FILIP HANSEN (revisionato)

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Era affascinante, pensò Ben, vedere come l'affetto rendeva stupide le persone.

Dopo aver gettato nel fuoco Adrian, i suoi compagni lo avevano guardato con terrore e ammirazione allo stesso tempo. Loro non avevano coraggio, e lui lo aveva sempre saputo. Loro parlavano tanto di come erano assetati di vendetta, ma in realtà la metà di loro non aveva nemmeno ucciso una mosca. Solo i gemelli, Andrew e, detestava ammetterlo, Michael, potevano capirlo.

Quando il corpo di Adrian aveva iniziato a contorcersi in mezzo alle fiamme, loro erano scappati, sfruttando il fumo grigio e la confusione a loro vantaggio.

Margaret e George, seguiti da Hannah e Susan, avevano deciso di andarsene, per non rischiare troppo, solo Tom era rimasto con Ben, troppo affascinato dalle fiamme per tornare in quella che ora definivano casa.

Si arrampicarono fino ad arrivare in cima alla siepe, raggiungendo, con un solo balzo, il tetto di legno della veranda.

Si misero carponi fino a quando non raggiunsero la parte più vicina al muro bianco, ormai sporco di fuliggine.

Sopra di loro c'era un piccolo terrazzo: perfetto per osservare, senza essere visti, ciò a cui avevano dato vita.

Con un salto, Ben sfiorò con le dita il bordo del balcone, ma scivolò giù. Al secondo tentativo riuscì ad aggrapparsi e a tirarsi su, finendo disteso sul pavimento grigiastro del terrazzino. Tom arrivò di fianco a lui qualche istante più tardi.

Si alzarono in piedi e si avvicinarono al parapetto. Guardarono in basso, ma non riuscirono a vedere granché. Tuttavia, tra il fumo e le fiamme, Ben riuscì a scorgere qualcosa, proprio dove si trovavano prima di andarsene.

«Tom, lo vedi lì... credo stia piangendo, o forse sta bruciando. O forse tutte e due le cose.» Il bambino rispose alzando le spalle e tornò a guardare la scena che stava osservando poco prima.

Il corpicino nero di Adrian era schiacciato sotto quello di suo padre, gravemente ustionato. Era morto piangendo il figlio, ucciso dalla sua stessa fame di informazioni.

«Sei sempre così silenzioso?» Chiese Ben rivolto al bambino accanto a lui. «Che c'è, il gatto ti ha mangiato la lingua?» Domandò credendo di essere stato spiritoso.

Tom sorrise scuotendo la testa, più per cortesia che altro. Era abituato a quel tipo di affermazioni ed era consapevole di essere molto timido.

«Mi piace ascoltare gli altri e osservare, sono solo timido, ma credo che noi due potremmo andare d'accordo.» Si girò e tornò a guardare sotto di lui.

Iniziò a sognare ad occhi aperti, come faceva spesso, immaginandosi ciò che probabilmente aveva provato Filip Hansen, dopo aver visto suo figlio inghiottito dalle fiamme. Forse era riuscito a raggiungerlo quando ancora la vita non lo aveva abbandonato del tutto.

Gli era morto tra le braccia. Ciò che restava dei capelli castani spettinati, copriva parzialmente il volto bruciato, come il resto del corpo. Aveva esalato l'ultimo respiro quella sera, tra le braccia del padre, Adrian Hansen. Il suo corpo, se così si poteva ancora chiamare, rovente e dilaniato dalle fiamme, era stato abbandonato dalla sua anima che era lentamente volata verso il cielo, osservando quella scena dall'alto.

Suo padre era rimasto a piangere, con il corpo del figlio minore tra le braccia, fino a quando quel vortice di fiamme e fumo, non aveva ucciso anche lui.

Videro arrivare un'altra figura, un bambino, di circa undici anni. Aveva la stessa aura di suo padre e suo fratello, che stavano stesi a pochi passi da lui.

Non li aveva ancora visti, ma presto se ne sarebbe accorto.

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora