Era una serata buia di novembre a Portree.
Portree era la più grande cittadina dell'isola di Skye circondata da alte scogliere e immersa nel verde, posizionata a nord ovest della Gran Bretagna, in Scozia ma comunque sempre piccola rispetto alle altre città del mondo.
Come per quasi tutto il resto dell'anno la pioggia batteva sull'asfalto, sui tetti spioventi delle piccole case colorate e sulle foglie secche impregnando l'aria di quel suo caratteristico odore invernale.
L'aria era fredda e frizzante e la brezza proveniente dal mare alzava un vento gelido che si incanalava nelle viuzze strette del paesino creando strani rumori che la gente del posto ricollegava ad antiche leggende celtiche.
La città era deserta, non si vedevano camminare persone, non si sentivano i rombi delle auto, Portree sembrava una città fantasma eppure quelle poche case erano abitate.
Delle luci fioche illuminavano le stanze delle varie abitazioni.
All'interno vi abitavano apparentemente, tutte allegre famigliole; le madri cucinavano piatti che loro definivano succulenti ma che di gustoso non avevano nulla.
I rispettivi mariti guardavano dei canali locali e i figli giocavano con dei vecchi giochi o se grandi erano seduti sulle proprie scrivanie a studiare, ma sembrava che ogni singolo abitante vivesse in una bolla e che non gli importasse niente di sapere cosa ci fosse al di là di quel mare in tempesta, a tutti tranne ad Elisabeth ed al suo migliore amico Chris.
Elusabeth era li, seduta sulla sua sedia di legno scricchiolante mentre cercava di etraniarsi da quella vita mentre osservava attentamente le goccioline di pioggia che si andavano a scontrare con il vetro freddo della finestra ad oblò della mansarda, sperando che la tempesta cessasse e che quel cielo grigio pieno di nuvole scure si aprisse dando spazio ad una luminosa luna.
Ma niente, sperava invano.
Lei era come quella luna nascoata li dietro alle nuvole pronta a brillare, pronta a fuggire da quel posto così monotono.
Elisabeth era stufa di dover vedere sempre le stesse persone, fare sempre le stesse cose.
Non c'era nulla di divertente da fare in quel posto isolato dal resto dal mondo e dall'umanità.
Non esistevano centri commerciali, nè cinema, l'unico passatempo che Elisabeth aveva era leggere, non che non le piaceva farlo, anzi, adorava l'odore della carta e sfogliare le pagine dei libri ma le piaceva ancora di più sfogliare le pagine di guide turistiche e sognare guardando le foto di poter visitare ogni angolo del mondo.
La sua cameretta era piena di depliant e poster dei monumenti più famosi che prendeva dall'unica agenzia di viaggi che c'era a Portree, che ancora non aveva fallito grazie proprio ad Elisabeth e Chris che ogni settimana entravano ed acquistavano tutto il necessario per programmare un loro futuro viaggio.
Chris ed Elisabeth si conoscevano fin da quando avevano tre anni, sono sempre stati vicini di casa e compagni di avventure e più il tempo passava e più il loro legame diventava forte.
La loro era una di quelle amicizie che non si vedevano a Portree.
A differenza degli altri ragazzi loro non sparlavano mai l'uno dell'altro e si sostenevano a vicenda, sempre, in qualsiasi caso e i genitori erano davvero felici di questo.
E mentre Elisabeth stava immersa nei suoi pensieri qualcuno bussò alla porta della sua cameretta.
La ragazza si girò osservando da prima il grande mappamondo ormai pieno di pallini e scritte colorate per poi andare ad aprire la grande porta di legno d'acero.
-Tantissimi auguri- urlò Chris abbracciandola.
-Finalmente anche per te sono arrivati questi diciotto anni- la voce del suo migliore amico era squillante ma anche in questo giorno speciale Elisabeth non era felice.
El avrebbe voluto solo prendere il primo aereo per Londra e cominciare con il suo amico in viaggio intorno al mondo.
-Grazie- rispose stringendolo ancora più a se.
-Ora andiamo che ti stanno aspettando- le disse Chris anche se sapeva perfettamente che la sua amica non ne aveva voglia.
-Hai ragione, il dovere mi chiama- disse sorridendo salendo sulle sue spalle per fare un ingresso trionfante nella sala da pranzo.
Una musica leggera proveniente dal giradischi della nonna faceva sembrare tutto molto tetro.
Ad Elisabeth non era mai piaciuta la musica claasica ma la sua famiglia non conosceva il Pop o il Rock; per loro la vera musica era quella del 1800.
Elisabeth non metteva in dubbio che quelle melodie erano alla base della musica moderna e che a quel tempo era qualcosa di veramente innovativo ma viveva comunque nel ventunesimo secolo e non aveva voglia di dover continuare a sentirla per tutta la sua vita.
Cancellarle profumate alla violetta erano accese e posizionate sul tavolo a forma di diciotto.
Elisabeth fece un finto sorriso e si avvicinò alla tavola dove si sedette a capotavola come tradizione e come aveva fatto sua madre, sua nonna prima di lei e così via.
-Che la cena abbia inizio- disse il padre sbattendo la forchetta contro il suo bicchiere di vetro nero.
La cena passò velocemente fra una chiacchera e l'altra e quando fu tempo di scartare i refali Elisabeth non rimase sorpresa del contenuto.
Dentro una scatola bianca rilegata con un nastrino di seta nero c'erano piegati accuratamente dei vestiti, sempre il solito modello, cambiava solo il colore.
Ma cosa poteva pretendere Elisabeth se a Portree c'era solo un negozio?
La ragazza sorrise debolmente per la seconda volta e ringraziò i suoi per quel regalo.
Cassandra e Delroy vedevano che loro figlia non era felice di vivere in quel luogo ma purtroppo non potevano fare molto.
Sia perchè erano solo degli umili pastori e per quanto conoscessero il sogno di Elisabeth non potevano in alcun modo realizzarlo sia perchè erano strettamente legati a quel posto.
Elisabeth prese per mano Chris ma mentre stava per risalire le scale di quella vecchia casa il padre la richiamò.
-C'è un'altra sorpresa per te tesoro- ad Elisabeth cominciarono a brillare gli occhi.
Qualsiasi cosa a quel punto sarebbw andata bene, qualsiasi cosa che fosse fuori dall'ordinario.
-Hai presente la casa abbandonata?-continuò il padre.
Elisabeth annuì soltanto sgranando ancora di più gli occhi.
-Sappiamo che è un rito di passaggio all'età adulta qui a Portree quindi, se vuoi puoi entrarci- disse infine Delroy sperando che la figlia non sarebbe mai entrata al suo interno, anche se in cuor suo sapeva a cosa andava in contro.
Nessuno aveva mai avuto il coraggio di oltrepassare il cancello, neanche lui o sua moglie.
-Non ci credo- Rispose Elisabeth saltando in braccio al padre-
-Grazie grazie grazie- urlò dalla gioia incredula per ciò che aveva appena sentito.
Non avrebbe mai pensato che i suoi genitori le dessero il permesso di poter entrare all'interno della villa degli Einberg.
Elisabeth con gioia guardò il suo migliore amico e fuggì in camera prendendo un paio di calosce, un ombrello, una torcia e una macchina fotografica.
Nessuno fino a quel momento aveva avuto il coraggio di oltrepassare quel cancello, nessuno a parte Elisabeth.
●Salve a tutti eccomi tornata con un' altra storia.
Sinceramente mi era mancato scrivere e ora che ho trovato un pò di tempo spero di riuscire a finirla al più presto.
Fatemi sapere se la trama vi piace.
Un bacione 😘•Queste sono le mie storie completate se volete passare a dare una letta ne sarei davvero grata. ❤
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•DARK NIGHT• Cameron Dallas
Fiksi Penggemar•Nessuno fino a quel momento aveva avuto il coraggio di oltrepassare quel cancello, nessuno a parte Elisabeth• CAMERON DALLAS nei panni di Cameron Einberg.