33.

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[Guardate un pó chi é tornatoo! Ciao ragazzi, trovate tutto quello che devo dirvi infondo, ho scritto questo inciso solo per ricordare ai lettori con scarsa memoria a che punto della storia eravamo rimasti, visto che é da molto che non pubblico.
Aurora é arrivata in Brasile e ha rivisto Simone che inizialmente era felicissimo di vederla, ma si é dimostrato piú tardi molto strano e crede di non meritarla piú. Aurora ha peró il volo la sera successiva ed ha meno di un giorno per riuscire a convincere il suo ex-ragazzo a tornare con lei, in Italia. Ce la faranno i nostri eroi?👑

Lo dovevo dire, era troppo da film!
Lasciate una stellina e un commento, a presto😗]

Ieri sera ho parlato con Sebastian. Mi ha dato tanta forza ed ora sono sicura di voler recuperare il mio Simone. C'é solo un problema.
Questa sera ho il volo.
Dovró tornare in Italia, dovró riattraversare l'oceano. Forse mi fermeró un paio di giorni a Trento per accertarmi della situazione di Azzurra, ma poi saró costretta ad andarmene, a tornare a Perugia...e non voglio farlo.
Eppure é cosí, mancano 2 giorni alla chiusura del mercato ed io sono tesserata con Perugia. Cerco di non pensarci, mi vesto e sbrigativamente mi sistemo viso e capelli, per poi partire alla ricerca di Simone.

13 ore.
13 ore per convincere Simone o
13 ore per arrendermi alla decisione di Simone che rimanga in Brasile.
Comunque 13 ore.
13 ore per cambiare la mia vita.

Il volo é alle 22.00, sono le 9.00 di mattina...ma posso farcela, posso fargli capire che non é vero che lui non é alla mia altezza. Voglio solo fargli capire che lo amo e continueró a farlo anche dall'Italia e che continueremo a sentirci. Vorrei tanto chiedergli di tornare insieme a me, ma non posso. Perché quella é la mia felicitá e non la sua. Se vuole rimanere qui, saró la prima a sostenerlo, ma devo almeno fargli capire che siamo fatti l'uno per l'altra e che io ci saró sempre.
Esco a fare colazione in un bar per strada, ma la fila alla cassa é molto lunga e anche farmi capire é difficile e fra tutti i contrattempi passa un' ora.

12.

Guardo distratta il telefono cercando gli orari degli allenamenti di oggi.
Dalle 9.00 alle 11.00.
Sono le 10.00, ma non posso permettermi di aspettare un' altra ora. Dovró interromperlo...nonostante mi infastidisca un pó dover sbucare in palestra per questo, ma devo farlo.
Chiamo un taxi lungo il marciapiede e richiedo di portarmi al palazzetto disegnato. Dista una ventina di minuti ma con il classico traffico mattutino diventano trenta. Pago il taxista e mi dirigo velocemente all'interno del palazzetto e varco la soglia dell'entrata principale. Inizialmente c'é un segretario che mi saluta e mi pone qualche domanda in spagnolo. Non lo capisco e procedo avanti senza sosta, poco piú che annuendogli sorridente, inconscia di quello che mi ha chiesto. Corro lungo tutto il corridoio per raggiungere il campo. Arrivo a quel punto da un' entrata direttamente sulla postazione dei telecronisti e tutti i ragazzi in campo si girano, fissandomi intensamente.
Il silenzio tombale viene interrotto dall'affanno dei miei respiri. Tutto si ferma. L'allenatore si ammutulisce e sono io quella al centro dell'attenzione. Mi avvicino, camminando lentamente, alla squadra per chiedere informazioni e i ragazzi mi guardano un pó titubanti.
Cerco di scorgere il mio ragazzo, o meglio ex-ragazzo, ma non lo trovo.
Simone non c'é.
Sono soltanto 13.
Tutti tranne uno, e lui é quell'uno.
Sempre discutendo in inglese chiedo notizie su Simone ma non mi capiscono molto bene, fino a quando, un ragazzo, si fa spazio fra gli altri.

"Tu devi essere...Aurora" ammette il biondo, incuriosito.

Ha un accento strano, non é italiano, ma lo parla.
Rimango per un attimo a bocca aperta e poi rispondo.

"Tu...tu conosci l'italiano?" chiedo ancora incredula.

Il ragazzo ignora la mia domanda e scambia un paio di parole in spagnolo con l'allenatore e altri dirigenti tecnici. Scavalca poi la transenna che ci separa e si pone sul mio stesso piano. Prende il mio braccio all'altezza del gomito e lo porta con se, costringendomi a seguirlo.
Non lo conosco, eppure mi fido, non so neanch'io il perché. L'allenatore rinizia poi a parlare con i ragazzi alle nostre spalle e i medesimi ricominciano gli esercizi che erano stati costretti a interrompere.
Ad un tratto ci fermiamo.
Da quanto ho capito questi sono gli spogliatoi.
Guardo meglio e ne sono definitivamente certa. Ognuno ha il suo nome sopra al proprio posto; ne leggo alcuni ed arrivata a "Giannelli" posso constatare che il suo posto é vuoto.
Niente di niente.
Non un calzetto, una cannottiera, un asciugamano...nulla.
Il ragazzo nota il mio senso di malinconia nel guardare l'armadietto di Simone e allora mi fa segno di sedermi su uno dei tanti posti a disposizione, ed io lo faccio.
Rinizia allora a parlare ed io ascolto attentamente tutto quello che dice come se le sue parole fossero per me segno di vita o di morte, e forse lo sono.

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