire risponse con una domanda
"Cosa?".
"Come cosa?" chiese la mamma "Non ti rendi conto di come ti comporti!
Sei proprio come tuo padre, uguale identica. Fai del male a tutti non parlando."
Alis stava crollando, tutte quelle parole pesavano.
'Sei uguale identica a tuo padre' proprio questo aveva detto e proprio questo poteva far male più di cento coltelli.
'Io non sono come lui.. non voglio fare del male...io..io..
faccio schifo.. sbaglio anche quando non parlo.. sbaglio se parlo.. sbaglio sempre...' pensò e disse
"Allora sono io lo sbaglio."Ragazzi ecco come promesso il capitolo 💕
Spero vi piaccia
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Parole mai dette
RandomLa protagonista di questa storia si chiama Alis, è una giovane adolescente che passa la maggior parte del tempo da sola. Solo nella solitudine si sente stranamente bene, completa e a suo agio perché fino ad allora dopo le svariate esperienze che ha...