Voltiamo l'angolo della strada fiondandoci verso la giostra, e vagando lungo un corridoio di pietra levigata dal tempo, imbastardito da ridicole sottoculture e ingenue rivendicazioni d'amore. I tifosi avversari stanno lentamente scendendo in strada per riprendere le loro banali vite da baciapile, mentre la nostra controparte rivale si divide in fretta dal gruppo dei malcapitati turisti.
Ci siamo quasi, sono davanti a noi. Poche ore di viaggio li dividono da casa. Poche ore di viaggio e il ricordo di questa insensata guerra. Abbiamo un appuntamento: i cavalieri nemici assumono rapidi la posizione come da accordi già negoziati; i nostri rompono le righe per franare loro contro, pronti a sentire l'aria fendersi. Piani di battaglia già pattuiti, rivalità che nasce dal disinteresse. Organizziamo la mattanza a tavolino come soldati di ieri, invischiati in onorevoli battaglie campali che risparmiano il sangue di civili innocenti. Una stretta di mano prima dell'incendio, e poi si è nemici fino al prossimo incontro.
Oggi non ci saranno vincitori, tuttavia sarà fatto un altro piccolo e timido passo verso il fondo: la convinzione che sia tutto qui, tra i murales e le urla. Siamo Soli destinati a spegnerci, trascinandoci via il nostro sistema di legami in orbite ellittiche. Fare proprio il culto della morte significa solo cogliere il senso della vita, capire di non poter inventare le regole di questo gioco fittizio. Avvicinarci allo scopo unico è allungare le dita in direzione della verità. Passeggiare lungo il confine estremo di questo nostro percorso è il solo sprazzo di libero arbitrio concessoci. Non c'è nulla al di fuori di questo: nessuna libertà, nessuna morale; solo noi e il nostro strazio.
Siamo codardi. Ci costringiamo ogni giorno a quell'artificioso costrutto che abbiamo chiamato "bene", ammassando nei nostri fegati ormai fiacchi la natura feroce e meschina che è propria dell'uomo. Ci rintaniamo nel caldo delle nostre alcove private per nasconderci dalla rigida legge del creato. Siamo il nulla, prescelti per il dimenticatoio. Fingiamo di non sapere distraendoci con mille diversi veleni, sorridiamo mesti ad un mondo che ringhia, consapevoli del traguardo che ci attende. Finti tonti o solo in malafede, indotti da paranoie e altre velleità.
Corro infervorato dal desiderio di paura, respirando quest'aria da pioggia acida ed incenso. Ci circonda una pace degenerata che vuole assomigliare ad una lirica didascalica dai toni dolci, ma noi siamo nel giusto, non abbiamo bisogno di alcuna lezione. Giustizia è ostilità, distruggere il Kaly Yuga che ci attanaglia, smettere di aspettare Kalki neanche fossimo personaggi di Samuel Beckett. L'aprioristico disprezzo è l'ultimo bastione della specie umana, estrema torre d'istinto, confine tra il mondo vero e il suo doppio di plastica creato dai finti giusti. Ci siamo troppo a lungo consolati con la speranza del bene assoluto, pur sperimentando l'ingenuo errore sulla nostra stessa pelle. Siamo spoglie mortali destinate a scambiarci fendenti con il prossimo.
Ci siamo allontanati da noi stessi per paura di guardarci allo specchio, abbiamo distrutto il sacro per santificare il profano, per abbattere il proibito e renderlo banale. Il sangue ci terrorizza, preferiamo le parole. Deboli e meschini, aberriamo la fine inventando una realtà tutta nostra fatta di ideali posticci. Abbiamo sostituito la violenza con le accuse, il pugno con il dito; abbiamo foderato i coltelli per sguainare pensieri compassionevoli. Ci erigiamo sul piedistallo dell'auto imposta bontà ostentando grettezza scambiata per misericordia. Il bene non appartiene all'uomo, siamo qui per ricordarlo a chi ancora ne dubitasse.
Siamo tutti nell'incessante ciclo di un enorme lavasecco: restiamo immobili in attesa della purificazione, tentando al contempo di sporcare gli altri con la nostra lordura, in un ripetersi continuo e senza fine, allegoria dell'esistenza umana. Additare è il passatempo dell'uomo moderno, scegliere i confini della libertà. Ma siamo nati anarchici animali, e da tali incontreremo il creatore. In un mondo dominato dal bene, la violenza gratuita è un atto di ribellione dovuto. La battaglia campale di questa settimana ha finalmente inizio.
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Ancora troppo umano
General FictionCase popolari: mattatoi per mucche volontarie. La nuova estetica ostile, lo stadio come tempio, la morte come culto, i muri come pagine di un diario pregno di odio e di violenza. La vita come passatempo. Un libro per spiriti persi.