Capitolo 6

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Tornai in camera e mi precipitai subito in bagno a sciacquarmi la faccia con un pó d'acqua fresca per schiarirmi le idee...
Sopra il lavabo si trovava un specchio, dove alzai lo sguardo e vidi il riflesso di me stessa, capì che la mia vita faceva veramente schifo, non avevo più niente da perdere, non avevo una famiglia, una casa, un ragazzo di cui poter parlare di me, ero sola al mondo lottando con gli scheletri del mio passato, ' sarei mai riuscita a sconfiggerli ? ' .
Questa è la domanda che mi tormentava giorno per giorno, fin quando quel venerdì 13 Aprile fissandomi allo specchio decisi che dovevo dare una svolta alla mia vita, cercando di migliorarla, cambiare me stessa, raggiungendo quelli che dovevano essere i miei sogni, anche se io ai sogni non ci credevo, apparire diversa agli occhi degli altri.
Arrivó la sera e decisi di andare a mensa a sgranocchiare non so che, erano le 20:00, e mi trovai in un lungo corridoio illuminato da qualche luce sparsa, camminai con tutta la mia calma e dietro di me sentì qualcuno, mi girai lentamente e con la coda dell'occhio scrutai una figura che emanava di luce propria, quasi come una stella, non mi voltai per vedere chi fosse o cosa fosse, lasciai spazio alla mia immaginazione, in quel tempo l'ansia mi persuadeva, e quella sera era una sera di quelle, il fiato sospeso, il cuore che batteva, lo sentì avvicinarsi sempre di più, finché non sentì inebriarmi di un profumo, mi era molto familiare, il suo respiro affannato, quasi come avesse fatto una corsa contro il tempo, per raggiungere un qualcosa, cercai di accelerare il passo, per allontanarmi da lei, finché non inciampai in un tappeto e caddi in un sonno profondo.
Mi risvegliai qualche ora dopo sul mio letto, non ricordavo cosa fosse successo prima di cadere a terra, sentivo che dovevo ricordare qualcosa, e per quanto mi sforzassi non riuscì a ricordare nulla, tranne quell'odore molto dolce, che dava un senso di amore, sarebbe stata una saponetta ai fiori d'arancio, ma non ricordavo dove la sentì per la prima volta, forse era intrappolata nel mio passato, come tante altre cose.
Pensai per un'oretta all'incirca ma senza nessun risultato, così decisi che quella serata doveva concludersi in quel modo, mi girai poggiai la testa di nuovo sul mio cuscino e mi addormentai come essere cullata dalla dolce voce di mia madre.

Quella mattina sentì subito la sveglia suonare, erano le 9 e dovevo fare molte cose in quella giornata, iniziava un corso di teatro dove io decisi di iscrivermi, mi piaceva tanto la recitazione, quando ero piccola andavo sempre con i miei amici in una casetta costruita appositamente per noi, non la sapeva nessuno, avevamo solo noi la priorità di entrarci, mi ricordo ancora il giorno in cui la costruimmo, eravamo io, Mery, kate, Desy e Zack, loro mi accettarono nonostante le mie problematiche, sapevano tutto di me e io sapevo tutto di loro, tranne Zack, con lui non ebbi mai il privilegio di parlarci veramente, era uno che stava sulle sue, figlio di papà ma molto buono, indossava sempre una giacca nera con il cappuccio in testa.
Ogni giorno andavamo in quella casetta e facevamo dei piccoli spettacolini con spettatori pupazzi, da lì iniziai a immedesimarmi in ogni parte, ero anche brava, non feci mai teatro, questo è un mio sogno non avverato, i miei non potevano permettersi a quei tempi di pagarmi una scuola di recitazione.

Mi scrissi e i corsi iniziavano proprio quella mattina.
Mi alzai dal letto e mi precipitai in bagno, mi tolsi i vestiti e mi infilai nella doccia, l'acqua che mi scivolava nel corpo mi faceva venire i brividi, canticchiai una canzoncina era l'unica cosa che mi restava da fare, uscì mi asciugai e mi vestì di tutto punto, per quelle audizioni di recitazione volevo apparire decente, solo che aprendo l'armadio mi ricredetti che non avevo niente di decente da mettere, avevo poche cose, 3 paia di pantaloni e 5 felpe, decisi di mettere dei pantaloni ormai rovinati, e una felpa nera, non facevo bella impressione, ma ero così, questa sono io e la mia vita.
Uscì dalla camera, attraversai 10 camere e andai a mensa a fare colazione, presi un cornetto e un the caldo, mi sedetti e in lontananza vidi lui, quel ragazzo con le cicatrici in faccia e il cappuccio sempre in testa, mi ricordava qualcuno, come era mio solito nulla in testa che mi facesse ricordare, lo fissai per ben una decina di minuti, lui aveva lo sguardo rivolto sempre verso il basso, finché non lo alzó perché si sarà sentito sicuramente osservato e mi guardó, i nostri occhi si incontrarono e vidi qualcosa dentro essi.

Ricordo del mio passato...avrei tante cose da raccontare di quei tempi, ricordavo quasi tutto.
Vorrei iniziare a parlare di Zack...Zack era come me diciamo, un ragazzo chiuso, timidissimo direi, non parlava con nessuno, parlava solo quando faceva parte di uno dei nostri spettacoli, era di famiglia benestante, aveva una grande casa con un giardino, a confronto a me che anche se mio padre lavorava non potevamo permetterci tutti quei lussi, avevamo una piccola casa che per 3 persone andava bene ( ero figlia unica ), non avevo bei vestiti come tutte le altre bambine, però avevo dei genitori che mi volevano bene e a me questo bastava, Zack no, Zack era il contrario di me, i suoi genitori stavano sempre fuori per lavoro e lui stava insieme alla governante della famiglia, i suoi genitori erano assenti, non metto in dubbio che non lo volessero bene perché nessun genitore non vuole bene al proprio figlio, non ebbi mai modo di parlarci con lui come facevo con le mie amiche, di lui non sapevo niente, però mi ci ero affezionata un sacco, molte volte dormivamo insieme in quella casetta e io dicevo ai miei genitori che ero da una delle mie amiche, invece stavo lì con lui a scherzare e ridere tutta la notte, quelli erano gli unici momenti dove Zack parlava. Tutto questo duró fino alla nostra adolescenza, Zack per me era come un fratello, il mio migliore amico, finché non arrivò quel fatidico giorno in cui i genitori di Zack decisero che dovevano cambiare città per via del lavoro, prima che partisse mi portó in quella casetta costruita con le nostre mani, mi portó lì per ricordare le nostre notti, quelle notti d'insonnia perenne, ci sedemmo per terra con le gambe incrociate come era solito fare e mi abbracció, mi strinse forte a se e mi sussurró vicino l'orecchio un " ti voglio bene Emily, non ti dimenticherò mai " io nell'udire quelle parole mi scese una lacrima che mi sfioró il viso, tornammo in città e salì in macchina, quello fu l'ultimo giorno che lo vidi, l'ultimo giorno in cui parlai con lui, ci guardammo finché non giró l'angolo e svanì... per sempre.
A dir la verità sono sempre stata innamorata di Zack e della sua timidezza, mi piacevano anche i suoi difetti, che molte volte si rispecchiavano nei miei, non glielo dissi mai che sin da piccoli io provavo un qualcosa che andava oltre l'amicizia per lui, si sa, da piccoli non si conosce bene l'importanza dell'amore, lo prendiamo come un " ti vuoi mettere con me ? " invece no, è molto più di questo, lo vedevo dai miei genitori perché nemmeno io sapevo il significato della parola amore, so che l'amore è quando due persone si amano all'impazzata, che con quella persona vorresti vivere fino al resto dei tuoi giorni, e quando ci siete l'uno per l'altra nella saluta e nella malattia, nella buona e nella cattiva sorte finché morti non vi separi.
Questo è un mio pensiero che riguarda l'amore, dal mio punto di vista. Ebbi sempre questo peso nel cuore di non avergli mai detto a Zack che lo amassi, lo capì solo quando lui se ne andó quando i nostri sguardi si sfiorarono per l'ultima volta.

Io, te e il mare. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora