CAPITOLO TREDICI (revisionato)

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Tutto ad un tratto il vento si placò e sia le finestre che le porte si chiusero contemporaneamente con un tonfo sordo.

Tutto tornò com'era prima, in una frazione di secondo, solo che le bambole erano sparite, lasciando spazio a dei bambini.

Tuttavia, non erano normali bambini: la loro immagine era sbiadita e traslucida, come se non si trovassero lì veramente. Erano fantasmi.

Jonathan alzò gli occhi e incontrò lo sguardo severo e accusatore di sua figlia, che da lui si aspettava delle risposte. Ne rimase colpito, ma allo stesso tempo sapeva che prima o poi lei lo avrebbe scoperto.

Sin da ragazzino, dopo il rogo della fabbrica di bambole, per mantenere fede al giuramento fatto sulla tomba di Michael, Jonathan si era interessato a come riportare in vita le persone, ma non aveva trovato nulla che facesse per lui. I suoi amici erano stati bruciati e di loro erano rimaste solo le ceneri sparse sul pavimento della fabbrica.

Aveva, quindi, pensato che le loro anime potessero essere rimaste imprigionate nei loro resti e che, se avesse creato qualcosa con le loro ceneri, li avrebbe riavuti indietro.

Aveva fatto degli esperimenti. Aveva iniziato con un pesce rosso. Aveva pregato i suoi genitori di comprargliene uno, poi una sera, mentre i suoi non potevano vederlo, lo aveva bruciato. Non aveva raggiunto una temperatura abbastanza alta da farlo diventare cenere, quindi aveva tagliato finemente i resti del corpicino carbonizzato.

Il giorno dopo aveva preso dell'argilla e, mischiatala con quel che rimaneva del pesce, l'aveva modellata fino ad ottenere un pesciolino. Infine, aveva cotto il tutto e aveva ottenuto un pesciolino rossastro un po' deforme. Non aveva mai avuto grandi doti nei lavori manuali.

Si era rigirato tra le mani quel piccolo pesce pensando che era solo un illuso se pensava davvero che avrebbe nuotato.

Alla fine, aveva deciso di ributtarlo nella boccia d'acqua aspettando di vederlo affondare lentamente fino a quando non si fosse adagiato sui sassolini azzurri del fondo della vasca. Prese con due dita la pinna dorsale e lo lasciò cadere nell'acqua.

Appena il pesciolino fu completamente immerso nell'acqua, iniziò a dimenarsi provocando schizzi che finirono anche sul viso sbalordito del ragazzo. Il suo esperimento era andato a buon fine!

Aveva nascosto il tutto sotto al letto, ed aveva iniziato a nutrire il pesce come prima. Tuttavia l'animale morì quando tutta la famiglia partì per le vacanze. Jonathan aveva provato a riportarlo indietro come aveva fatto in precedenza, ma non ci era riuscito.

Poi aveva fatto la stessa cosa con le ceneri dei suoi amici, e da quel momento si era ritrovato in quella complicata situazione.

Vide uno dei bambini avvicinarsi: era Michael. Lo riconobbe immediatamente dalla spruzzata di lentiggini che aveva sul naso e sulle guance e dai capelli rossi e lisci che gli ricadevano davanti agli occhi. Era proprio come se lo ricordava, non era mai cambiato.

Quelle che in quel momento scorrevano sulle sue guance erano lacrime di pura felicità mischiata a tanta tristezza: ora Michael se ne sarebbe andato per sempre, insieme a tutti gli altri.

I due si abbracciarono, nonostante la natura apparentemente incorporea del fantasma, e quando il bambino si sciolse dall'abbraccio gli sorrise dolcemente e mormorò: «Non sei diventato un rammollito come Robbie, hai avuto due magnifici figli e sei rimasto il migliore amico che tutti potrebbero desiderare. Addio Jonathan, ci rincontreremo, un giorno...»

Dopo aver detto quelle parole il bambino si girò, dando le spalle all'uomo inginocchiato, si sistemò la maglietta arancione e raggiunse gli altri bambini. Ne prese per mano una, Margaret, che aveva i capelli biondi raccolti in due trecce che ricadevano sulle spalle e indossava un vestitino celeste che la faceva sembrare un angelo. In effetti, tutti quei bambini erano angeli, nonostante ciò che avevano fatto.

Tutti i bambini iniziarono a camminare, ad ogni passo salivano sempre più in alto, come se stessero percorrendo una scala invisibile che li avrebbe portati dovunque fosse il loro posto.

Quando i loro corpi furono ad un passo dallo scomparire, arrivarono anche altre figure, adulte, quasi due per ogni bambino, probabilmente i genitori morti di quei poveri bimbi a cui la vita era stata tolta troppo presto perché potessero vivere a pieno la vita.

Genitori che avevano vissuto tormentati dal desiderio di rivedere i loro figli, e che ora stavano rivedendo per la prima volta dopo l'incendio, pronti a riunirsi per sempre.


A me le ultime scene hanno fatto commuovere. Voi come avete reagito?

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora