Fifteen. Altwar.

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"Stephen!", lo chiamo, prima di iniziare a correre.
Il ragazzo si nasconde dietro un mobile per schivare un colpo della creatura e poi mi segue.
Destra, sinistra, destra, sinistra, destra...queste strade sembrano tutte uguali!
Svoltiamo fino ad arrivare davanti alla porta di un vecchio garage; all'improvviso mi sento debole e, proprio mentre sto pee cadere, sento qualcosa di viscido che mi afferra la caviglia, che si stacca improvvisamente dopo poco.
Una volta entrati utilizzo tutta la forza che mi rimane per chiudere la serranda e poi inizio a non vedere più nulla.

Quando mi sveglio, avrei potuto giurare di aver sentito qualcuno chiamarmi.
"Eireen, svegliati!", esclama Stephen.
Riprendo coscienza, "quanto ho dormito?", chiedo, più a me stessa che a lui.
"Tre giorni, eri molto debole e non smettevi di sanguinare. Ho avuto paura."
Mi alzo di scatto e mi sento la schiena tutta appiccicosa: sono tutta sudata.
Guardo il ragazzo con aria interrogativa e non ottengo una risposta ma una scatoletta di cibo, mi siedo quindi a gambe incrociate e inizio a mangiare: non pensavo di avere così fame!
Ogni tanto Stephen mi guarda di sottecchi, tanto da farmi venire il dubbio che 1. Abbia qualcosa in faccia 2. Lui stia nascondendo qualcosa. Forse in queste condizioni la prima è la più probabile.
Inizio quindi a strofinarmi la bocca insistentemente, fino a quando non mi parla: "Continuavi a mormorare un nome nel sonno", fa una piccola pausa e mi guarda preoccupato, "Altwar".
A quella parola, inizio a sentire un rumore assordante che molto velocemente si trasforma in una voce: "Eireen...ragazza mia...vieni...vieni da me..."
"Cosa vuoi!", urlo, e, anche se ho gli occhi socchiusi, riesco a vedere Stephen che si avvicina a me cercando di calmarmi e io che lo spingo via malamente con i miei poteri, fino a farlo sbattere contro al muro. Sono fuori controllo. Non volevo fargli del male.
"Cercami...sulle montagne...cerca la bellezza caduta di coloro che, portate dal vento, parlano di amore...e purezza..."
Continuo a gridare anche quando la voce smette di parlarmi, fino a quando non mi accorgo di Stephen.
Mi avvicino a lui, "Scusa, non volevo colpirti. Non ero in me."
"Tranquilla, non è niente", mi risponde, rivolgendomi un sorriso abbozzato.

"Altwar...Altwar...Altwar...", continuo a ripetere questo nome, mentre cammino ininterrottamente su e giù per la stanza.
"Altwar vorrebbe sapere se tu avessi intenzione di creare un uragano", dice il ragazzo, beffardo.
A questa affermazione smetto di camminare.
"Nessuna idea?", mi chiede.
"Mi serve il tuo aiuto", mormoro, guardando il ragazzo con occhi socchiusi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 12, 2017 ⏰

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