Chapter -1: Souls from the Depth

209 38 94
                                    

Il ruggito. Solo questo si sentiva, da giorni e giorni. Null'altro che un ruggito. Non si fermava mai, cambiava solo il messaggio: paura, disperazione, dolore, terrore. Morte.

Poi, all'improvviso, non si sentì più nulla.

Trascorsero altri giorni. Tutti, scrutando tra le correnti di acqua nera, si chiedevano che cosa avesse posto fine a quei ruggiti. Cosa fosse andato storto. La Guglia, una macchia nera a malapena distinguibile dal resto delle profondità marine, non mostrava segni di vita.
Chi poteva nuotava alla larga da quel luogo oscuro. Per quanto dovessero la vita a colui che la abitava, nessuno si voleva immischiare con gli esperimenti che avvenivano tra quelle mura metalliche. Meglio restare al sicuro tra le lunghe alghe rossastre e le pareti madreperlacee della Cittadella.

Spesso i bambini indicavano curiosi i riflessi che fendevano l'acqua, quando qualche fioca e debole luce ne oltrepassava il limite e colpiva il metallo che componeva la Guglia, chiedendo da quanto fosse lì. I genitori con un guizzo nervoso della coda abbassavano le loro mani, zittendoli. "È da lì che arriviamo" dicevano, "Da lì siamo stati creati, ma solo in pochi possono tornarci. E non è mai un bene per quelli a cui accade".

Intanto i giorni passavano ancora. Clangori e cigolii si trasmettevano lungo le onde, spostandosi fino a raggiungere i palazzi di corallo. Ogni volta che l'acqua portava con sé un suono artificiale, un brivido correva lungo le creste dorsali di chi lo udiva. Cos'altro stava progettando il Primo? Le sue migliori creazioni stavano già prosperando sui fondali dell'oceano, guizzando tra le colonne rocciose e le correnti sottomarine. Meraviglie di carne e scaglie, perfettamente adattate a vivere in un ambiente così ostile all'uomo.

L'uomo...
Un solo pensiero attanagliava la mente del Primo: perché gli umani avevano fatto ciò? Perché arrivare così lontano nel cammino verso l'autodistruzione?
Non aveva alcuna risposta, però. Aveva un piano, ma non era ancora ben congegnato. Tutti gli esperimenti che aveva tentato non erano andati a buon fine, tutt'altro, anzi. Ogni giorno doveva chiamare i suoi servi affinché portassero via le carcasse delle bestie marine che non era riuscito ad utilizzare per i suoi scopi. Le profondità oceaniche, improvvisamente, non gli sembravano la culla accogliente in cui si era disperatamente gettato per sfuggire alla follia che aveva portato gli uomini a distruggere la superficie. Ora gli sembravano fredde, si sentiva intrappolato in esse nonostante gli immensi spazi da cui erano costituite. A volte andava in spedizione da solo per trovare mostri marini da sezionare solo per il bisogno di solitudine, circondato dal nero senza fine degli abissi.

Sentiva la mancanza di qualcosa. Aveva dato la vita ad una nuova specie, ma non riusciva a farlo con una macchina. La sua frustrazione cresceva di giorno in giorno, accompagnata dalla rabbia e dal senso di impotenza.
Passava ore a fissare le pareti della sala interna della Guglia, lasciando che i flussi di dati si riflettessero sui suoi occhi completamente neri.
Li capiva perfettamente, su questo non c'era alcun dubbio, ma non contenevano le risposte di cui aveva bisogno.
Cosa, cosa, cosa?
Qual era il tassello mancante?

Ormai passavano anche gli anni. I suoi esperimenti continuavano a rivelarsi infruttuosi, nonostante le molte idee che era giunto a considerare. Aveva capito che la macchina costituente la Guglia non si sarebbe più riattivata, a meno che non fosse stata una fonte di energia esterna a farlo. E, purtroppo, quella fonte d'energia non esisteva. Doveva essere lui a crearla.

Cos'altro poteva creare? Solo una macchina ha la forza sufficiente per riattivarne un'altra, ma tutto ciò che aveva a disposizione erano forme biologiche. E se...
Guardò le due guardie che stavano sulla soglia della porta in attesa di ordini. Entrambe brandivano un lungo tridente argenteo dalle punte affilate, decorato con intarsi di conchiglie e coralli.
Afferrò uno strumento da una delle cinture che portava in vita e scrisse una lista, che lasciò ad una delle guardie. Quella nuotò lesta fuori dalla Guglia a cercare il necessario che il suo padrone gli aveva appena silenziosamente ordinato di trovare.
Forse, con quest'ultima idea, il piano del Primo poteva finalmente essere dipanato in modo chiaro.

Entro il giorno seguente tutto ciò che egli aveva richiesto era stato accuratamente sistemato nel suo laboratorio. Pezzi di novarame, nuovi attrezzi, gemme cariche di energia, tutto ciò che poteva favorire lo sviluppo di una perfetta forma meccanica.
Per quanto riguardava quella biologica, invece, un gruppo di esploratori aveva rischiato la vita per rubare le uova di un adiantum, una bestia che non aveva una vera e propria forma. Essa si nascondeva negli ambienti più disparati, mimetizzandosi tra di essi in modo da non essere trovata e riconosciuta. Era quasi impossibile trovarla, ma soprattutto era praticamente un miracolo trovare uno dei suoi nidi e riuscire ad allontanarsene vivi, visto che le uova venivano covate sulle pendici dei vulcani sottomarini attivi. La spedizione doveva prendere tre uova, e così era stato, ma le uova di adiantum andavano tenute ad alte temperature perché la creatura al loro interno non perisse. Sfortunatamente una delle tre uova non arrivò vitale alla Guglia, ma il Primo se ne servì ugualmente, sezionando essa e l'embrione al suo interno per capire come sfruttare il suo potere. Le altre due uova invece vennero tenute dentro a delle strutture che venivano surriscaldate grazie ad un giacimento di gas bollente, le cui esalazioni venivano convogliate per mantenere le uova in un ambiente sufficientemente rovente.

Passarono altri due mesi, in cui il Primo studiò tutte le peculiarità dell'adiantum e delle sue uova, carpendone segreti a non finire. Si fece anche insegnare dalle sue creature come piegare il metallo con la propria volontà e il linguaggio della risonanza. Finalmente, era pronto.

Iniziò in un giorno buio, come tutti gli altri. D'altronde era difficile che sott'acqua la luminosità variasse in modo significativo. Per iniziare il suo nuovo e ultimo esperimento posizionò il primo uovo, dorato, su un treppiedi metallico dotato di cavi. Essi terminavano con lunghi aghi appuntiti, dentro ai quali correvano due diversi tubi: uno conduceva elettricità, l'altro conteneva una sostanza creata appositamente per l'occasione, un misto di sangue di adiantum, metallo e altre sostanze utili a quello che il Primo si proponeva di fare.
Ad un suo comando uno dei suoi servitori azionò la macchina che aveva progettato: gli aghi penetrarono nel guscio dell'uovo, liberando la corrente elettrica e le sostanze di cui erano carichi. L'uovo, reso traslucido e trasparente a causa dell'operazione, mostrò l'embrione che si contorceva sotto la pressione di quelle scariche. Il Primo assisteva con uno sguardo folle l'operazione, fiero del suo ingegno. Estatico continuò ad osservare la creatura che andava creandosi dentro all'uovo: se stava emettendo suoni per esprimere il dolore che stava provando nessuno poteva sentirla, quindi nessuno si sarebbe posto altre domande sugli esperimenti che stava conducendo. I suoi servitori si erano ritirati in disparte, guardando terrorizzati la povera creatura venire torturata ancora prima di nascere.
Poi, lentamente, le luci si affievolirono. L'embrione smise di muoversi.
Un debole suono riverberava nella stanza: il suo piccolo cuore batteva ancora, segno che era rimasto in vita. L'uovo, ora, appariva nero e dorato a causa del metallo che vi era stato inserito dentro per essere legato al corpo della creatura.

I servitori si portarono una mano al cuore, posandola al centro del petto. Piansero silenziosamente il triste destino che aveva dovuto subire quella creatura oceanica innocente, e se anche avessero versato qualche lacrima nessuno avrebbe potuto notarlo, perché si sarebbero subito disciolte nell'acqua salata. Tolsero l'uovo dorato dal treppiedi e lo misero in un contenitore per poterlo trasportare.

-Sapete cosa fare, ora. Portatelo in un luogo che sia bagnato dall'oceano, in modo che voi possiate viverci, e sorvegliatelo fino a che potrete. Portate con voi le vostre famiglie, nel caso in cui il momento propizio per il ritrovamento dell'uovo debba avvenire dopo la vostra morte- disse il Primo a tre guardie, che annuirono a fatica per rispettare quell'ordine che gli era appena stato imposto. Poi si rivolse ad altre tre.

-Adesso, portate l'uovo rosso.-

Silver Claws ▼ (Aggiornamenti lenti!)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora