Percy's pov
Dopo che Annabeth salì sul taxi giallo, entrai nuovamente nell'Empire State Building, dove mia madre, Paul e Nico stavano chiacchierando, o almeno i primi due.
Nico se ne stava appoggiato a una colonna in attesa di qualcosa, in silenzio.
Non appena rientrai, Nico mi venne in contro.
- Com'è andata? -
Sorrisi. - Abbastanza bene. Lei deve andare via. -
Mia madre mi mise una mano sulle spalle.
- Ne sono felice, tesoro. Spero veramente che le cose fra di voi si risolvano. Non ti ho mai visto così felice se non con Annabeth. - Sorrise.
- Ti ha detto cos'è successo? Oppure sono "F.D.I.C"?
Vi spiego la sigla.
F.S.D.I.C significa "Fatti Divini di Importanza Cosmica" e lo usiamo quando c'è qualcosa che mi turba e che non ha niente a che fare con la mia vita ma bensì con quella divina e quindi è molto più complessa la situazione.
È inoltre una sigla che usiamo con Paul quando parliamo. Lui ha sempre ottime idee quando si tratta di salvare il Mondo.Pensate che, quando scoprì di me, si comprò un libro sulla mitologia greca per capire meglio tutte le parentele.
- Direi la seconda, mamma. Ma va tutto bene, sono sicuro che riuscirà a risolvere tutto. Annabeth è forte, io credo in lei. -
Sorrisi.
Nico aveva una faccia talmente tanto schifata, che mi fece ridere.
- Sicuro di essere figlio di Poseidone è non di Afrodite? Mi sembri molto romantico. -
Mi avvicinai a lui e gli misi un braccio sulle spalle.
- Tu e Will eravate molto peggio mio caro Nico. -
Mi fulminò con lo sguardo prima di spostarsi da quel contatto fisico indesiderato.
- Smettila. -
Risi vivacemente prima di rivolgere nuovamente lo sguardi verso mia madre e il mio patrigno. Li vedevo...Felici ma anche preoccupati; sapevo che prima o poi gli avrei dovuto raccontare ciò che era successo con Annabeth ma proprio in quel momento la mia testa era svuotata da ogni pensiero.
Era come se avessi spento un interruttore e che in quel momento non riuscissi a formulare un pensiero, una frase a senso compiuto. Sapevo che era normale, mi capitava spesso, ma in quella situazione avrei solo voluto rincorrere il taxi di Annabeth e farmi spiegare cosa stesse succedendo.
Sapevo che mi sarei potuto e dovuto fidare di lei, ma fa parte della natura delle persone la curiosità e, dentro di me, era altissima. Avrei fatto probabilmente mille domande per capire tutto ma, dovevo aspettare.
- Allora, dovete tornare al Campo? - La calda voce di mia madre mi riportò con i piedi per terra ed io semplicemente annuii avvicinandomi a Nico per mettergli un braccio attorno al collo.
- Si, dovremmo incamminarci visto che stasera c'è Caccia alla Bandiera e probabilmente sarà l'ultima volta che vedrò Annabeth per molto tempo. -
- Tu hai davvero voglia di farti usare come sacco da boxe dopo essere quasi morto?- Nico si scansò appoggiando la schiena al muro della hall dell'Empire State Building.
- Si, al massimo finirò in infermeria e mi farò ricucire, ma non voglio mancare per nulla al mondo. Per lei. Per il Campo. La devo salutare. - Sospirai prima di avviarmi verso l'uscita.
- Se volete vi accompagniamo. - Paul si girò verso di me prima di guardare mia madre e, infine, Nico. - Se volete un passaggio, ovviamente. -
Accettai senza dire nulla e in pochi minuti mi trovavo in macchina, nel sedile posteriore con Nico al mio fianco.
- Non ti mettere nei guai, Percy. So che stai soffrendo per questa situazione complessa, ma non vale la pena di struggersi. - Nico sussurrò queste frasi all'altezza del mio orecchio, mentre Paul cambiò marcia chiacchierando allegramente con mia madre.
- Si...Hai ragione. Ci provo. - Borbottai con lo sguardo rivolto verso il finestrino, osservando il cielo, un tripudio di colori. Il cielo era arancione come la maglietta del Campo Mezzosangue, rosso come il sangue dei mostri prima di trasformarsi in cenere e rosa come le guance della donna che amavo.
E subito pensai a lei, ai suoi occhi grigi ed al suo magnifico e perfetto sorriso, in grado di togliere il fiato a chiunque. Poi la mia mente vagò nella speranza di ricordare altri particolari: lo sguardo enigmatico e serio di quando leggeva tutti quei suoi libri; le labbra gonfie e rosse dai tanti baci dati e ricevuti; le mani minute e e calde, che più mi sfioravano la pelle, più diventavano una droga per il mio cervello.
Ma quando il mio cervello spense quei ricordi, mi guardai le mani screpolate, con gli occhi chiusi in due fessure. Stare senza di lei era come perdere una parte essenziale di me; io ero migliore con lei, sotto tutti i punti di vista: ero migliorato a scuola e a livello umano, ero migliorato a combattere e avevo anche iniziato ad apprezzare l'architettura e quei strani libri che Annabeth ogni tanto lasciava a casa mia.
La mia mente vagò ancora più indietro nel tempo, ma i ricordi erano talmente offuscati che pensai di essere impazzito.
- Quanto manca? - Chiesi, lasciando indietro quei pensieri che mi stavano facendo annegare nella mia stessa mente.
- Poco, forse una ventina di minuti, c'è un po' di traffico, ma dovreste arrivare in tempo per la vostra attività serale. - Paul sorrise guardandomi dallo specchietto retrovisore. - Va tutto bene? -
Annuii, girando nuovamente verso il finestrino mentre Nico aveva tirato fuori dalla tasca delle ossa spaventamente uguali a quelle umane e se le stava girando fra le mani come se fosse un passatempo del tutto normale.
Dopo altri venti minuti finalmente la macchina si fermò al lato della strada vicino alla Collina Mezzosangue. Mi sganciai la cintura e uscii, cosi fecero Nico e mia madre, mentre Paul rimase in macchina per una chiamata di lavoro.
- Percy, sono preoccupata per te. Fammi sapere come andranno le cose va bene? - Mia madre mi abbracciò.
Mi mancava il suo contatto, sentire il suo profumo di agrumi e diversi tipi di fiori, le sue braccia calde che mi accoglievano sempre, qualsiasi cosa accadesse. Anche quando scomparvi per sei mesi, la prima cosa che fece fu abbracciarmi con le lacrime agli occhi e solo successivamente mi punì.
Amavo mia madre, il modo in cui mi ha cresciuto letteralmente da sola e il modo in cui si annullò per fare in modo che i mostri non sentissero l'odore. Quello era l'esempio di genitore che, un futuro, sarei voluto diventare.
- Grazie mamma. - Le sussurrai prima che lei mi lasciasse andare. - Ti voglio bene. -
- Anche io, tesoro. - Mi lasciò un bacio sulla fronte, un po' a fatica visto che ero più alto di lei di parecchi centimetri. - Su, adesso vai. Tifo per la tua squadra. - Mi lasciò fra le mani il contenitore dei biscotti che mi aveva portato da casa e poi mi incamminai su per la collina insieme a Nico.
***ANGOLO SCRITTRICE***
Salve! Spero che questo capitolo possa essere di vostro gradimento. A prestissimo con un nuovo capitolo modificato.
Elisa
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COME CUORE E MENTE |PERCABETH
Fantasy⚠️ATTENZIONE, STORIA IN REVISIONE⚠️ TRATTO DALLA STORIA "Presi la scatolina dalle mani del mio amico e la aprii: al suo interno c'era un semplice bracciale d'acciaio con qualche piccolo brillante incastonato. Quando lo feci fare dall'amico di Paul...