parte 1

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Perché perché, era solo un sogno, un altra volta.
Emma, si svegliò, era la milionesima volta che lo sognava, sempre lui, ma lui chi???

Stavolta le sembrava che fosse vero,  poco prima nel suo sogno si era svegliata accanto a un ragazzo meraviglioso, con i capelli scuri, un po lunghi sulle spalle, con dei morbidi riccioli, gli occhi scuri, dei muscoli pazzeschi anche se un po magrolino il suo fisico era bello tonico e forte, ed era il  suo fidanzato lo sapeva bene. Era la prima volta che nel sogno si svegliava accanto a lui, ed era felice come una stupida, la luce del mattino filtrava dalla finestra, lei si stiracchiava, si guardava intorno e lo vedeva, li accanto a lei, era bellissimo mentre dormiva tranquillo con la testa posata sul cuscino accanto al suo, sentiva una gioia e una tranquillità mai provate prima, un sorriso le si allargava sul viso e così mentre sorrideva beata come una rimbambita si era svegliata per davvero.

Non sapeva chi era, neanche come si chiamava, a volte nei suoi sogni lo vedeva solo per un momento, altre stavano passeggiando, o a cena, una volta le stava dando il bacio della buonanotte e i suoi riccioli gli incorniciavano il viso mentre si abbassava per baciarla, ma mai le era capitato di dormire con lui

 Cosa le stava capitando, i sogni erano sempre più reali, iniziava a confondere la sua vita vera con quella che faceva mentre dormiva, e sempre più spesso questo meraviglioso ragazzo era con lei, aiuto, qualcosa non andava.

Già da bambina le capitava di perdersi fra i suoi sogni, tanto che a volte faceva fatica a distinguere se era un sogno ad occhi aperti oppure no, ma allora era una bambina, ora no, aveva quasi trent'anni e la cosa si faceva preoccupante.

Da ragazzina era molto vivace, aveva circa dieci anni quando per la prima volta le capitò di immaginare cose: era una sera d'estate,  era a letto, con le finestre della camera aperte per fare entrare un po d'aria, sentì passare alcune moto, il loro rombo le fece capire che erano parecchie e subito la sua mente corse sulla strada e vide uno di quei gruppi da raduno scorrazzare fuori  di fronte a casa sua.
Si immaginò di avere un po' di anni in più e di poter scappare fuori con una scusa, o di trovarsi ancora in cortile come a volte succedeva, e per un qualche strano motivo quei motociclisti si fermavano, magari per chiedere un'informazione.
Erano dei tipi davvero tosti, con baffi e barba, tatuaggi e bandana in testa, giubbetti di pelle e tutto quello che l'immaginario di Emma poteva aggiungere.
Uno di loro, più giovane forse e più carino senza dubbio, avrebbe messo la moto sul cavalletto e stando li comodamente seduto si scusava per il comportamento dei compagni un po' grezzi e volgarotti, iniziava cosi una breve chiacchierata al termine della quale lui chiedeva se volesse fare un giro in moto, o le chiedeva di accompagnarli fino alla loro destinazione, o era lei che si offriva di accompagnarli, non era molto chiaro nel sogno ad occhi aperti, lui le offriva gentilmente la sua giacca di pelle perchè era un po' fresco rimanendo solo con i jeans e una maglietta bianca, stile Fonzi, e così partivano e si immaginava di stare via tutta la notte, al mattino lui l'avrebbe riaccompagnata a casa, ma a quel punto erano già innamorati e lei avrebbe spiegato il tutto a sua mamma, che si erano trovati che era destino che sarebbero stati insieme per sempre, e che sarebbe partita con lui e il gruppo di motociclisti che giravano il paese in lungo e in largo.

Nel sogno, non c'erano reazioni della madre, semplicemente un accettazione dei fatti, non c'era la preoccupazione di come avrebbero vissuto o come si sarebbero guadagnati il pane, era un sogno ad occhi aperti in una calda serata d'estate. Un bellissimo sogno che piano piano la trascinò in un sonno tranquillo e dolce che la cullò fino al mattino dopo.

Viaggiare con la fantasia era una sua specialità, e quello che poteva immaginare sembrava reale quanto i sogni che faceva mentre dormiva.

Quello  era senz'altro meglio però,  perchè a volte c'era un pirata nello spazio vuoto vicino all'armadio, o i pirana in fondo al letto, o il viso d'ombra sulle tende della finestra di camera sua.

Per non parlare di quando si svegliava da sola in cortile da sonnambula qual'era.

Chissà semplicemente aveva troppa fantasia e a volte questa sconfinava nella realtà, di giorno con i sogni ad occhi aperti e di notte nel sonnambulismo, non ne soffrì per molto, però per quel che poteva ricordare era stato tremendo.

Era nel destinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora