Ed eccomi a parlare della fine, o per essere più precisi un nuovo inizio. Quanta banalità ed ovvietà ci sono in queste parole, ma ciò non intacca quanto sia accaduto, i fatti impressi nella memoria ormai persi nell'oceano temporale. Istanti, minuti ore e giorni marchiati a fuoco nelle sinapsi del mio cervello; una ferita guarita sì, ma pur sempre visibile che mi accompagnerà per l'intera esistenza. Restando in tema banalità direi che siamo esseri umani, macchine perfette, tanto forti e meravigliose, quanto fragili, portiamo con noi ogni trauma, conscio o inconscio che sia, e la loro influenza è tremenda, ma possiamo sempre combattere, non rifiutarla, ma deviarne il corso e vivere nel modo più sereno possibile fino all'estinguersi della sua fiamma...e dalle sue ceneri una fenice d'ardore nascerà.
Ma procediamo per gradi.
Il tempo della partenza per molti miei amici si avvicinava e nelle ultime due settimane prima della nostra temporanea separazione, organizzai svariati party alcolici.
Passammo belle giornate, fino a che giunse l'ultimo in cui saremo stati tutti insieme, e per un simile evento facemmo scorrere fiumi di alcol. Iniziammo a bere in modo controllato con degli shottini accompagnati da sale e limone, per stroncare il forte, e direi anche disgustoso, sapore della vodka liscia. Tra verità scottanti ed obblighi imbarazzanti iniziammo a bere per poi continuare cercando qualsiasi pretesto per farlo fino ad accantonare definitivamente il gioco e tracannare l'ultima bottiglia di un certo liquore al caffè. Forse le nostre papille gustative abituatesi al saporaccio precedente e inibite dall'ubriachezza, reagirono molto positivamente facendolo risultare stranamente molto simile al caffè, di conseguenza non avemmo problemi col berlo. All'inizio passammo una buona mezz'ora a ballare in modo improponibile nel salone, ma pian piano le varie coppiette iniziarono ad appattarsi l'un con l'altra in varie stanze.
Mi ritrovai a parlare con Andrea e tutto il rancore sparì, quasi come se l'alcool rendesse la mia mente più forte nel respingere tale sentimento, ritenuto da me da sempre orribile. Scherzavamo, in modo stupido, infantile, insomma ci divertivamo, e tra una sigaretta e l'altra ne approfittamo per fare un ultimo brindisi alla nostra estate con del vino trovato in frigo...ogni motivo era buono per bere, soprattutto in quei casi. Fu un enorme sbaglio, poco dopo ci ritrovammo a ridere senza nemmeno spiccicare una battuta o qualcosa di minimamente divertente, ma per qualche istante riuscimmo a contenerci e a restare seri, o qualcosa che ci si avvicinasse il più possibile, e per qualche istante, di colpo, anche l'ombra di un sorriso sparì dal mio viso ed un'ingenua smorfia di preoccupazione si disegnò sul suo.
In circostanze normali non sarebbero state necessarie parole per intenderci, ma purtroppo non era una di quelle; le nostre capacità celebrali erano fin troppo inibite.A- Che succede? Perché quella faccia da funerale?
K- Stupido...non dovremmo divertirci così, insieme, come se nulla fosse.
A- Come sei pesante...dovresti bere un altro po' mi sa...sei proprio pesante.
K- Non ho capito, hai detto pesante per caso?
Scoppiammo in un altra grassa risata, fin troppo lunga per una stupidaggine del genere.
A- No sul serio, perchè non ti lasci andare.
Enunciando tali parole oltrepassò i limiti dello spazio personale.
K- Calmati...almeno aspetta che mi salga l'ultimo shottino no?
Dissi ironicamente, e lui probabilmente prendendomi fin troppo alla lettera proseguì.A- Va bene, ma nel frattempo...sai che ti amo...vero?
Non risposi, non pensavo di aver capito bene; quelle parole riecheggiarono nel mio cervello come l'eco in una grotta. Risuonavano così lontane ed una forte confusione accompagnata da una lotta intestina si fece largo dentro di me.
K- Mi hai rotto, basta, perfino da ubriaco mi fai incazzare.
Me ne andai barcollando in modo anomalo ed arrivai in camera da letto dove mi feci spazio tra due miei amici, che infastiditi decisero di cambiare aria e andarsene. Almeno avrei potuto riposare in santa pace.
Dopo un po' Andrea non tardò ad arrivare, e senza alcun preambolo chiuse la porta e iniziò a mettersi a cavalconi su di me. Avrei voluto tanto respingerlo, ma i miei muscoli erano come atrofizzati e non riuscendo con la forza tentai a parole.
K- Levati di dosso Andrè...vattene via animale che non sei altro.
Di solito oltre che con le parole usavo respingevo anche con l'uso della forza, e non vedendo ciò mal interpretò i segnali, e continuò nel suo intento.
A- Dai lo so che vuoi, non fare sempre così, forza.
Iniziai a pregarlo con lo sguardo di lasciarmi stare...ma fu tutto inutile. Non era in grado di controllarsi. Era suo solito insistere fino all'inverosimile, ma aveva sempre rispettato il mio volere.
Quel giorno...quel maledetto venerdì...non solo infranse quel rispetto che aveva sempre avuto nei miei riguardi, ma si privò di qualsiasi umanità.Un atto carco d'indegnosa malsanità macchiò il mio spirito, squarciando il mio orgoglio, cancellando ogni traccia d'amore. Il terrore di star andando in contro ad un qualcosa che si sente soltanto in TV e che appare così distante dalle nostre vite, è indescrivibile.
Stava per accadere proprio a me. Essere preda inerte di una bestia.
Mi aprì la bocca con tale foga...il mio respiro venne bloccato ripetutamente...tutto accadeva proprio accanto ad altre persone separate da noi da semplici mura. L'orrore si fece largo nei miei pensieri, fino a quando la rassegnazione non arrestò la sua corsa, portando una certa quiete nella mente. E proprio in quell'istante, quell'istante nel quale mi abbandonavo alla consapevolezza di dover essere succube di un tale abominio udimmo una voce amica che interruppe bruscamente Andrea.Ero in uno stato di semi coscienza quando lo vidi alzarsi i pantaloni ed aprire la porta. Ebbe la faccia tosta di dire che stava aiutandomi a sentirmi meglio poichè avevo bevuto un po' troppo.
Ricordo di essermi addormentato e svegliato poi sul tardi quando tutti erano ormai andati via e scesi alla sagra di paese. Ero ancora confuso, i fumi dell'alcool annebbiavano ogni mia percezione e solo il giorno dopo riuscii a mettere a fuoco ciò che era accaduto. Inutile descrivere il mio stato d'animo. Un mix di risentimento, rabbia, vergogna, frustrazione, ed odio divamparono dando sfogo alla mia cattiveria.Volli passare da vittima a carnefice rivelando alle persone a lui più care ciò di cui era stato capace, la sua sarebbe dovuta essere una condanna, una maledizione, proprio come lo sarebbe stata per me.
Ma quando vidi il suo animo infrangersi a causa mia, una gran pena mi strinse il cuore; quanto fui sciocco poi nel chiedere ai miei compagni di consolarlo.Ma forse è questa la nostra croce. La croce della bontà.
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Coperti Da Un Velo
RomanceUn piccolo flashback nel passato rievocato da una luna piena in una notte insonne. Un amore profondo, il primo vero amore. Tutti i suoi risvolti con il cambiamento che ne consegue.