CAPITOLO UNDICI (revisionato)

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Liam camminava tranquillamente sul marciapiede tenendo le mani nelle tasche dei jeans.

Un'ombra vicino ad un albero attirò la sua attenzione, ma quando cercò di capire di cosa si trattasse questa sgusciò via veloce e silenziosa, verso la casa di Helen.

Si mise all'inseguimento, determinato come non mai a scoprire cosa preoccupava tutti i cittadini di Kindleck.

Mentre correva, tirò fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni il suo telefono e chiamò Helen per dirle di raggiungerlo. Quando lei gli chiese dove si trovava, lui aveva appena perso di vista l'ombra.

Dopo qualche secondo riuscì a cogliere un guizzo con la coda dell'occhio, l'aveva ritrovata.

«Ehm, potrebbe sembrarti strano, ma quella strana ombra è appena entrata nella fabbrica di tuo padre, io vado subito lì, raggiungimi appena puoi.»

Corse fino alla casa della ragazza e poi svoltò a sinistra fino ad arrivare al cancello in ferro battuto che, insieme alla rete metallica, delimitava il cortile della fabbrica.

L'erba era curata e c'erano alcuni alberi che permettevano di godersi il clima estivo anche restando all'ombra. C'erano anche alcuni cespugli di rose che contrastavano il grigio chiaro della struttura.

La fabbrica era di medie dimensioni, aveva due piani e, sulla facciata frontale, c'erano quattro finestre.

Helen arrivò qualche minuto dopo, i capelli raccolti disordinatamente e lo sguardo preoccupato.

«Sei sicuro che sia entrato qui? Qualunque cosa sia quell'ombra.»

«Sì, sono sicurissimo, ora però dobbiamo entrare.»

Helen annuì e appena spinse leggermente il cancello, questo si aprì, cigolando flebilmente.

La stradina che portava alla porta d'ingresso era formata da sassi neri e grigi così piccoli da sembrare sabbia.

Arrivarono alla porta principale, ma, al contrario del cancello, questa era chiusa a chiave. Era di un legno scurissimo e massiccio, con alcune venature molto profonde e altre così superficiali da sembrare solamente graffi.

Provarono più e più volte a spingere verso il basso la maniglia grigia, ma senza alcun risultato.

Liam continuò a provare fino a quando non si arrese. Si sedette per terra con le spalle verso il muro e le ginocchia strette al petto: cosa poteva fare? Tutti gli sforzi fatti per smascherare il colpevole stavano andando in fumo solo per una stupida maniglia.

«Liam, vieni a vedere qui! - La voce di Helen lo distolse dai suoi pensieri. -Una delle finestre del primo piano è rimasta aperta e lì vicino c'è un albero. Potremmo provare ad arrampicarci, vieni con me, da sola non posso farcela.»

Il ragazzo si alzò e si spolverò le mani sui pantaloni. Helen, intanto, saltò e riuscì ad afferrare con entrambe le mani il ramo più basso dell'albero.

Era un albero abbastanza alto da permettere di salirci e raggiungere quella finestra senza troppe complicazioni. La pianta aveva la corteccia scura ed i rami nodosi, le foglie grandi e scure, con qualche formica che camminava qua e là, ma alcuni rami erano troppo sottili per riuscire a reggere il peso anche di uno solo dei due ragazzi. L'arrampicata poteva diventare pericolosa, se non fossero stati prudenti.

Helen riuscì ad arrampicarsi fino al terzo ramo, ne mancavano ancora due per arrivare all'altezza della finestra e fortunatamente non soffriva di vertigini.

Nel frattempo anche Liam era riuscito a salire e l'aveva quasi raggiunta.

Quando arrivarono all'ultimo ramo, Helen, in equilibrio precario, si avvicinò al tronco.

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora