●in cella●

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Elisabeth sgranò gli occhi e lo guardò come se fosse un alieno.

Lo sguardo di Cameron si rabbuiò.

-Sapevo che non dovevo dirtelo- cominciò ad urlare sbattendo i pugni sul muro.

I suoi occhi diventarono rossi dalla rabbia nel vero senso della parola e il candelabro di cristallo che aveva preso in mano si frantumò in migliaia di pezzi.

Elisabeth lo continuava a guardare ma non scappò.

Aveva capito che si sentiva solo e la rabbia era l'unico mezzo che aveva per comunicare con le persone.

-Perché non vai via?-

-Perché non voglio-

Le porte sbatterono tutte in contemporanea e le tende si chiusero di botto.

Neanche un filo di luce passava.

Era di nuovo notte e quella casa faceva di nuovo paura.

-Se non te ne vuoi andare questa è l'unica alternativa- Disse Cameron prendendo la ragazza per un braccio e trascinandola al piano di sotto.

Elisabeth non oppose resistenza, avrebbe fatto di tutto pur di rivedere Christian.

-Da ora in poi questa sarà la tua casa- Disse Cameron buttando la ragazza dentro una cella buia e vecchia in cantina.

-Ti prego non farmi del male.
Farò tutto quello che vuoi ma fai tornare Christian un ragazzo normale-

-Qualsiasi cosa?-

-Qualsiasi- Rispose Elisabeth rassegnata.

Cameron accettò l'accordo anche se sapeva che non c'era niente che avrebbe potuto fare a Christian.

••••••••

E mentre il tempo in quella cella sembrava non passare più in città la notizia della scomparsa di Elisabeth era l'unica cosa di cui si parlava.

Nessuno poteva immaginare dove fosse, tutti tranne i suoi genitori e Christian che in una giornata dove la neve cadeva incessantemente ricoprendo tutto di un soffice strato bianco si diresse alla famosa casa.

Era passato poco tempo ma ormai aveva preso dimestichezza con le trasformazioni e aveva preso coscienza del suo stato da metà umano e quindi da pipistrello si infiltrò all'interno.

Un pianto continuo proveniva da una delle celle buie.

-Elisabeth sei tu?-

-Christian- Urlò lei asciugandosi le lacrime-cosa ci fai qui? Scappa finché sei in tempo- lo pregò la ragazza.

-con chi stai parlando?- Disse Cameron scendendo le scale di legno scricchiolanti.

-Ti giuro che ti porterò fuori di qui-

-No, Chris non farlo mi ha promesso che se rimarrò qui ti farà tornare come prima-

-Non mi interessa- e con questo volò via.

Elisabeth era attaccate alle sbarre con gli occhi gonfi e senza speranza.

-con chi parlavi?- Chiese di nuovo Cameron.

-con nessuno- replicò - sono sola. Non vedi?- Disse mostrandogli il luogo angusto in cui l'aveva messa.

-Ti sta piacendo il tuo soggiorno?-

-Sei una persona senza cuore, è normale che tu sia rimasto da solo per tutto questo tempo.
Non è per il tuo dannato aspetto ma è per il tuo comportamento-

-Tu non sai niente di me-

-so solo che non hai sentimenti-

-cosa ne sai tu dei miei sentimenti e di quello che provo-

-hai ragione non so niente perché non provi niente, nè compassione, nè tristezza, ma soprattutto niente amore.
Sei solamente accecato dalla rabbia-

Cameron era arrabbiato più che mai.

Sapeva che Elisabeth aveva ragione ma era troppo orgoglioso per ammetterlo.

-Rimarrai qui rinchiusa a vita- Disse infine scomparendo in una nube di fumo viola.

•••••••••••

-Cameron cosa stai facendo?-

-Madre smettila di dirmi ciò che devo fare- Rispose stizzito il ragazzo rispondendo alla mamma ormai intrappolata da anni dentro uno dei quadri che la raffigurava.

La sua paura più grande era diventata realtà vedere suo figlio ma non potergli stare accanto, non poterlo aiutare.

Ad ognuno il suo incubo peggiore.

-Tesoro quella ragazza potrebbe salvarci.
Non ho detto che devi sposarla ma se ha avuto il coraggio di rimanere qui forse qualcosa vorrà dire-

-Sei sicura che potrebbe essere lei? -

-Cameron ne sono quasi certa-

••••••

-Hai fame?- Chiese Cameron alla ragazza in cella.

-No- Rispose secca anche se il bisogno di mangiare era diventato davvero troppo.

-È inutile che ora mi tieni il muso-

Elisabeth non rispose.

-Lo ripeterò per l'ultima volta. Vuoi mangiare?-

La ragazza sciupata si girò verso Cameron.

Il suo aspetto lo fece rabbrividire.

-Mi dispiace per quello che ho fatto.
Ora vieni con me- Disse in modo più gentile aprendo la porta della cella e offrendogli la sua mano.

Elisabeth priva di forze non aveva altra scelta.

O dava la sua mano a Cameron o sarebbe morta di fame e di freddo.

•DARK NIGHT• Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora