"Frank Iero e il marito di Mr. Black" pt.2
«Ti va di andare a prendere qualcosa di buono in un posto speciale a due miglia da qui?» chiese Gerard infilandosi il suo giubbotto.
«Kay» rispose Frank facendo spallucce.
La serata era andata bene, il nostro gangster preferito era riuscito a sostenere una conversazione decente fatta di discorsi futili e qualche minuto di silenzio, ma per due che si erano appena conosciuti, poteva andare bene, inoltre a lui piaceva sentir parlare Gerard, aveva una voce che lo rilassava, avrebbe potuto recitare anche le peggiori poesie di Flavia Vento, che lo avrebbe ascoltato per ore con un sorrisino scemo sul viso.
Usciti dal locale presero la macchina per dirigersi nel posto indicato dal rosso, Frank aveva subito pensato ad un posto tipo strip club con bisca, anche se a lui piaceva molto, era terrorizzato ogni volta che ci entrava visto che Ray ci faceva il coglione e si metteva a fare ridicole scommesse che lo portavano o a rischiare la vita o a mettersi in imbarazzo, ma anche entrambe le cose insieme, come quella volta che si ritrovò una pallottola nel culo mentre era intento a fare una lapdance, tutto ciò perché il suo caro amico riccioluto aveva una mira di merda… Che poi, pensandoci bene, non gli sarebbe dispiaciuto se al suo posto ci fosse stato il ragazzo al suo fianco a fare lo spogliarello… Alla fine di questi viaggi mentali, Gerard gli disse di fermarsi, lì non prestò troppa attenzione alle insegne luminose sopra la sua testa, si limitò a parcheggiare e guardargli il culo mentre scendeva dalla macchina, no okay, questo era meglio non farlo, infatti si morse il labbro sforzandosi di immaginare quella volta che la nonna di Ray era andata ad aprirgli la porta, senza maglia… Con quelle cose flosce e…
«Ci sei?» chiese il rosso fissandolo per poi chiudere lo sportello.
Solo in quel momento si accorse di aver fatto un’espressione disgustata, che però aveva funzionato benissimo come distrazione da quel bel didietro.
Sceso dalla macchina rimase sorpreso nel vedere Gerard sparire aprendo una porta illuminata, guadando meglio rimase ancora più stupito, era entrato in una… Pasticceria.
Magari sul retro c’era il bar, ma no, Gerard andrò diritto verso il bancone con le vetrine in cui erano esposti i dolci, quel locale aveva un che di anni Cinquanta, un po’ vecchio e un po’ scolorito, leggermente pidocchioso, però le paste, erano molto belle e curate, almeno quello.
«Ti piace il cioccolato?».
Frank annuì e come risposta il rosso si rivolse alla ragazza al bancone.
«Due cupcakes speciali, grazie».
«Fanno venti dollari» rispose sorridente lei.
Frank si stava quasi per strozzare con la sua stessa saliva, quando erano schizzati e chic i proprietari di quel posto?! Era scandaloso far pagare così tanto per un po’ di farina e cioccolato! Gerard sembrò non scomporsi, anzi passò una banconota e prese il vassoio con le paste.
«Visto che mi hai offerto la cena, io offro il dolce» sorrise.
Il più basso pensò che non avrebbe pagato quella cifra neanche con una saldatrice puntata contro.
«Ti rendi conto di quanto stai spendendo? La prossima volta chiedi se accettano pagamenti direttamente in reni» disse con un sopracciglio alzato.
«Onestamente avrei pagato anche di più se me lo avesse chiesto» rispose con naturalezza l’altro.
«Certo, perché immagino che siano placcati in oro» sfoderò il suo sarcasmo.
Il rosso non rispose, lo condusse semplicemente ad un tavolino sul retro, c’era un piccolo giardino con milioni di vasi con dentro ogni tipo di piantina, era interessante vedere come ognuno avesse forma e colore diverso, avevano un che di decadente, anche perché per terra c’era del cemento un po’ sporco, tuttavia gli piaceva parecchio, anche perché non c’era nessuno; nonostante l’enorme dolce che aveva davanti, non era molto convinto di averne voglia, era abbastanza pieno dalla cena, ma a giudicare il modo in cui Gerard si era fiondato, decise di fare la persona educata e almeno di assaggiare, infatti lo prese e un po’ titubante per poi dare un morso piccolo, lì si rese conto del sensazionale sapore che avevano, c’era sul serio dell’oro!
«Vedo che apprezzi, dolcezza» commentò Gerard sorridendo.
Frank divenne rosso e sorrise a sua volta con la bocca piena, forse aveva leggermente esagerato…
«E’ l’ingrediente segreto che li rende così buoni».
«Quale? E’ quello che li fa costare tanto?» rispose divertito.
«Lo dico solo se mi offri una sigaretta» rispose accavallando le gambe e “casualmente” urtando il suo ginocchio con il piede, fece come una strana pressione, quel gesto era tutto tranne che causale, infatti sempre con il piede stava scendendo lungo la gamba per poi risalire lentamente, come ad accarezzarlo, ma facendo maggiore attenzione quando arrivata più su, fino a quando, invece di scendere, si diresse verso il centro delle gambe di Frank, ovviamente vuoto, lì agitò l’aria, e ciò procurò dei brividi all’altro, ma proprio quando stava per raggiungere il vero “centro”, lo ritrasse.
Frank si agitò sulla sedia, era nervoso in modo evidente e per esorcizzare la cosa si tolse il cappotto e iniziò a cercare nelle tasche con movimenti frettoli, tuttavia trovò solo il sacchetto con la polvere d’angelo di Bob, il portafogli e l’accendino, infatti aveva lasciato il suo pacchetto in macchina, sussurrò un “merda” e si alzò.
«Torno subito» si sforzò di sembrare naturale.
Camminò con il sudore freddo verso l’uscita, la situazione gli stava sfuggendo di mano, doveva farsi uan doccias gelata e ritrovare la calma… Forse sarebbe stato meglio scappare, lì, proprio in quel momento, accendere la macchina e fuggire in un locale a farsi qualcuno in uno squallido cesso, sì, sarebbe stato senza dubbio un’ottima cosa. Peccato che ciò avebbe implicato lasciare il marito del suo capo, a piedi, lontano da casa, nella notte e con i suoi documenti, falsi e veri, oltre che il capo incazzato nero che gli avrebbe strappato i gioielli di famiglia con le sole mani, altro che Butch in Brasile, anche lui avrebbe ballato la samba peril dolore… No, non era veramente la cosa migliore, così fece un respiro profondo, aprì la macchina e recuperò il suo pacchetto mezzo vuoto, ma nonostante ciò, sentiva ancora di non riuscire a tornare davanti a quegli occhi che lo squadravano in modo indecifrabile ma terribilmente affascinante… Per dissimulare, chiese alla ragazza del bancone dove fosse il bagno, anche solo per guardarsi allo specchio e darsi della testa di cazzo, doveva sentire una voce umana dirgli che stava sbagliando, altrimenti sarebbe stato tutto nella sua testa e basta.
Nella piccola stanza dalle piastrelle verde acqua, rimase colpito dalla pulizia delle ceramiche ma anche dalla sporcizia che invece c’era per terra, era evidentemente che qualcuno si fosse lavato le mani e lasciato gocciolare l’acqua a terra, ciò aveva creato impronte nere delle scarpe, certo, lui aveva visto molto di peggio, che in confronto il bagno che si vede in Trainspotting era quello della Regina Elisabetta profumato alla lavanda. Una volta davanti a quel benedetto specchio non ebbe il coraggio di proferire parola, forse perché una parte di lui sapeva che Gerard ci stesse provando praticamente dal momento in cui lo aveva visto, e che l’attrazione sessuale nei suoi riguardi fosse ricambiata, ciò quasi lo sorprese, sapeva di essere attraente, ma quel ragazzo era di un altro livello, non solo era bello come il sole, ma aveva i modi di fare intrigante, una cosa che Frank non aveva mai visto fare a nessun altro e che stranamente lo faceva andare fuori di testa. Non voleva cedere per Black, anche se il fatto che l’altro fosse consenziente, poteva fargli intendere che se fosse successo qualcosa, sarebbe rimasto solo tra loro due, in fondo quello era chilometri di distanza, oltre al fatto che gli avesse chiesto, testuali parole, “fai divertire mio marito”, ciò implica, che ogni tipo di divertimento andasse bene, alla fine era stato lui a non specificare, no?
Non era completamente convinto, ma intanto si era un po’ rilassato e infatti gli uscì uno sbadiglio, così si ricordò della terribile giornata e pensò che invece di fare l’arrapato doveva pensare a dormire un po’, cosa avrebbe dato per avere un letto su cui passare le successive otto ore… Forse era davvero meglio accompagnare Gerard a casa, farsi un doccia, mettersi il pigiama e infilarsi nelle lenzuola pulite, poteva già sentire quel piccolo paradiso, sì, era decisamente un pensiero positivo, e con questa positività uscì dal bagno, sorrise persino alla ragazza nonostante i venti dollari del conto. Arrivato di nuovo si preparò il discorso da dire al ragazzo “è stata una bellissima serata, ma ho bisogno di riposare”, suonava benissimo nella sua testa.
Davanti al tavolino si chiese come mai Gerard non ci fosse… Anche se poi, osservando meglio, vide che lui c’era, ma era mezzo svenuto sulla sedia, con la schiena che penzolava di lato, il suo primo pensiero fu quello che stesse cercando qualcosa, ma quando vide del liquido uscire dalla testa ciondolante, capì che la situazione era ben diversa.
Merda.Salve!
Sono tornata qua dopo parecchio tempo, chiedo venia. Prendete questo capitolo come un esperimento per capire se sono ancora capace di scrivere qualcosa di decente o se ho perso ogni speranza... Sono in un periodo un pò "particolare" diciamo. Anyway spero che qualcuno sia ancora interessato a questa storiella senza pretese ❤
xoxo
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Pulp Fiction
FanfictionStoria liberamente ispirata al capolavoro di Quentin Tarantino: Pulp Fiction. Ovviamente Frerard.