Five

1.2K 68 12
                                    

Mio padre era tornato così tardi quella notte che nemmeno riuscii ad aspettarlo sveglia.

Sperai di poterlo incontrare alla mattina, ma se ne andò prima ancora che riuscissi a fermarlo.

Era come se volesse scappare da me, come se non volesse spiegarmi del perché la casa delle sue armi da caccia fosse aperta.

Aveva forse ricominciato a cacciare?

Io lo avrei sostenuto, anzi, lo avrei anche accompagnato, e non capivo perché volesse tenermelo nascosto.

E poi non riuscivo a smettere di pensare a Stiles, ai suoi amici e alle frottole che mi avevano detto.

Pensava davvero che avrei potuto credere all'esistenza dei licantropi?
Come se fossi una bambina di cinque anni?

Io li avevo visti i veri lupi, e quello dell'altra sera doveva essere stato uno stupido scherzo.

Smisi di giocare con il tappo della biro, guardando finalmente il mio pranzo dall'aria triste e pensando alle possibili sostanze contenute dentro quel minestrone scialbo.

Quel giorno la scuola sembrava anche peggio del solito, soprattutto perché ero l'unica a mangiare da sola.

Afferrai un pezzo di pane, iniziando a masticarlo piano e guardandomi intorno, sperando di riuscire a riconoscere qualche faccia che potesse ispirarmi simpatia.

Notai una ragazza che stava leggendo un libro dalla copertina famigliare, e la riconobbi come la tipa taciturna che frequentava il corso di matematica con me.

Sembrava tranquilla, e pensai che forse potevo provarci a parlare.

Poco più lontano da lei un ragazzo stava con gli occhi fissi sul telefono mentre ascoltava musica dalle cuffiette.

Aveva una faccia simpatica, e magari avrei potuto provare anche con lui.

Continuai a vagare con lo sguardo su i vari visi delle persone presenti.

Mi bloccai improvvisamente, riconoscendo un paio di occhi marroni.

Stiles mi guardava come se si aspettasse qualcosa da me, non capendo forse che io non avrei più voluto vederlo nella mia vita.

Mi alzai velocemente, afferrando le mie cose e quasi correndo fuori dalla mensa.

Mancava ancora una mezz'ora alla fine dell'intervallo, e decisi che avrei preso dell'armadietto il libro di fisica per ripassare prima dell'ultima lezione.

Feci la combinazione, ma notai fin da subito che la portella era bloccata.

Imprecai, iniziando a colpire l'armadietto con rabbia: perché capitavano tutte a me?

"Devi essere più gentile."

Mi bloccai sul posto, immobilizzata da quella voce così vicina a me.

"Non voglio parlarti." Dissi, sempre dandogli le spalle.

Sentii una leggera risata e, senza che lo chiedessi, una mano si avvicinò al mio armadietto, aprendolo con un colpo deciso.

Sospirai, chiudendo gli occhi per un istante, afferrando il libro di fisica e chiudendo l'armadietto, voltandomi e ritrovandomelo di fronte.

"Che ci fai qui?" Chiesi, puntando i miei occhi in quelli nocciola di Stiles.

Lui sembrava così alto davanti a me, e con quell'espressione serio incuteva ancor più paura.

"Ho bisogno di parlarti, V." Disse, serio "Di quello che è successo ieri sera."

"Pensavo di essere stata chiara." Ribattei, cercando di sembrare dura "Io non voglio far parte di questa scemenza."

Stiles si morse il labbro, nervoso "Ho bisogno che tu venga con me, ora."

Lo guardai perplessa, non capendo come ancora provasse a convincermi su quella storia "Non voglio, Stiles."

Stiles sospirò, esasperato "Tu verrai comunque, okay?"

Capii il significato di quelle parole solo quando Stiles mi prese per mano e iniziò a trascinarmi per i corridoi deserti come se fossi una bambina capricciosa.

Non sapevo cosa volesse da me, ma volevo andarmene.

Stiles mi spinse dentro un'aula, dove il mio nervosismo crebbe nel vedere il suo amico biondo seduto sulla cattedra.

"Perché lui è qui?" Chiesi, sempre più nel panico.

"Liam ti dimostrerà che non ti stiamo mentendo." Disse, e sentii ancora la sua mano stretta sul mio polso "Devi fidarti di me."

Lo guardai fissa negli occhi, cercando di vedere quel lampo di pazzia che mi avrebbe dato la certezza che fosse un incosciente.

Ma vidi solo sincerità e serietà, e la cosa mi destabilizzò.

"Va bene." Dissi, infine, guardando Liam "Fammi vedere le tue prove."

Il biondo annuì, e lo vidi subito iniziare a concentrarsi ed abbassare lo sguardo.

Avevo lo sguardo fisso sul suo viso, e quasi sobbalzai quando lo vidi completamente mutato, così come le sue mani.

"È il mostro dell'altra sera!" Urlai, guardando Stiles, pensando di vederlo spaventato quando in realtà era più che tranquillo.

"Liam è un licantropo, Virginia." Disse, invece, mandandomi completamente fuori di testa.

"Non è possibile." Ribattei, spalancando i miei occhi "Non esistono i licantropi."

"Anche per noi è stata dura." Disse il moro, cercando di avvicinarsi a me "Ma è la verità: i licantropi esistono, e sono tra di noi."

Spostai lo sguardo fra i due ragazzi, cercando di calmarmi.

I licantropi esistevano e ne avevo uno proprio davanti.

Era un ragazzo, ed ora era un lupo.

Esistevano davvero.

"Io cosa c'entro con tutto questo?" Chiesi, spaventata "Sono un licantropo anche io?"

"Non lo sappiamo." Disse, serio "Ma proveremo a scoprirlo."

"Come?"

Stiles guardo brevemente Liam, per poi tornare a fissarmi "Dobbiamo parlare di tuo padre."

Hidden {s.s} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora