Il mare negli occhi, un uragano nel cuore. [Completa]

61. Difficili sopportazioni ♀♂

Mio padre mi sta trapassando con lo sguardo.

«E quando avevi intenzione di dirmelo!?» sbotta è letteralmente in collera.

«Te lo sto dicendo ora!»

Serra le labbra in una linea incredibilmente dura.

«Sì, beh, ora non è sufficiente!»

Alzo gli occhi al cielo esasperata.

«Stai alzando gli occhi al cielo!?» mi fulmina con lo sguardo.

«Perchè non riesci mai ad essere felice per me!?» gli urlo contro.

«Ma stai scherzando!? Quello si presenta qui dopo tutto quel silenzio in cui probabilmente ha fatto i suoi porci comodi e tu cadi fra le sue braccia!?» mi fissa truce « cadi dalla tua nuvoletta angioletto, potresti ritrovarti gravemente scottata.» aggiunge in tono duro.

«Non capisci niente!»

«No, tu cara mia non capisci e hai le fette di salame sugli occhi!»

Aspetto con pazienza che risalga la scaletta, ma sento urlare. 

«Dove credi di andare?» 

La vedo comparire dal dislivello. 

«Calmati, papà.»

«No, non mi calmo!» 

È lui. 

Lei mi corre incontro, non sta piangendo, ma ci manca poco. 

«Cosa è successo?» le chiedo in un sussurro. 

Si, stringe a me senza rispondermi. 

«Ti prego, portami via.» ha la voce rotta. 

Le porgo il suo casco ed è lì che lo vedo, suo padre che mi trafigge con lo sguardo da parte a parte.

Penso che se potesse mi ammazzerebbe. 

«Tu non la porti da nessuna parte!» mi minaccia. 

Lo fisso truce e lui fa altrettanto con me.

«È incinta, razza di cretino, non può di certo salire su una moto.» mi urla contro. 

Gli sorrido, non me ne fotte un cazzo di quello che pensa.

«Non dovresti nemmeno essere qui, non ti voglio in casa mia!»

Aiuto Shay a salire dietro di me.

Lo guardo con aria di sfida, mentre metto il piede sulla pedivella, cosa crede? Non sono come mio padre, non ho intenzione di farmi mettere i piedi in testa.

Lei è mia e non può portarmela via, la sua cazzo di vittoria la ha già avuta, che se ne torni da sua moglie. 

Faccio una smorfia a questo pensiero.

Lo detesto. 

Lo odio. 

«Shaylene, scendi da quella cazzo di moto, è un ordine!»