Cameron continuava a spiare Elisabeth dal grande specchio.
Lui avrebbe preferito il termine osservare più che spiare, in fondo non stava facendo nulla di male e la casa era anche la sua.
Dopo averla fatta mangiare l'aveva messa in una delle camere degli ospiti e vederla riposare gli mise un po' di serenità.
Lui non dormiva più.
Le notti si susseguivano come le ore in cui il sole era alto nel cielo.
Non c'era alcuna distinzione fra luce ed oscurità.
Era un mezzo vampiro, non aveva bisogno di dormire.
••••••••••••••••••••
Elisabeth cominciò a muoversi nel letto, la fronte era sudata.
Stava vivendo uno dei suoi peggiori incubi.
Sentiva delle voci.
Doveva raggiungerle o sarebbe stata una tortura.
Senza saperlo si alzò dal letto come una sonnambula.
A lei sembrava di vagare in un deserto gremito di alberi secchi pieni di pipistrelli a testa in giù eppure stava semplicemente camminando per la sua stanza.
Il paesaggio era infinito, più camminava e più non vedeva la fine.
L'orizzonte era troppo lontano eppure capì che stava solamente girando in torno.
Ad un certo punto le voci si fecero più intense.
Provenivano da uno degli alberi secchi e poggiandoci la mano cadde al suo interno.
L'aria era umida.
Era circondata da radici.
Il sentiero era buio ma a lei non serviva la luce.
Stava camminando per i lunghi corridoi della casa fino ad arrivare a quella che Cameron definiva l'ala segreta.
-Chi siete?- Chiese Elisabeth spaventata facendo accesso ad un nascondiglio sotterraneo.
-Siamo le anime che devi salvare-
Sentì rispondere dopo poco.La ragazza aveva paura ma si avvicinò allo scrigno.
Era intaccato d'oro con degli strani disegni ma non c'era la chiave.
Poi notò che la serratura aveva la forma del ciondolo che le aveva regalato la mamma appartenente a qualche sua bisnonna.
Ancora nel mondo dei sogni avvicinò l'amuleto allo scrigno e questo si aprì.
Di colpo Elisabeth aprì gli occhi.
Non sapeva dove si trovava ma teneva in mano un libro.
Era molto rovinato, la polvere e i tarli lo avevano consumato.
Il cuore le batteva forte e rimbombava per tutta quella che doveva essere una vecchia biblioteca.
Gli occhi le bruciavano un pò ma niente le impedì di aprire quel libro.
Riusciva a percepirne la magia, la forza eppure non ne sapeva niente, lei non apparteneva a quel mondo.
Strani simboli si ripetevano sulle grandi pagine ingiallite di quel libro ma Elisabeth non riusciva a decifrarli.
Solo qualche disegno le sembrava familiare eppure non riusciva a trovare nessun collegamento.
Non riusciva a capire come mai il libro l'avesse chiamata fino a che sull'ultima pagina bianca apparve il suo volto.
Elisabeth spaventata fece cascare il libro ai suoi piedi.
Il respiro le si fece più intenso e la testa cominciò a girarle fortissimo.
Non sapeva cosa stava succedendo ma aveva paura.
Le leggende su quella casa erano vere.
Non sarebbe mai dovuta entrare li dentro.
Il panico si impossessò di lei.
Si accasciò a terra e cominciò a piangere fin quando una voce mise fine a quella tortura.
La ragazza si girò di scatto e vide Cameron fissarla dal portone dal quale probabilmente lei stessa era entrata.
Cameron aveva lo sguardo misto fra gioia e preoccupazione.
-Cosa sta succedendo?-
Chiese Elisabeth balbettando ancora sconvolta per quello che era appena successo.-Sei proprio tu, non ci posso credere-
Disse Cameron non rispondendo alla sua domanda ma non riusciva a far uscire dalla sua bocca parole diverse da quelle.Era spaesato quanto Elisabeth anche se sapeva perfettamente quello che stava succedendo e sapeva anche che la ragazza davanti a lui doveva venire a conoscenza della profezia.
Aveva paura che sarebbe scappata e non avrebbe affrontato il suo destino ma lui doveva provarci.
Gli era stato affidato un compito e doveva portarlo a termine, o con le buone o con le cattive.
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Scusatemi per il tempo di attesa ma fra esami e cose varie non sono riuscita ad aggiornare.
Vi voglio bene♡
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•DARK NIGHT• Cameron Dallas
Fanfiction•Nessuno fino a quel momento aveva avuto il coraggio di oltrepassare quel cancello, nessuno a parte Elisabeth• CAMERON DALLAS nei panni di Cameron Einberg.