11.

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                                                 Jimin's pov.
"C-cosa?!" Riesco solo a dire.
"Si cazzo Jimin, hai sentito bene!
Hanno rapito Cher, C-h-e-r!" Scandisce il suo nome per farmi capire meglio.
"Come cazzo è stato possibile! Spiega!" Urlo per la rabbia, e forse per l'agitazione.
Intanto gli occhi di tutti gli invitati sono puntati su di noi.
Suga sbuffa guardandosi intorno.
"Andiamo fuori." Si avvia e provo a seguirlo, ma Yun mi blocca un braccio.
Oh giusto, c'è Yun.
"Jiminie, dove vai? Non vuoi stare con me?" Chiede mordendosi il labbro.
"Non chiamarmi in quel modo.
E lasciami andare!" Ritiro con molta forza il braccio e corro fino a davanti casa.
"Spiega, avanti!" Mi passo una mano fra i capelli, continuando a fare avanti e indietro.
In fondo, è già stata rapita da me...
Ma al diavolo! Io non le ho fatto del male, e sicuramente non glielo farò mai.
Non so nemmeno con chi è, cazzo!
"Ho cercato per tutta la casa, andando anche al secondo e al terzo piano, guardando in tutte la stanze, ma di Cher non c'era traccia.
Ho guardato fuori, ma ancora nessuna traccia.
A quel punto ho chiesto a Mok se potevo guardare il filmato delle telecamere che sono poste al cancello, ma no, Cher non è uscita dal cancello.
Sempre dalle telecamere, ho visto uscire questa macchina, una Mercedes bianca, con lei seduta accanto al posto del guidatore." Dice Suga tutto in un fiato.
"E hai visto chi c'era alla guida?" Chiedo preoccupato.
"Purtroppo no. Se solo fossi stato con lei..." Ammette abbassando lo sguardo.
"Infatti."
"Ti ricordo che sei stato tu a portarla qua, quindi era compito tuo tenerla d'occhio!" Mi urla contro.
Sto solo in silenzio, ha ragione.
"Dobbiamo cercarla.
Chiama tutti i ragazzi. Non gliela darò vinta a quei bastardi!"
                                                 Cher's pov.
Mi risveglio in questa stanza, fredda e spoglia.
Sono legata ad una sedia.
Per mia sfortuna ricordo tutto a memoria, era meglio dimenticarsi di una cosa del genere.
Le immagini mi tornano in mente:
Quell' uomo che mi chiede cosa ci facevo tutta sola, e io che ovviamente non ho risposto, aveva un'aria inquietante, molto inquietante.
Iniziava a farmi domande su domande, alle quali non rispondevo.
Una volta stufata, mi alzo in piedi e provo a rientrare in quella villa, ma mi blocca per un braccio.
Vista la sua forza, è stato un gioco portarmi in macchina.
Urlare e dimenarsi è stato inutile, ma almeno ci ho provato.
Dio, se credevo che Jimin è un pazzo, questo è da manicomio proprio.

"Ciao piccolina." Quel tipo entra nella stanza, con un sorriso che farebbe paura alla paura.
"Cosa vuoi da me? E cosa ci faccio io qui?" Chiedo fissandolo, negli occhi, ma abbasso subito lo sguardo.
"Mh, vediamo. Park Jimin, ti dice niente questo nome?"
"Sì... Ma cosa c'entra lui?" Chiedo confusa.
"Beh, Jimin, quel bastardo lui e tutta la sua banda di scemi.
Mi devono dei soldi, tanti soldi.
Sai per cosa? Per la droga. Oh, ma non droga leggera come erba, droga pesante, come eroina o cocaina.
È da 2 anni che mi devono soldi, non so se hanno smesso con la droga, ma comunque sia, voglio i soldi." Dice girandomi intorno.
"Cosa cazzo vuoi da me?" Mi altero, ma so che non servirà a niente.
"Sai, ti ho scrutata per molto tempo.
So che abiti con Jimin, quindi, quale modo se non rapire te?" Mi sto spaventando, letteralmente.
"Io e Jimin non stiamo insieme." Affermo.
"Ragazzina, con me non prendi in giro, lo sai vero?" Fa una risata isterica, per poi tornare subito serio.
"Voglio andarmene da qui." Chiudo gli occhi.
"Illusa, prima dobbiamo divertirci." Si lecca le labbra, e ciò è molto disgustoso.
Ha sulla quarantina, è abbastanza basso e grasso, molto grasso, e non ha l'aria di uno pulito.
Inizio a piangere, ma quel gesto lo fa innervosire, e mi lascia andare un ceffone.
1 mese dopo.
È passato un mese da quando questo tizio mi ha rinchiusa qui dentro.
Ha sempre provato a violentarmi, ma fortunatamente non ci è mai riuscito.
Mi ha solo picchiata, e anche forte, ho lividi ovunque.
Mi faceva mangiare se tutto andava bene, un giorno si e un giorno no, e solo un pasto.
Dio, non oso immaginare che aspetto ho adesso.
Sono distesa su quella sotto specie di letto, a pensare a come uscire.
Mi guardo intorno cercando qualche oggetto con cui aggredirlo, e, finalmente lo trovo rovistando tra i cassetti.
È una statuetta di ferro, dovrebbe fare abbastanza male.
La nascondo dentro le coperte e fingo di dormire, aspettando il rientro di quell' uomo.
Eccolo, seduto di fianco davanti a me con le spalle girate, intento a guardare il telefono.
Ce la puoi fare Cher.
1, 2, 3.
Tiro un colpo forte alla testa, ma purtroppo lo fa solo cadere a terra, visto che non ho molte forze.
È ancora cosciente e sta cercando di rialzarsi, a quel punto gli tiro un calcio sullo stomaco, e esco via da quella topaia.
Perché non ci avevo pensato prima?
Una volta uscita controllo la via e il numero civico, poi corro corro e corro, anche se non ho le forze.
Ma, adesso sono libera pure da Jimin Park? Tornerò nella mia amata Seul?
Prima però devo trovare un bar dove potrei usare il telefono per avvisare la polizia.
Nel mentre corro vado a sbattere contro qualcuno.
La sfortuna vuole che quel qualcuno sia Jimin Park.
"Cher?" Spalanca gli occhi quasi incredulo.
Non rispondo, mi limito solo a guardarlo.
"Non ci posso credere. Andiamo a casa, devi raccontarmi tutto, quel bastardo non l'avrà liscia.
Lo seguo fino alla macchina e poi salgo, pensavo davvero di scappare da lui?

Una volta entrati nell' abitazione, decido di andarmi a fare una doccia, poi gli spiegherò tutto.
Cavolo, ho veramente un pessimo aspetto, mi schifo da sola.
Mi siedo sul divano, accanto a lui.
Appena sente la mia presenza, posa il telefono.
Mi guarda, lo guardo.
Non ce la faccio più, ho sopportato per un mese.
Scoppio in lacrime abbracciandolo.
Rimane spiazzato inizialmente, ma poi stringe la presa.
"Cosa cazzo ti hanno fatto?" Dice a voce alta, alzandomi il viso verso di lui.
Gli spiego tutto, da quando sono stata rapita a quando sono riuscita a scappare.
"Sai Cher, ti ho cercata.
Non ho mai smesso di farlo, anche se non avevo la minima idea di dove tu fossi. Ti ho cercata per tutta Tokyo, ma inutilmente.
Ti hanno cercata anche i ragazzi, giorno e notte. In particolar modo Suga e Jungkook." Dice stringendo le labbra in una linea.
Faccio una finta risata.
"Per te sono solo una delle tante, a nessuno importa di me. Ricordi vero, Jimin? È questo ciò che mi hai detto un mese fa. Non mi sono mai scordata di queste parole." Dico la verità.
"Non lo pensavo davvero, c'era Yun, quella ragazza fa un brutto effetto su di me.
Ma ora, sai qualcosa di quel tipo?" Mette una mano sopra la mia, come per rassicurarmi.
Gli descrivo l'aspetto fisico e gli dico l'indirizzo.
"Lee." Dice con uno sguardo infuriato "Io lo ammazzo quello, non doveva toccarti." Lo vedo irrigidirsi.
"Tu stasera te ne stai con Jin e Namjoon, visto che sono i più tranquillo del gruppo, okay?" Annuisco.
"Vi drogate ancora, non è così..?" Chiedo abbassando lo sguardo.
"Non tutti. Io, Namjoon, Jin e Jungkook non più, Suga, Hoseok e Tae ne stanno uscendo, lentamente ma stanno diminuendo le fasi." Dice, si vede che non gli piace parlare di questo argomento.
"Quanti soldi gli dovete?" Chiedo
"Circa diecimila yen.
Ma come sei curiosa oggi?" Sorride lievemente.
D'istinto, lo abbraccio.
Anche se voglio andarmene, c'è qualcosa che me lo impedisce, forse è proprio lui, oltre al fatto che sarebbe quasi impossibile.
"Devi riposarti dopo tutto ciò che hai passato.
Guardati, sei dimagrita troppo, sei anche molto debole." Mi prende per la mano e mi fa strada verso il secondo piano.
Lentamente, mi stendo sul letto, e lui fa lo stesso.
Jimin Park, sei uno stronzo egoista bipolare e anche abbastanza pazzo, ma mi sei mancato, e non poco.
**
Ah Jimin Jimin.
Vi piace il capitolo?

I Love You || ❁Park Jimin❁Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora