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"A colazione"

Uscirono da quel luogo, che in confronto una discarica era il volto della pulizia e dell'ordine, con i vestiti più orrendi che avessero mai indossato, ma ovviamente non potevano andare in giro ricoperti di sangue e magari salutare gentilmente qualche poliziotto che passava di là, no?

Si erano messi le prime cose che avevano trovato nell'armadio delle loro vittime, ovvero degli stupidi pantaloncini e delle mezzemaniche, che in confronto la roba che si metteva Bob era di gran classe. Per loro, abituati a giacca e cravatta, era un sacrilegio mettere quelle oscenità, entrambi erano concordi sul fatto che sembravano proprio due cazzoni e sperarono che non li vedesse nessuno che conoscevano.
Anche se in realtà avrebbero avuto più bisogno di una doccia fredda che di un cambio d'abito, ma questo era quello che erano riusciti a fare in poco tempo, volevano levarsi di mezzo il prima possibile, non prima di aver recuperato la preziosa valigetta, che per loro fortuna che semplicemente in un cassetto, quei tizi erano proprio degli idioti, che poi se si fossero dovuti mettere pure a cercare, avrebbero direttamente distrutto quella topaia.

Proprio mentre si misero in macchina, pronti per tornare a casa, il telefono di Ray squillò una sola volta, ma l'afro lo ignorò bellamente mettendo in moto.
«Rispondi Toro» lo intimò Frank abbassando tutto il finestrino per far passare un poco di aria fresca ai loro cervelli bacati.
«Mi rompo il cazzo» rispose l'altro senza prestare realmente attenzione.
«Potrebbe essere tua madre» sorrise lievemente mettendo un braccio fuori e godendosi la brezza.
«Come se mia madre sapesse come si mandano i messaggi, a dire il verso non sa neanche cosa sia un telefono, lo chiama solo "aggeggio strano per le telefonate"» rise di gusto.
Frank rise a sua volta ed intanto estrasse due sigarette dal pacchetto che era in macchina, ne accese una e la porse a Ray, che fu felice di riceverla e fece lo stesso con l'altra tenendola per sé.
«Non so come fai a fumare questa merda, è piena di porcherie, sono molto meglio quelle rollate» commentò continuando a togliere fuori il fumo.
«E' una rottura mettersi a farle ogni volta manco fossero canne».
«Secondo me è divertente, io mi applico proprio nel farlo».
«No, ti fa solo sclerare e poi non avevi detto che non si fuma mentre si guida?».
«Hai appena fatto saltare via come dei coriandoli lanciati da un bambino il giorno di carnevale la testa di un figlio di puttana, credo che potrai trasgredire ad una regola che mi sono inventato solo per darti fastidio» commentò divertito.
Prima che Ray potesse rispondere un nuovo squillo provenne dalla sua tasca, sbuffando lo prese tenendo con l'altra mano il volante e la sigaretta.
«Vedi chi è» disse porgendogli il telefono.
«Un numero che non hai salvato, oh... Credo sia Black, dice di andare nella tana scomparsa di Zucchino e Coniglietta... Ma che diavolo vorrà dire? Che ci vediamo in un negozio di animali?» domandò perplesso.
«Uh forse ho capito, vuole che andiamo in una caffetteria, la settimana scorsa è stata rapinata da due tizi che si fanno chiamare in quel modo».
Ray non smetteva mai di sorprenderlo, a volte era veramente geniale, lui non ci sarebbe mai arrivato, ma prima che potesse formulare questo pensiero, il suo amico frenò di botto come se avesse visto una vecchietta al centro della strada, ma non c'era nessuno.
«Se ti rompi a guidare basta dirlo, che a me hanno dato la patente nonostante sia alto un metro ed un calzino!» strillò facendo la checca isterica, non voleva che ci fossero altri incidenti.
L'afro ebbe la prontezza di accostare sul bordo della strada, era diventato pallido in due secondi.
«Frank... Il tempo... Passa vel... Oce» sillabò fissandolo.
Il minore sospirò e decise di non fare domande, scese dalla macchina, senza dire una parola aprì lo sportello del lato guidatore e fece scendere Ray che era nell'ansia totale, come una mamma chioccia, con un braccio sulle sue spalle, lo accompagnò dove era seduto lui poco prima, lo fece sedere e gli mise la cintura per poi richiudere lo sportello.
Poi entrò in macchina anche lui e con un altro sospiro la fece partire.
«Cos...» provò a dire.
Ma l'altro non aveva intenzione di rispondere, iniziò a fissare davanti a sé con aria di chi stesse facendo calcoli a mente per costruire dei missili nucleari guidati da dei piccioni.
Senza indugiare partì a grande velocità, non voleva fare in ritardo per colpa di certe stranezze.
«Sei solamente agitato per quello che è successo amico, adesso andiamo da Black, ti prendi una bella colazione, poi torni a casa, ti metti sotto la doccia, mangi, ti fai una sega e poi un pisolino e vedi come ti riprendi subito» disse serio sperando in una risposta decente.
«Non... Hai capito» sussurrò semplicemente.
In quel momento avrebbe tanto voluto studiargli il cervello per sapere cosa era successo, ma forse era meglio non approfondire la faccenda.

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