Come ogni sera osservo l'astro più lucente dopo il crepuscolo, solitamente ogni sua imperfezione, crepa e sfumatura è sotto il mio sguardo, ma questa sera...questa sera no, il suo riflesso si spande nel cielo distorto, coperto da un leggero velo opaco rendendo la sua tipica malinconia romantica, triste, proprio come il ricordo di un sentimento riconducibile al blu abissale della notte.
Nella mia mente continuava a rimbombare l'eco di quel ricordo impregnato di tenerezza. Sia il corpo che la mente ne volevano ancora, volevano un'altro assaggio di quelle sensazioni. La mia indole insicura e restia nel fare il primo passo fu vinta, vinta dal volere; e volere è potere...tenetelo a mente. Non so come ma ebbi chiaro il da farsi, e non appena ne ebbi l'occasione di trovarmi solo con Andrea le parole uscirono veloci ed impetuose, come un fiume straripante dai bordi, dai proprio limiti, dai miei.
K-Dobbiamo parlare di quel che è successo, non ho mai provato nulla del genere e non posso più aspettare...rimanere in questo limbo...perché è successo quel che è successo...?
Che ingenuo...il limbo di cui parlavo aveva appena iniziato ad intrappolarmi nelle sue intricate radici, ed io ne sarei diventato la sua opera più riuscita.
A-Che dirti, è successo, non c'è nulla di cui discutere.
Quella freddezza smorzò tanto velocemente la mia sicurezza proprio come l'acquisii. Ma non volli lasciare la presa, era tardi per tornare indietro ormai, dovevo andare avanti, dovevo liberarmi dai dubbi, cercare di dare adito alla speranza e ricusare il dolore.
K-Non puoi credere che tu possa chiuderla così...non puoi farlo. Semplicemente non puoi.
Con gli occhi traboccanti di lacrime proseguii trascinato dalla rabbia.
K-No, mi rifiuto di credere che non abbia significato niente per te, non posso essere l'unico dei due che ha provato delle emozioni, ci ho pensato a lungo e il tuo agire è stato impulsivo, e l'impulsività non dà il tempo di pensare, solo di agire, di portar fuori ciò che si ha dentro!
Ripresi fiato e lucidità abbassando poi il tono della mia voce, non volevo attaccarlo.
K-Non voglio di certo fare coppia fissa...nemmeno farti pressioni, ma almeno capire, avere una spiegazione, qualsiasi cosa che possa dissolvere questa confusione che ho in testa...così...opprimente.
Ero esploso, avevo parlato chiaro per una volta nella mia vita, e questo fu il primo passo che segnò l'inizio del mio maturare: la crescita è figlia delle esperienze, delle gioie e dei dolori che ne conseguono la loro perdita.
A-Kevin non so nemmeno io il perché, non posso identificarmi come gay o bisex come fai tu, è una cosa che mi capita solo con te.
A quel punto il tunnel in cui mi trovavo si illuminò di una luce calda e confortante; ero speciale... l'unico.
K-quindi che vuoi fare?
A-Vedremo...
Quelle ultime parole si dissolsero nell'aria mischiate al fumo denso e sottile di una sigaretta sulla via di casa.
"Cosa avrà voluto dire con vedremo? Aaaah! Perché deve essere tutto così contorto. Perché LUI deve essere così contorto, capisco che possa far paura, ma non è così difficile...non gli ho di certo imposto di sbandierare tutto ai quattro venti in piazza. Forse l'attesa renderà solo tutto più bello...alla fine.".
Niente di più sbagliato.
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Anche quell'estate passò. Un'estate passata tra l'eccitazione generale di doversi preparare per affrontare il liceo, un ambiente nuovo, un nuovo inizio, un nuovo me, un po' rinato come una fenice.
Durante quei tre mesi non ebbi alcun contatto con Andrea, ormai sparito fisicamente, ma sempre presente nei miei pensieri; un chiodo affisso in una ferita virulenta e dolorante.
Durante il giorno la luce del sole ed il tepore dell'affetto dei miei amici lasciava poco spazio alla sofferenza, ma man mano che l'ora X del sorgere delle tenebre si avvicinava, più i miei demoni strisciavano fuori dagli angoli più reconditi della mia anima, straziata ogni notte. Insonnia e lacrime amare governavano quel lasso di tempo infinitamente grande che separava il trapassare del sole dalla sua rinascita. Paradossalmente l'unico sollievo erano le decine di sigarette che bruciavano in petto coi loro fumi, e insozzavano la mia bocca d'un sapore tossico e acre.
Linee, sintomi di un comportamento autodistruttivo, prendevano poco a poco posto sulla mia pelle, inesorabilmente diventarono promemoria indissolubili di quell'agonia.
Occhi sgranati, spenti, privi di riflesso, quasi innaturali, si riflettevano nello specchio.Di certo fu la prima volta che toccai il fondo del barile, e sicuramente non fu l'ultima...arrivai anche a raschiarlo.
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Coperti Da Un Velo
RomanceUn piccolo flashback nel passato rievocato da una luna piena in una notte insonne. Un amore profondo, il primo vero amore. Tutti i suoi risvolti con il cambiamento che ne consegue.