7. Tra vizio e castità 3/3

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Amavo quelle luci, il volume della musica che ti oltrepassa lo sterno e arriva al cuore, il cui battito impazzito inizia a sincronizzarsi con i bassi. Lasciare che il tuo corpo si muova abbandonandosi al ritmo, alla folla, alla libido.

Già avevo partecipato in passato a questo tipo di eventi dove si balla e il costo degli alcolici non è minimamente proporzionale alla sua qualità, tra Quattro Bianchi all'acqua Lete e vodka tonic quasi analcolici, spendere soldi su soldi è l'unico modo se non trovi chi ti rifornisca di alcool.
Sì, perché la scelta ricade sullo spendere pochi soldi per il biglietto d'ingresso ma non partecipare ad alcun tavolo e rimanere a bocca asciutta, o unirsi ad uno tra i disponibili spendendo il doppio dei soldi, ma senza alcuna conoscenza beh...niente nettare degli dei, un po' come lo specchio della società.

Comunque non fu affatto una bella eserienza, diciamo che non ero ancora pronto a divertirmi in quel modo.
Ma quella sera, quella sera sì che mi divertii...la summa dei miei vizi raggiunse l'apice proprio in quella calda notte di fine luglio.
Prima di entrare capii che sarebbe stato impossibile ballare senza scontrarsi l'un con l'altro, difatti tutto lo spazio esterno al locale era conpletamente pieno, e dentro mi ritrovai in una calca di gente sudata. Io non ero da meno.
L'aria nella stanza era satura di alcool, afa e un certo puzzo di vomito, ma poco importava, ormai avevo buttato giù già due drink, e stavo perdendo ogni mia facoltà razionale, ero deciso a farmi guidare dalle pulsioni del cuore.
Ovviamente non ero solo, erano presenti quasi tutti i miei compagni, ma la mia attenzione fu catturata solo da lui. Andrea. Volevo dirigermi verso di lui, facendomi goffamente spazio tra la massa, ma non appena mi accorsi che stava flirtando, anche in modo abbastanza spinto, con una ragazza, mi immobilizzai.

Non sentii tristezza, o delusione come le altre volte. In me si accese un fuoco ancor più caldo di quella stanza, la rabbia divampò, e non avendo più accesso alla ragione, mi mossi in direzone di un ragazzo che avevo notato prima d'entrare. Ero sicuro fosse gay perchè la mia app fungeva anche da radar per chi altro l'avesse scaricata.
Lo tirai in disparte e senza dargli nemmeno il tempo di realizzare cosa stesse succedendo lo baciai contro il muro. Avevo fatto centro, il sapore delle sue labbra era riconducibile a un drink fruttato, o magari dolcificato, insomma entrambe le nostre menti erano annebbiate dai fumi dell'alcool.
Avevamo praticamente gli occhi di tutti addosso, se non chè quelli esterni alla folla.

Non ci guardammo nemmeno, la bestialità di come continuammo a tenerci attanagliati per tutto il tragitto al bagno, fu qualcosa di disgustoso, più simile ad un porno che alla realtà, e ciò che venne dopo non fu da meno.

Quella sera avevo detto che sarei andato a dormire a casa di un'amica. Ma non andò proprio in quel modo.
I miei piani cambiarono quando usciti dalla toilette ormai spompati da ogni ormone, decidemmo di andare a casa sua...passai per il locale quasi vuoto ormai, e salutai i miei amici con un cenno smorto della mano e un occhiolino.

Non so come, ma non ci schiantammo, probabilmente lui non era brillo quanto me, forse reggeva molto l'alcool, o forse ancora, gli effetti alcolici su di lui si erano già vanificati, sta di fatto che quasi alle prime luci dell'alba mi distesi sulla prima cosa che trovai comoda in quella casa estranea. Probabilmente l'altro ragazzo avrebbe avuto piani diversi, ma dovette rinunciarci.

Mi svegliai in tarda mattinata, e lui era già sveglio. La prima cosa che notai fu che stava fumando una delle mie sigarette, ne ero quasi sicuro, poi finalmente riuscii a intravedere i tratti del suo viso, non era nulla di spettacolare, ma quel viso proporzionato, simmetrico, e quegli occhi chiari, lo rendevano alquanto affascinante.

K- Scusa, ma sono le mie sigarette?

?- Sì, mi sono presi la libertà di prenderne una, come tu hai preso me stanotte, ed avermi moralmente costretto a farti venire qui...non potevi tornare a casa in quello stato.

K-Il mio salvatore...

Bisbigliai tra me e me

K-... non pensavo avessi questo nobil cuore.

?-Non ci siamo minimamente presentati, so che ti chiami Kevin, ho preso il tuo telefono e ho controllato su Facebook. Piacere...Christian.

K-Bel nome...ti prego dimmi che hai un Oki, o qualsiasi altra cosa che possa aiutarmi con questo trapano che ho nel cervello.

C-Ma certo.

Tornò con un sorriso da ebete in faccia e mi porse il bicchiere. Era imbarazzante.

K-...Grazie. Comunque scusa per ieri sera, non era nemmeno mia intenzione bere così tanto da emanare alcool da ogni poro.

C- Ah ho visto di peggio, non voglio essere scortese, ma tra un paio d'ore sarà ora di pranzo e devo tornare a casa dei miei per il solito pranzo in famiglia domenicale...dove ti accompagno?

Così si vestì ed io mi sistemai giisto un po' i capelli e mi diedi una sciacquata veloce, poi tornai a casa.


La goccia che fece traboccare il vaso. I sensi di colpa tornarono tutti insieme, strisciando velocemente attorno al mio cuore e avvolgendolo in una morsa tanto forte da togliermi il fiato.

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