CAPITOLO XXIV

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Vidi un albero con un tronco abbastanza robusto, largo. Decisi di nascondermi lì dietro. Avevo il fiatone, ed anche bisogno di un posto sicuro dove nascondermi per sfuggire a quei due. Dopo qualche minuto, da dietro l'albero, li vidi. Erano gli stessi uomini che mi avevano fermato la sera precedente spacciandosi per poliziotti. 

''Dov'è? Dov'è cazzo!! L'abbiamo persa sei un idiota! Meno male che era morta''. Disse uno dei due rivolgendosi all'altro, spingendolo e con tono alterato.

''Sembrava morta cazzo! Non so dove sia andata. Potrebbe essere ovunque''.

''Guardiamoci intorno, non può essere lontana insomma, c'è poco da nascondersi qui. Guarda dietro quell'albero''.

Oddio, aveva detto ''quell'albero'', riferendosi a quello dov'ero io. Dovevo pensare in fretta, si stava avvicinando e non potevo correre.

Drin Drin..

Squillò un telefono, per fortuna non era il mio, dato che non sapevo neanche che fine avesse fatto. Quello che stava venendo verso di me rispose, girandosi verso l'altro.

''Pronto. Si l'abbiamo persa capo. Va bene. Le farò sapere''.

Riattaccò.

L'altro domandò: ''Allora? Che ha detto?''.

''Si è incazzato come una bestia. Ha detto di trovarla, che altro. Forza andiamo, cerchiamo dall'altra parte, qui non c'è''.

Il ginocchio e la schiena mi facevano male, non ce la facevo più a stare curva. Dovevo spostarmi e poggiare la schiena. Decisi di girarmi pian piano, mettendomi con le spalle poggiate all'albero.

Cric..

Pestai un ramoscello che scricchiolò rompendosi. Si girarono.

''Hai sentito qualcosa?''.

''Si. Proveniva da quell'albero. Andiamo a vedere''.

Si avvicinarono velocemente, iniziai a sudare ma decisi di rimanere immobile con le spalle all'albero. Mi misi una mano sulla bocca per evitare di far sentire il respiro. Vidi un serpente passare sul mio piede. L'istinto primario fu quello di spostarlo, allontanando così anche il serpente, ma non potevo, non potevo rischiare di fare altro rumore. Mi toccò restare immobile. Immediatamente posi anche l'altra mano sulla bocca per evitare di urlare, sarebbe stata la fine. 

''Ma che cazzo mi fai fare?? E' un serpente non vedi?? Che cretino!! Ed io sono più cretino di te che ti vengo dietro. Quella stronzetta starà ancora correndo da qualche parte e tu mi fai andare dietro ai serpenti''.

''Ed io che cazzo ne sapevo? Almeno abbiamo controllato. Quando Matt ci urlerà che non siamo stati abbastanza attenti, potremmo dirgli che almeno abbiamo controllato bene''. Disse l'altro.

Girai pian piano il capo, evitando il più possibile di fare rumore. Li vidi allontanarsi. Non potevo crederci. Avevo sentito bene? ''Matt''?? Quel Matt?? Matt Wellington?? Mi crollò il mondo addosso. Ero sconcertata, schifata.

''Mm, e che cazzo te ne fai scusa? Ormai è scappata. Il guaio lo abbiamo fatto. Cammina va, che è meglio. Idiota che non sei altro''. Lo spinse. 

Erano sempre più lontani. Rimasi li ferma, immobile, fin quando non li vidi quasi più. Mi rigirai dall'altra parte. Tolsi le mani dalla bocca, tirai un sospiro di sollievo, potevo respirare in maniera tranquilla finalmente. Ero distrutta. Poi mi lasciai andare fino a sedermi a terra. Il sole era alto nel cielo, non sapevo quanto tempo avevo fino al tramonto. Feci passare un po' di tempo, mi prese il sonno, dopotutto erano 24 ore che non chiudevo occhio. Al mio risveglio, mi ritrovai lì, al punto di partenza, di nuovo in quella stanza maledetta legata ed imbavagliata, con quei due che, guardandomi, risero, dicendo: ''Adesso non ci scappi più''..

 Al mio risveglio, mi ritrovai lì, al punto di partenza, di nuovo in quella stanza maledetta legata ed imbavagliata, con quei due che, guardandomi, risero, dicendo: ''Adesso non ci scappi più''

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