Capitolo 7

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Finì di bere il mio The e mangiare il mio cornetto e corsi subito a fare le mie audizioni.
Entrai in quella grande camera e mi diedero un numero di targa, dovevo rispettare quel numero e dopo entrare a fare le mie audizioni, tutto questo prevedeva un copione di " Romeo e Giulietta ", ( io dovevo imparare la parte di Giulietta ), iniziai a leggere e in meno di 20 minuti finì di impararlo, chiamarono il ragazzo che c'era prima di me, l'ansia si faceva viva dentro di me, il cuore iniziava a battermi forte, non pensavo facesse così effetto, ero diventata tutta rossa, tanti anni fa quando recitavo non mi comportavo così, forse perché gli spettatori erano pupazzi e non c'era nulla di cui preoccuparsi, dovevo far parte di quel teatro, dovevo dare il meglio di me stessa, forse tutto quello che mi è successo servirà a farmi passare le audizioni o forse no, forse sarò troppo chiusa con il mondo esterno, e questo non servirà a niente, dovevo andare avanti per la mia strada e dare il meglio di me, anche se quel meglio non c'era, però era un mio sogno nel cassetto sin da piccolina, e ripeto che io a sogni non ci credo tutt'ora, ma dovevo farlo per mia madre, lei era un'attrice di teatro, io volevo prendere le sue orme, solo che una volta prese sarei finita come lei ? Con un marito assente negli ultimi anni e io alcolizzata, questo non doveva succedere.
Dentro quella comunità riuscivo a riflettere, a capire cosa volessi dalla vita, a capire il bene e il male, anche se questo non sarebbe servito a niente, la mia vita era ormai andata in frantumi, non sapevo nemmeno più chi fossi.

" numero 321...tocca a te, buona fortuna."
Un uomo alto non più di 1.80, aveva all'incirca 58 anni, capelli grigi e vestito formale, venne a chiamarmi e mi precipitai subito dietro quel tendone di quel grande palco che mi aspettava davanti, aprì la tenda e vidi di fronte a me 5 persone che davano un giudizio, subito aggiunse una donna che si trovava lì ...
" sappiamo già chi sei e qual'è la tua storia, mettici il meglio di te e buona fortuna "
Subito iniziai il mio piccolo spettacolino immedesimandomi al meglio nella parte di Giulietta, mi ricordavo tanto da bambina, arrivai a metà della mia audizione e in lontananza seduta in una di quelle grandi sedie rosse vidi lei, quella sagoma, la memoria mi era tornata, ricordavo tutto, cercavo di capire cosa fosse e mi bloccai per una decina di secondi, mi fissava, non sapevo se avere paura o no, se quello era il bene o il male, se fosse una persona o quant'altro, aveva le sembianze di un essere umano, però non capivo perché con tutta la luce che emanava sfocava il suo riflesso, subito mi sentì inebriare di quel dolce profumo, era lei che lo emanava, ma non ricordo dove lo sentì.
Non ci feci caso, continuai la mia audizione e appena finita senza dire niente corsi in bagno e scoppiai in un pianto isterico, misi le spalle sulla parete e piano piano scivolai a terra, esausta ormai di tutto quello che avevo davanti.
Mi asciugai le lacrime e corsi in camera mia a cambiarmi, dovevo andare dallo psicologo e nulla mi faceva venire voglia di farlo, però prevedeva questo è quindi dovevo farlo, mi misi a fare una doccia e subito dopo mi infilai dei vestiti che avevo a portata di mano, corsi subito nel suo studio, era la mia prima vera visita e avevo già fatto ritardo.

Bussai alla porta e vidi il mio psicologo davanti a me, non metto in dubbio che fosse bellissimo, ma non dovevo farmi prendere da questa cosa, era il mio psicologo e io la sua paziente, lo odiavo però, perché doveva sapere la mia vita per aiutarmi ?
Mi fece accomodare e mi precipitai subito su quel lettino nero, mi coricai e inizió subito a farmi domande, inizió con ...
- il tuo primo ragazzo chi è stato ? Cerca di parlarmi di lui, di quello che avete passato insieme -
A quella domanda ci pensai un po', voleva sapere del mio primo ragazzo, quello di cui mi sono fidata e ho dato tutta me stessa ad una sola persona che ora per me è insignificante, in un certo senso, ci penso molto spesso la sera a lui, a tutto quello che abbiamo passato insieme, ora di quel ragazzo di nome Cody mi resta solo un invano ricordo, pianti isterici con tanto di significato.
Risposi dopo averci pensato e gli dissi tutto quello che c'era da sapere, ho lasciato solo quei piccoli particolari di intimità, non penso che volesse sapere anche quelli, cosa se ne doveva fare di quelle cose. Subito dopo aggiunse...
- Bravissima signorina Emily, così ci stiamo aiutando a vicenda, non solo io aiuto te, ma tu stai aiutando me per aiutarti. -
Lo guardai sorpresa e quelle domande divennero una conversazione anche per lui, inizió a parlarmi di lui, mi disse che sin da bambino voleva prendere le orme di suo padre, aiutare la gente in difficoltà, i tossicodipendenti per precisone, mi disse che lui aveva fatto una vita agievolata, che fosse figlio unico ed è stato molto viziato in tutta la sua vita, mi disse che il primo amore della sua vita fu una ragazza fuori città, in vacanza qui, che la loro è stata una relazione a distanza, che è stata molto dura ma sono stati per ben 6 anni insieme, tra alti e bassi come in tutte le coppie, dopo un giorno si lasciarono perché il loro amore piano piano svanì nel tempo con il passare degli anni.
Mi disse che si diplomó e il suo sogno nel cassetto si fosse avverato, che era arrivato al suo obbiettivo, lui ai sogni ci credeva a differenza mia.
Subito aggiunse...
- tu ai sogni ci credi ? -
Quella domanda mi colpì molto e risposi
- caro psicologo, io ai sogni ci credevo, ora non più, avevo troppi sogni e nessuno di loro si è avverato, uno di questi era quello che mia madre fosse sempre al mio fianco, ma non fu così, sognavo che un giorno mio padre tornasse da me, che mi dicesse che ora lui era con me e non c'era niente di cui preoccuparsi, ma neanche questo fu così, chissà lui dove fosse,
Quindi caro psicologo, no, io ai sogni non ci credo.
Passò un'ora e la mia visita era finita, tornai in camera e pensai a quello che fosse successo con quell'uomo, fu felice della nostra conversazione, ero riuscita ad aprirmi, chissà se l'indomani fosse stato lo stesso.

È stato l'unico giorno dopo tanti anni in cui riuscì ad aprirmi con una persona, con poche persone era successo, e ora come mai con lui successe questo ?
Volevo essere davvero aiutata o c'era qualcosa in lui che mi dicesse " puoi fidarti ".
Non lo so, un'altra domanda senza risposta, tante tante domande senza risposte, mi ero premessa che domande non me ne sarei più fatte e se fosse successo al contrario almeno cercare di rispondere a quelle poche.
Non fu così, forse erano i suoi occhi che guardandoli mi davano la forza di riuscire a parlargli di me.
Mi ero innamorata ? Sono stupida a pensarlo, come facevo a innamorarmi di una persona che di me non se ne fregasse un cazzo e voleva solo farmi uscire da sto giro di droga, forse sarebbe diventata lui la mia droga, mi prendo in giro sola e questo mi fa stare ancora più male, non sapevo più che fare, volevo solo uscire da lì, rivedere il sole e tornare a casa mia, quella casa che ancora c'era il profumo di mia madre e mio padre, quel profumo di famiglia e di nottata passate in veranda a ridere e scherzare con i miei genitori, a guardare le stelle e credere che quella fosse l'unica cosa bella di sto mondo.
Chissà se la mia vita fosse finita lì dentro o mi sarei fatta una famiglia via da qui...

Io, te e il mare. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora