CAPITOLO DODICI (revisionato)

198 43 7
                                    

Helen iniziò istintivamente a salire velocemente la scala, al buio per evitare di essere vista. Quando fu abbastanza in alto da essere sicura che non la vedessero, ma di riuscire a vedere ciò che stava succedendo sotto di lei, decise di riaccendere la torcia.

Vide Liam che correva tra gli scaffali, cercando di scappare dalle bambole -vive! - che gli erano alle calcagna e cercavano di prenderlo. In realtà, lui non aveva fatto nulla per provocarle, ma probabilmente le bambole si erano spaventate e avevano avuto paura che facesse qualcosa contro di loro. Nella migliore delle ipotesi...

Lo vide cadere a terra, inciampato nei suoi stessi piedi, e così, mentre urlava il suo nome, ridiscese e si precipitò verso di lui rovesciando uno scaffale davanti alle bambole per rallentare il loro arrivo.

Aveva paura di loro, avevano ucciso tutte quelle persone in modi orribili e in poco tempo, ma doveva salvare il suo amico.

Quando entrambi si furono rialzati, si diressero nuovamente verso la scala e questa volta fu Liam a salire per primo, seguito da Helen, che di tanto in tanto gettava occhiate verso il basso per capire cosa stesse succedendo.

Ad un certo punto della salita, la torcia le scivolò dalla mano e cadde a terra, illuminando dal basso la scala a pioli.

Alcune bambole avevano iniziato ad arrampicarsi sulla scala, erano impacciate e le loro dita paffute scivolavano sul metallo, ma in ogni caso li stavano raggiungendo in fretta.

I due ragazzi continuarono a salire, sentendo sotto di loro i rumori delle bambole che salivano più velocemente possibile cercando di raggiungerli.

Helen si fermò vedendo Liam immobile sopra di lei.

«Che succede?» Chiese la ragazza in tono preoccupato.

«Non...non riesco ad aprirla!» Rispose lui in tono preoccupato. Con una mano si teneva aggrappato all'ultimo piolo, mentre con l'altro braccio cercava di spingere verso l'alto per aprire la botola.

«Sembra bloccata, ma non credo che ci sia qualcuno, forse è solo incastrata...»

«Sarà anche incastrata, ma io vorrei uscire viva da qui. Prova ad usare tutte e due le mani, io ti tengo per le gambe così non cadi, ma fai in fretta, sono quasi arrivate - guardò in basso per controllare la situazione, le bambole erano sempre più vicine e non sembravano aver intenzione di fermarsi. -e non mi sembrano in vena di fare amicizia, sai com'è, probabilmente vogliono vedere il nostro sangue scorrere tra le loro dita mentre sogghignano pensando ai nostri volti agonizzanti. Magari ci faranno un quadro con il nostro sangue, un bel giardino di fiori rossi, certo, dopo un po' potrebbe iniziare a puzzare, ma non sono sicura che le bambole riescano a sentire gli odori. Secondo te, se si trovano davanti un sacco di spazzatura o un hamburger per loro fa differenza?» Helen aveva iniziato a ridacchiare nervosamente, diceva cose senza senso per cercare di allontanare il pensiero della morte, ma in realtà avrebbe voluto diventare invisibile per scappare senza essere vista.

«Helen, stai zitta! Sto cercando di salvarci la vita, quindi non diventare paranoica e smettila di straparlare.» Disse il ragazzo spazientito.

Stavano rischiando la vita e non capiva come la ragazza potesse pensare a quadri dipinti con il loro sangue o cibo e spazzatura messi a confronto. Dopo aver concentrato tutte le sue forze per riuscire a sbloccare la botola, quella si aprì e lui per poco non cadde all'indietro a causa della sorpresa.

Uscirono tutti e due e chiusero velocemente il portello, appoggiandocisi sopra e facendo un respiro di sollievo.

«Un prato di fiori rossi... certo che hai davvero molta fantasia, se facessi parte della tua famiglia probabilmente non riuscirei a dormire tranquillo, hai scherzato sulla nostra morte immaginando come verrebbe un quadro fatto con il nostro sangue!» Liam ridacchiò lanciando uno sguardo alla ragazza al suo fianco, lei gli tirò una gomitata e rise a sua volta.

The Dolls (vincitrice Wattys 2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora