Four. Room 101.

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"Chi è stato torturato rimane torturato.
La tortura è marcata nella carne con ferro rovente, anche se nessuna traccia clinicamente oggettiva è più identificabile."

Jean Améry (Hans Mayer), Par de là le crime et le châtiment, 1966.

Prego che Stephen non venga preso quando cerco di liberarmi dalla presa di Menhit e i suoi uomini mi catturano di nuovo.
Salgo in macchina.
"Perché devi complicare sempre le cose, Eireen?",chiede la donna.
La guardo, disgustata.
"Lo sai che vogliamo solo il tuo bene"
"Se per 'bene' intendete esperimenti su esperimenti, torture per sviluppare i miei poteri che mi creano solo problemi, beh, penso che la vostra concezione di'bene' sia alquanto contorta", rispondo a tono.
La donna mi lancia uno sguardo accattivante.
"Dovresti solo ringraziarci: ti abbiamo preso quando eri sola.
Ti hanno lasciata davanti al nostro laboratorio quando eri piccolissima.
E lo sai perché l'hanno fatto? Perché tu eri diversa.
E noi ti abbiamo accolto!
È così che ci ripaghi?"
Decido di stare zitta, è inutile ragionare con Menhit: il viaggio è lungo ma sembra durare solo un quarto d'ora, visto che navigo nella mia mente.
"Siamo arrivati" 

 Menhit scende e io la seguo a ruota, entrando nel laboratorio.

"Portatela nella 101".



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