Capitolo 4

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Passarono diversi giorni dal mio arrivo lì dentro. Stavo male, molto male, non parlavo con nessuno, non tiravo fuori le mie emozioni quelle piccole e inutili emozioni che mi erano rimaste, non di certo la felicità, non piangevo neanche, non ne trovavo il motivo, sapevo che sarei rimasta lì, perché ero malata, gravemente malata, se così possiamo dire, ho pianto troppe volte nell'arco della mia inutile e insignificante vita.

Prima di andare a dormire guardavo fuori dalla finestra sdraiata nel letto di quell'edificio, ( la finestra era appostata sopra il mio letto ) guardavo fuori, vedevo nel cielo blu come il mare un milione di stelle che illuminavano quel cielo incantato, e quella luna, quella magnifica luna che sembrava stesse cercando di dirmi qualcosa, piangevo a quella vista magnifica, volevo solo tornare ai tempi quando io ero io e avevo la mia bellissima famiglia ancora in piedi, solo che ora mia mamma non c'era, non ci sarebbe mai stata, e mio padre, chissà dove fosse ora...
Alzavo lo sguardo al cielo e parlavo alla luna, le raccontavo la mia giornata, come fossi stata, domandavo anche di mia madre alla luna, l'unica pecca è che non mi abbia mai risposto a quella domanda, vedevo solo che una stella udendo la domanda su mia madre si illuminava più di tutte le altre, non ci feci caso perché dalle poche cose che ricordo di mia madre mi rimase in mente una sera, seduta in veranda, guardando le stelle lei mi sussurró..
- piccola mia, le vedi le stelle più luminose su questo cielo ? Sai hanno un'età anche loro e quelle più luminose sono quelle più piccole, brillano di luce propria e fanno vedere il loro splendore.
Io ogni sera quelle stelle le guardavo e non erano più luminose come una volta, solo una splendeva, e a quella vista una lacrima mi sfioró il viso, pensai a mia madre, che forse la mia domanda alla luna era stata ascoltata, quella stella forse era mia madre.
Mi coricai su quel che era il mio letto, freddo come me, continuavo sempre a pensare, a mia madre, a mio padre, addirittura a Cody, che chissà che fine avesse fatto quel ragazzo, quel mio primo amore.

La mattina seguente era il fatidico giorno della mia prima seduta dallo psicologo...
Mi alzai dal letto, mi feci una bella doccia calda e mi precipitai in uno studio che a malapena si leggeva il nome sulla porta, bussai e sentì con un tono ferreo una voce maschile che mi disse...
- signorina Emily aspettavo proprio lei.
Aprì la porta e mi vidi davanti un ragazzo, aveva all'incirca 25 anni, pensai tra me e me
" quello doveva essere il mio psicologo ?! "
Mi fece accomodare e subito si presentò, mi disse che lui fosse il figlio del direttore di quella comunità e che si era laureato da poco in psicologia e voleva prendere le orme di suo padre.
Si vedeva già dall'aspetto che fosse un ragazzo presuntuoso, a me i tipi così non sono mai piaciuti, ero per i tipi svegli, coraggiosi, lunatici, un po' stronzi, intelligenti e di tante parole, perché anche a me piaceva parlare del mondo intero, della vita, della morte, di cosa potrebbe accadere da un giorno all'altro, se tutto questo potesse davvero valere la pena.
Mi guardó in faccia con aria strana per 20 secondi e mi disse ...
- Piacere Tyler, so già tu chi sei, mi hanno già parlato di te di quello che hai vissuto, però voglio che tu mi dica tutto da capo, con me devi sfogarti, devi dire tutto ciò che vuoi, ti concedo anche di dire parolacce, usa tutti i vocaboli che vuoi, però basta che mi parli di te, di quello che hai fatto e che continui a fare, devo essere come un tuo diario segreto se vuoi essere aiutata.
Subito aggiunsi ...
- Qui dentro non mi interessa di nessuno e tantomeno di me e della mia stupida vita, faccio ciò che voglio, cosa deve fregartene a te o a voi se muoio, di quello che faccio nella mia vita, non vengo mica da te a dirti se sei sposato se hai figli cosa stai facendo nella tua vita, saranno pure cazzi tuoi, come quelli sono cazzi miei.

Non so di cosa io abbia più paura, forse della vita, forse dell'amore, forse della morte.
La morte non mi fa poi così paura perché ho visto gente morire fra le mie mani, e forse mi sono abituata al pensiero che un giorno tutti ce ne andremo da questa terra, saremo cenere, com'è giusto che sia.
Ho paura della morte perché una volta morti cosa ne sarà di noi? Della nostra carriera, del nostro successo? Ci ammazziamo ora per diventare ciò che vogliamo per poi morire e non essere più niente.
La vita in un certo senso mi spaventa, perché è una e deve essere vissuta al meglio, devi fare tutto ciò che vuoi e comportarti come vuoi, la vita è una sola ed è soprattutto tua, non devi farti mettere i piedi in testa da nessuno perché solo tu decidi il tuo destino, tu decidi cosa farne, fai della vita tutto ciò che vuoi.
L'amore... l'amore non so come spiegarlo, fa male, molto male, ti fa sentire in un attimo come se stessi volando e nell'attimo dopo sei sotto terra, rammaricata, dispiaciuta, furiosa, l'amore è questo, ti innamori perdutamente di una persona che nemmeno ti merita, ti fai mille domande " ne vale veramente la pena ? "
Se ami si che ne vale la pena, basta volerla una cosa, bisogna sempre puntare all'eccellenza, mai accontentarsi del poco, a parer mio se ho poco preferisco non avere niente. Punta sempre in alto, su qualsiasi cosa punta sempre, devi essere sempre un passo avanti e mai uno indietro, perché siamo esseri umani e la vita è una, godiamocela finché possiamo farlo, cogli l'attimo, perché domani potrebbe essere troppo tardi.

Io, te e il mare. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora