«Vuoi un po' di tisana, Ardith?» chiese il vecchio elfo, trafficando con un pentolino che traballava sul fuoco.
La giovane ci pensò su per qualche istante, poi annuì e si avvicinò al nonno con in mano una tazza di terracotta, scheggiata e graffiata dal tempo.
Sophos versò la tisana con attenzione, ben attento a non scottare le mani della nipote che gli porgevano la vecchia tazza. Il calore che la terracotta lasciava passare si irradiò in tutto il corpo di Ardith con suo grande piacere poiché, nonostante fosse quasi estate, le sere passate nel folto degli alberi erano piuttosto fresche.
L'elfa ritornò al tavolo e si sedette. Cominciò a bere a piccoli sorsi, mentre invece Sophos finiva di sistemare le ultime cose sparse in giro per la stanza.
La cena dei due era stata piuttosto spartana e rapida, poiché sia Ardith sia il saggio avevano intenzione di ritornare al più presto sul grosso tomo che li aspettava giù in biblioteca.
L'elfa finì la tisana più in fretta che poteva e risciacquò la tazza nel catino destinato al lavaggio di utensili per la cucina.Andò poi alla finestra e appoggiò la fronte al vetro per osservare meglio. Fuori non era ancora completamente buio perché ormai le giornate si erano allungate notevolmente e di conseguenza anche le ore di luce erano aumentate, ma in ogni caso la poca luce all'esterno stava a indicare che Sophos e Ardith avevano passato molte ore tra libri e scaffali polverosi.
«Scendiamo?» la voce del nonno l'aveva richiamata alla realtà e le aveva improvvisamente ricordato le sue responsabilità, lasciandole un senso di pesantezza attaccato alla pelle.
Si allontanò dal vetro e seguì il vecchio lungo la scala a chiocciola che aveva già sceso poche ore prima.Arrivati all'enorme sala, Ardith non poté fare altro che rimanere, ancora una volta, stupita dalla magnificenza del luogo. Tutti quei libri davano un'impressione di impotenza di fronte allo scorrere dei secoli registrato da quella quantità spropositata di carta. L'elfa si sentì piccolissima.
In pochi passi raggiunsero il libro lasciato in sospeso. In rigoroso silenzio, Sophos lesse alcune righe del testo per riprendere il filo della storia.
«Dove eravamo rimasti?» esordì, corrugando la fronte e poi illuminandosi all'improvviso come folgorato da un'improvvisa rivelazione «Ah sì, ho trovato!».
Si fermò un momento e bevve un po' dell'acqua che aveva provvidenzialmente portato con sé, per poi continuare il racconto lasciato in sospeso.
Le sue parole, inizialmente un po' incerte, piano piano si fecero sempre più sicure e potenti e riuscirono a dipingere nella mente dell'elfa scenari fantastici e fuori dal comune. Sophos era davvero bravo a parlare e lei se ne era resa conto solo in quel momento, quando le vite di elfi e creature straordinarie avevano preso consistenza davanti ai suoi occhi con vivido realismo dando l'impressione di aver appena fatto un tuffo nel passato.Il saggio riprese il racconto esattamente da dove l'aveva interrotto, aggiungendo sempre più dettagli utili a comprendere la travagliata storia del Continente.
Dopo aver lasciato Fartiah e averle voltato le spalle per sempre, i quattro giovani avevano navigato su quella barchetta instabile per poco più di quattro settimane. All'inizio, dopo aver superato il trauma del distacco dall'isola, presi dall'entusiasmo per la nuova vita che si prospettava davanti a loro avevano dato sfogo a tutta la loro vitalità e gioia. Nei primi giorni di navigazione, così avevano scritto loro stessi nel "De Continentis fondatione", non avevano badato molto al razionamento del cibo, perché credevano che in poco tempo avrebbero raggiunto una nuova terra. Dopo due settimane che vedevano, ovunque voltassero la testa, solo una distesa d'acqua, cominciarono seriamente a preoccuparsi perché le provviste erano ormai metà di quelle con cui erano partiti.Takum, che era dotato di enorme senso pratico, prese sulle spalle la grande responsabilità di razionare gli alimenti il più possibile per permettere al gruppetto di arrivare vivo e vegeto sulla terraferma. Ovunque si trovasse questa terraferma.
L'acqua, al contrario del cibo, non fu un grande problema. Tutti e quattro i ragazzi, compresa Synth, avevano fortunatamente imparato da una vecchina di Fartiah numerose nozioni di magia che furono utilissime anche in seguito. Coel si prese la briga di depurare quotidianamente una razione d'acqua che potesse bastare al fabbisogno giornaliero di ognuno. E siccome l'acqua di mare non mancava di certo, i quattro non si trovarono mai a secco. Le fiaschette che portavano al collo erano sempre piene, come d'altronde lo era anche il bottiglione che tenevano ben protetto in caso di necessità.Dopo tre settimane dalla partenza, il piccolo equipaggio si trovò di fronte a una violenta tempesta che avrebbe sicuramente spazzato via l'imbarcazione se non fosse stato per la loro prontezza di riflessi nel creare una bolla protettiva con le loro capacità magiche. I quattro, finita la tempesta, si ritrovarono senza più forze a causa dell'enorme dispendio di energia che la bolla aveva richiesto. Passarono due intere giornate a dormire, mentre la barchetta seguiva per conto suo il destino dei giovani.
Fortunatamente, l'imbarcazione prese una rotta estremamente favorevole. Evitò, come fosse un essere senziente, le rotte che avrebbero portato a un altro mese in mezzo al mare o quelle che avrebbero portato i quattro nelle fauci di orrendi mostri marini.Al loro risveglio, i ragazzi mangiucchiarono qualcosa e si distesero di nuovo a guardare il cielo limpido, mentre Takum - ormai soprannominato "il Capitano" - scrutava l'orizzonte con il cannocchiale che portava sempre con sé.
La vista non era certo delle più incoraggianti: da ogni parte si voltasse vedeva acqua scintillante, più o meno increspata a seconda dell'intensità del vento in quel punto. La prua della barca solcava l'oceano dolcemente e scivolando con grazia divideva l'acqua circostante.Di terraferma, nemmeno l'ombra.Il giovane elfo sospirò e ripose il cannocchiale nella tasca interna del mantello.
Diede un'occhiata ai suoi amici assopiti e sorrise, giurando a se stesso che avrebbe fatto di tutto pur di non scoraggiarli per il futuro incerto che li aspettava.Alla sera del ventinovesimo giorno, però, qualcosa di inaspettato colpì l'attenzione dei ragazzi. Inizialmente non fecero molto caso alle foglie trasportate dalla corrente ma poi, quando un grosso ramo sfiorò lo scafo della barca, la verità apparve cristallina davanti ai loro occhi: si stavano avvicinando alla terraferma. La delusione fu perciò grande quando, dopo molte ore dall'avvistamento, non si era trovato ancora nulla. Si coricarono delusi, sperando che accadesse qualcosa.
E all'alba del trentesimo giorno - come se qualcuno avesse accontentato le loro preghiere - comparì un profilo montuoso all'orizzonte. Non ci si poteva sbagliare. Era un'isola.
I quattro lanciarono grida di gioia e piansero a lungo, stretti in un forte abbraccio di gruppo. La vela della barchetta venne spiegata al massimo e vennero messi i remi in acqua per navigare più velocemente. Prima che il sole tramontasse, l'imbarcazione toccò le rive sabbiose della nuova isola.In poco tempo, i quattro esplorarono tutte le zone circostanti e scoprirono numerosi draghi, fortunatamente mansueti, nelle vicinanze del luogo dove erano approdati, luogo che poi prese il nome di "Fiordo dei Draghi Secolari".
Un po' più distante, trovarono tribù isolate di orchi che vivevano in comunità piccole. Essi, nonostante l'aspetto non particolarmente rassicurante, erano molto disponibili e spiegarono ai quattro elfi che nell'isola non c'erano altri abitanti fuorché loro.Sophos, a questo punto della narrazione, si interruppe e bevve altra acqua per rinfrescarsi un po' la gola.
«Da qui in poi il libro è molto rovinato e mancano molte pagine» disse il vecchio, grattandosi la fronte corrugata «Ma in ogni caso, dopo successe ciò che tutti sappiamo. I quattro crearono un insieme di leggi che valgono tutt'ora e insieme agli orchi formarono il primo nucleo del Continente. In seguito, memori della disgrazia accaduta a Fartiah, pensarono di realizzare quattro amuleti incantati - e noi abbiamo l'onore e l'onere di averne uno- che avrebbero avuto il compito di proteggere i vari popoli. Synth intagliò un bracciale legato al controllo del ghiaccio, Takum realizzò la collana con la fiamma, Coel forgiò l'anello del vento e Ludow la spilla della terra e del mare».
Il saggio voltò l'ultima pagina del tomo e continuò «Sembra che manchi qualche pagina, perché apparentemente era stato scritto altro a proposito degli amuleti. Ma non lo sapremo mai. In ogni caso, spero che il mio racconto ti sia stato utile».Ardith annuì con convinzione, ancora frastornata da tutte le immagini che continuavano a danzarle di fronte agli occhi. Sophos sorrise e fece cenno alla nipote di seguirlo su per la scala a chiocciola. I due ritornarono nella calda stanza del vecchio e Ardith, dopo aver preso in fretta la coperta che le spettava, si distese sul pavimento in legno e cadde in un sonno profondo.
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Eccomi tornata con un capitolo più lungo del solito, che ne pensate?
Finalmente Sophos è riuscito a completare il racconto, nonostante la fame di Ardith :)E non è tutto: mi è venuta in mente un'ideuzza a proposito del "De Continentis fundatione". Forse prima o poi la metterò per iscritto. Vi farò sapere.
Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare un capitolo particolare, un nuovo numero della Gazzetta di Akraholt, legato al capitolo scorso. È già pronto per metà, ma devo trovare l'ispirazione per la seconda parte. Pazientate :)
Elisa
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Ardith e il segreto degli Antichi
FantasíaArdith vive ad Akraholt, una città immersa nella natura e popolata da elfi che rispettano ciò che li circonda. La giovane trascorre le sue giornate in tranquillità e passa molto tempo a casa del saggio Sophos, che da sempre la istruisce sulle arti m...