Ten

922 56 17
                                    

Mio padre era immobile davanti alla porta di casa, e la cosa mi metteva i brividi.

"Va tutto bene?" Mi chiese Liam, che si era offerto di accompagnarmi a casa al posto di Stiles.

Lui non si era più fatto vivo per tutta la giornata, e io non avevo preteso di disturbarlo.

Capisco il dolore nelle persone, e capisco quando queste vogliono sfogarsi con gli altri oppure rimane soli.

Stiles era un guerriero, e non prova di permettersi di farsi vedere debole davanti agli altri, e se mi fossi proposta di aiutarlo lui si sarebbe sicuramente offeso.

Stiles era una di quelle persone che sapeva convivere con il dolore, e perciò non voleva procurarlo a chi voleva più bene.

"Si, grazie per il passaggio." Dissi, slacciandomi la cintura, uscendo dalla macchina.

"Ci si vede."

Camminai verso la casa, capendo dal semplice sguardo di mio madre che ero in grossi guai.

"Ciao." Lo salutai, con voce ferma.

Lui era immobile davanti alla porta, e non disse nulla, perciò mi limitai ad entrare in casa, mentre lui chiudeva la porta alle mie spalle.

"Non ho fame, vado a letto."

"Tu ora ti metti seduta a cenare con tuo madre."

Lo guardai male, lasciando cadere la mia borsa a terra "Ho detto che non ho fame."

"E a me non interessa: vatti a sedere."

Obbedii, ma solo perché non volevo mettermi a litigare dopo una giornata così stressante come quella.

"Cosa è successo?" Chiesi, sedendomi al mio posto, mentre lui si sedeva davanti a me.

"Mi hanno chiamato dalla scuola, e a quanto pare tu non sei andata oggi."

"Non mi sentivo bene e sono rimasta da un'amica."

Mio padre alzò un sopracciglio, perplesso "Da quando in qua hai un'amica?"

"Mi sto facendo molti amici, se ti può interessare."

"Ah, giusto." Disse, accennando ad un sorriso sarcastico "Stilinski e la sua combriccola."

"Pensavo ti piacesse Stiles."

"Non sei porta mia figlia sulla cattiva strada."

"Lui mi vuole bene." Urlai, battendo le mani sul tavolo, alzandomi di scatto "E mi tiene informato su ciò che gli succede."

"Anche del fatto che in ospedale si vocifera che lui si al centro di molti danni commessi alla città? A quanto pare lui è sempre il primo a trovare le scene del crimine."

"Suo padre è lo sceriffo, è ovvio che lui si interessi a queste cose."

"Le voci corrono, V, e molte persone hanno strani sospetti su quel gruppo di ragazzi."

Se solo sapessero cosa nascondono realmente.

"Non voglio stare qui ad ascoltare le cattiverie che dici su i miei amici." Dico, cercando di sembrare autoritaria,

"Non voglio che tu li veda."

Sgrano gli occhi, completamente allibita "Cosa? Ma perché? Non hai niente di concreto contro di loro."

"Ciò che ho mi basta."

Mi blocco, lo fisso, provo a studiarlo.

Mio padre non è più lo stesso da quando siamo arrivati a Beacon Hills: scopare, ha dei segreti, si comporta in modi strani e ora mi impedisce di vedere Stiles solo perché non lo aggrada.

Sta andando completamente fuori di testa.

"Io non ti sopporto più." Urlo, andando verso le scale "E non sopporto più i tuoi dannati segreti."

Mio padre mi richiamò, ma io ero già corsa in camera, sbattendo la porta.

Ero stanca, ero esausta, e non volevo far altro che andarmene da quella casa.

Sentivo di aver bisogno di un amico.

Afferrai lo zaino e lo riempi con alcuni vestiti e alcuni oggetti che mi sarebbero potuti servire, e poi andai verso la finestra, aprendola.

Il tetto del garage era proprio sotto la mia finestra, e riuscii con qualche sforzo a saltarci sopra, iniziando a camminare verso l'orlo, saltando a terra.

Era già il tramonto, e non conoscevo molto bene la strada per andare da Stiles, ma dopo circa una mezz'oretta riconobbi la casa.

Bussai, e aspettai ancora un paio di minuti prima che finalmente qualcuno mi aprì la porta.

Era un uomo dai capelli grigi e il corpo tonico; non ci misi molto a capire che era lo sceriffo.

"Salve." Dissi, sorridendo "Sto cercando Stiles, sono Virginia, una sua amica."

"Oh, Virginia, la figlia del nuovo arrivato." Sorrise, facendomi entrare "Stiles è di sopra, rimani a cena?"

"Oh, ehm, beh, se non è un disturbo."

"Nessun disturbo, oggi ci sono le costolette."

Sorrisi, osservando l'uomo correre in cucina per evitare che la cena del figlio si bruci.

Mi ricordava tanto mio padre prima di arrivare a Beacon Hills, anche lui era così premuroso.

Salì le scale, trovando la porta della camera di Stiles già aperta: lui era steso sul letto e leggeva un libro.

Aprii piano la porta, ma il leggero scricchiolio lo fece comunque mettere in allerta.

"V?" Chiese, mettendosi seduto "Che succede?"

E non riuscii più a contenermi.

Corsi da lui e mi fiondai fra le sue braccia, iniziando a piangere tutte le mie lacrime.

Tutto quello era troppo per me, ed ero quasi certa che non c'è l'avrei mai fatta.

Prima i licantropi, poi Scott, poi i cacciatori e mio padre.

Ero abbastanza forte per sopportare per sopportare tutto quello?

"V, che succede?" Chiese Stiles, accarezzandomi i capelli.

"Non c'è la posso fare, Stiles, è troppo da sopportare da soli."

Stiles mi prese il viso fra le guance, asciugandomi le lacrime con i pollici "Tu non sei da sola, V, io ti starò sempre al fianco, okay?"

Guardai i suoi occhi, trovando tutta la speranza che sentivo che mi stava venendo meno in quel momento.

"Okay." Dissi, e Stiles mi strinse di nuovo fra le sue braccia.

Può un momento durare per sempre?

Hidden {s.s} Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora