24 ~ Grifus

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Ardith non poteva credere ai propri occhi. Al suono di quella voce si era voltata di scatto e si era ritrovata davanti all'elfo che qualche tempo prima aveva lasciato una traccia indelebile nel suo cuore.

Grifus era stupito tanto quanto lei e non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che la giovane fosse lì, nella città che tanto amava.
Senza aggiungere altro, l'elfo dai capelli ricci si avvicinò ad Ardith e la strinse in un abbraccio, circondandola con dolcezza.
Ardith ricambiò con gioia e si avvicinò ancora di più all'altro, per poi sussurrargli, con un groppo alla gola: «Non sai quanto tu mi sia mancato»
«Non dirlo a me, Ardith» rispose lui, staccandosi dall'abbraccio con un sorriso. «Cosa ci fai a Laort? Sei forse venuta a trovarmi?»
«In realtà» disse lei in risposta, chinando la testa per l'imbarazzo «Non mi ricordavo nemmeno tu abitassi qua».

Sul volto di Grifus si dipinse un'espressione stupita che si tramutò subito in un finto broncio. Ma nel giro di qualche secondo, dopo che Ardith aveva alzato timidamente lo sguardo per incrociare quello dell'elfo ed esaminare la sua reazione, i due scoppiarono a ridere così fragorosamente che molti elfi, seppur presi dai festeggiamenti, si voltarono per cercare di capire cosa stesse accadendo di così divertente.

«In realtà è una storia lunga e complicata, non so nemmeno da dove cominciare» proseguì lei, ricomponendosi  e sistemandosi la canotta rossa con cura.
«E allora inizia a raccontare, Ardith» disse lui con un sorriso radioso «Seguimi, conosco io un posto tranquillo».

Grifus si avviò con passo deciso verso una direzione a lui ben nota, facendosi strada tra la gente festante che affollava la piazza. L'elfa faticava a stargli dietro, ma non smise un momento di staccare gli occhi dalla nuca dell'amico che si allontanava velocemente.

Le stelle trapuntavano perfette un cielo nero come non si vedeva da mesi e certamente, in quella notte così serena, avrebbero tracciato la rotta per i navigatori che cercavano la via di casa.

Man mano che i due si allontanavano in silenzio dal centro di Laort,  i suoni si facevano sempre più ovattati e la folla più rada, permettendo così ad Ardith di  raggiungere finalmente l'elfo.

«Ancora non te l'ho chiesto, ma sono proprio curiosa di saperlo» fu la prima cosa che gli disse non appena arrivò al fianco del giovane «Perché c'è tutta questa gente? Non ho mai visto una cosa del genere».
L'altro sorrise e le rispose: «Vedi, oggi è il Giorno del Sommor, il primo giorno di estate. È una tradizione qua a Laort festeggiare tutti insieme questo evento, è considerato di buon auspicio. La festa dura tutta la notte e procede fino alla mattina, quando le persone ritornano alle loro abitazioni».

«Ma il Sommor non è solo questo» proseguì ridacchiando e facendo spallucce «È molto importante perché è visto anche come un'occasione per i giovani di trovare un compagno o una compagna. L'ho sempre trovata una cosa buffa».
Ardith, per qualche ragione, arrossì e chinò il capo, mentre Grifus si voltò dall'altra parte per tentare di soffocare le risate.

Intanto erano arrivati in uno spiazzo deserto e isolato al cui centro dominava una maestosa quercia che, a causa delle sue grosse radici, aveva sollevato tutte le pietruzze che lastricavano l'area.
«Vieni» disse lui, prendendo inaspettatamente Ardith per una mano e trascinandola verso l'albero «Penso ti piacerà».

Con grande agilità, i due balzarono su uno dei rami più bassi e si arrampicarono fino al punto più alto che poterono raggiungere.

Ardith non riuscì a contenere lo stupore. Delle assi di legno erano state disposte ordinatamente a formare un piano liscio e tutto attorno i rami frondosi proteggevano quel piccolo mondo da occhi indiscreti.

Guardando verso l'alto, si intravedevano le stelle della costellazione del Cervo Silente e la luminosissima stella Mater brillare tra le verdi foglie della quercia.

Ardith e il segreto degli Antichi  Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora