Capitolo 3

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Mi risvegliai la mattina seguente con un gran mal di testa, andai in cucina e mi feci un caffè per risvegliarmi, mi accesi una sigaretta e andai in veranda, mi sedetti su una di quelle sedie che dondola e iniziai a pensare sorseggiando il mio caffè e poggiare quella sigarette nelle mie labbra carnose.
Era una bella giornata, faceva caldo e il sole risplendeva come non mai in quel cielo azzurro, feci un altro tiro di sigaretta e mi misi a leggere un libro ' i cento colori del blu '.
Quel libro mi fece pensare molto, dovevo dare una dritta alla mia vita, dovevo trovarmi un lavoro per mantenermi, perché i soldi nel conto in banca che mia madre mise prima di morire stavano per finire, dopo di che mi sarei ritrovata a dormire in mezzo ad una strada.
Andai su internet e cercai tutti i lavori possibili, finché non trovai un lavoro che forse era adatto a me, dato che avevo lasciato la scuola dopo l'abbandono di mio padre e la morte improvvisa di mia madre, quindi non avevo una buona istruzione.
Andai subito a parlare con il proprietario di quel locale ma non mi accettó perché disse che non avevo esperienza sul campo, non aveva mica tutti i torti, allora tornai a casa e accesi lo stereo e misi ' nuovo amore ' dei sonohra.

Era da un bel po' che non rollavo su una canna, così mi precipitai in camera, aprì il cassetto dove ero solita depositare scartoffie, presi tutto l'occorrente e nonostante sapessi che quello che stavo facendo era sbagliato e che non mi avrebbe portata da nessuna parte se non in un tunnel senza via d'uscita ne feci una e dopo un'altra ancora, mi sentivo malissimo ma nonostante tutto presi da sotto il letto un po' di cocaina e iniziai a sniffarla. Stavo male, molto male.
Lo feci per un anno tutti i giorni, e avevo ormai 21 anni, ero diversa, ero molto dimagrita e avevo sempre dei strani tic per colpa della droga , avevo ormai il cervello fuso, quella roba mi stava mangiando i neuroni.
Un giorno mentre ero che guardavo la TV sentì bussare alla porta, andai ad aprire e vidi di nuovo gli assistenti sociali, le stesse persone di quel maledetto giorno, mi guardarono e uno di loro mi disse:
- dov'è quella piccola e dolce bambina che aveva paura del mondo ? Hai iniziato a drogarti e il nostro dovere è portarti in una comunità qui vicino per vedere se possiamo salvarti. Sei diventata una tossicodipendente, e chi ci ha chiamati sappi che lo sta facendo per il tuo bene, ma lui/lei vuole rimanere nell'anonimato.
Non potevo credere ai miei occhi, ancora chiusa in questi stupidi posti, io stavo bene, non ero mica una tossicodipendente, ero sempre quella ragazzina che aveva paura del mondo. Ma a chi volevo raccontare fesserie ? Ero cambiata, quella ragazzina non c'era più, mi stavo rovinando con le mie stesse mani e questo mi faceva stare molto male.
Non esitai, mi feci la valigia e senza neanche reggermi in piedi mi diressi verso la macchina.

Arrivati in quella comunità, scesi dalla macchina e mi guardai intorno, un grande edificio, mi diressi all'entrata e c'era ad accogliermi una bella signora con un vestito formale, capelli corti cotonati di un castano scuro, occhi cioccolato, e alta non più di un metro e 60, poteva avere all'incirca 55 anni.
- buongiorno tu devi essere la signorina Emily giusto ? - disse lei
Annuì facendo un cenno con la testa, aggiunse :
- allora ben arrivata, seguimi ti porto dal direttore, però mi raccomandando di stare attenta, non è mai di buon umore e non fare l'arrogante con lui.
- grazie per l'avvertimento ma so cavarmela benissimo da sola - dissi con aria arrogante e di sfida.
Mi accompagnò, bussó e gli disse:
- c'è la signorina Emily, la faccio entrare ? -
- falla pure accomodare- rispose lui
Entrai e mi fece cenno di sedermi su una poltrona in velluto rossa, quella stanza era molto grande, appena entrati di fronte potevi trovare una grande scrivania con due poltrone, sopra la scrivania c'era un quadro che ritraeva quel grosso uomo che mi trovavo davanti con un piccolo bambino. Di lato appoggiata alla parete c'era una libreria con all'incirca 300 libri, pensai di domandargli se l'avesse letti tutti ma preferì non aprir bocca.
Mi vide molto distratta e tossì per far tornare l'attenzione su di lui
- allora signorina Emily, so che la sua vita è molto difficile, e che ha iniziato a drogarsi per via di un ragazzo, giusto ? '
Annuì e lui continuó...
- allora dovrai restare qui finché non sarai abbastanza sana da uscire e tornare a fare la vita che facevi, le nostre terapie quelle più semplici hanno bisogno di un anno di preparazione, quindi nel tuo caso credo proprio che ce ne vorranno un pochino di più.
A quelle parole non mi trattenni e come ero solito fare ammisi ..
- io in questo posto non ci sto, perché non sono malata, tu una famiglia ce l'hai, io apparte me non ho nessuno che può seguirmi, e di certo non mi farò seguire da un estraneo che non sa niente su di me e sulla mia vita.
- signorina Emily prima di iniziare a drogarti e a diventare come sei diventata ci pensavi due volte, questo è il mio lavoro, lo faccio da una vita e tu dovrai stare qui.
Mi alzai e mi precipitai fuori da quello studio, andai dalla signora di prima e lei mi portó nella mia camera, entrai e notai che non ero sola, condividevo la stanza con una ragazza che aveva i miei stessi problemi e fu felice al pensiero che non ero solo io ad avere questo tipo di problemi. Andai da lei e mi presentai e lei fece lo stesso
- piacere sono Alice.
Inziammo a parlare e mi raccontó un po' di lei e della sua vita.
Aveva un anno in più di me, era alta, lunghi capelli biondi con riflessi sul dorato raccolti in una coda alta, occhi azzurri e un bel fisico per la sua statura.
Legammo subito, lei sta a lì ti da due mesi e io da una settimana, e tra qualche giorno dovevo iniziare la mia terapia dallo psicologo.
Piansi quasi tutte le notti perché la mia vita faceva schifo, non avevo niente e non dovevo dare niente al mondo, mia madre era morta e mio padre non c'era, sognavo sempre che un giorno, lontano anni luce, mio padre mi venisse a prendere e mi portasse via con sè. Non ero più arrabbiata con lui per il pugno dato a mia madre ero solo arrabbiata per il suo abbandono improvviso.

Io, te e il mare. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora