Kayla's pov
Era la prima volta per me e mio fratello compiere una missione del genere.
Solo uscire dalla Setta senza venire seguiti era un'impresa, ma mai come quella di scortare una semidea con un'ospite indesiderato nella testa che tentava ad ogni vulnerabilità di controllarla e manipolarla per farle fare quello che lei voleva.
Era come andare in giro come un burattino: i fili sulla sua testa ogni giorno che passava diventavano sempre di più e la scorta di foschia liquida di Liam stava terminando. Doveva spruzzarsi almeno tre volte al giorno, ma calcolammo che, col passare dei giorni, ne sarebbe servita sempre di più e quindi, nell'attesa di questo fantomatico oracolo, io e mio fratello ci mettemmo alla ricerca di tutti gli oggetti che ci servivano per l'incantesimo.
- Pensi che Jason dica qualcosa ai suoi nuovi amici? - Chiese Liam in un momento di silenzio mentre cercavo di limare al meglio le punte dei miei pugnali.
Liam sapeva che fra me e Jason c'era sempre stato un certo attrito. Quando eravamo più piccoli, gli scontri erano all'ordine del giorno, facevamo di tutto per dimostrare all'altro di essere più forti e bravi. Lui vinceva sempre sotto il punto di vista storico e culturale, ma io in battaglia non perdevo mai.
O meglio, capitò una volta ma io e Liam ci giurammo di non parlarne mai, come un tabù che doveva rimanere tale.
Un po' come la nostra discendenza dopotutto. Era difficile sentirci palare di famiglia o genitore divino, questo perché eravamo talmente distaccati da tutto e tutti che a me bastava Liam per stare bene e viceversa.
Mi piaceva tutto di mio fratello, eravamo complici in tutto. Se io uccidevo, lui nascondeva il cadavere; se mi trovavo nei guai, lui faceva di tutto per farmi uscire; inoltre le sue conoscenze delle lingue e del mondo erano di gran lunga superiori alle mie, che mi limitavo a dire si o no in altri stati.
- Sicuramente dirà qualcosa. - Risposi a Liam mentre ormai aveva finito di creare l'ennesima boccetta di foschia liquida.
Lo sguardo penetrante di mio fratello si posò su di me e mi prese le mani: in quei pochi giorni al Campo Mezzosangue, Chirone ci aveva offerto delle camere nella Casa Grande. Parlare con Liam si stava rivelando più difficile del previsto, ci sentivamo costantemente osservati ed era come se i muri avessero le orecchie, sempre e in qualsiasi momento.
- Andrà tutto bene. Quando la missione finirà, torneremo alla nostra vita. Prima della setta, prima del Campo Giove. Ci prendiamo un periodo sabbatico in Australia, che ne pensi? Andiamo a salutare i nonni. -
Liam sapeva sempre cosa dire quando mi trovavo sotto pressione o in tensione da qualcosa e questo ne fu la prova regina. Erano infatti anni che non tornavamo in Australia, poiché fra una cosa e l'altra si era rivelato molto pericoloso per noi. E non solo per la quantità di animali velenosi dell'Australia, ma in quanto a mostri ne era piena.
Abbiamo sempre avuto ricordi più o meno positivi circa l'Australia, tuttavia c'erano molte cose non ci avevano convinti a tornare: i mostri erano il primo punto ma anche la non esistenza di un campo che potesse accogliere la miriade di semidei che vivevano era una di quelle cose che ci faceva ribollire il sangue nelle vene.
Ma oltre a queste pecche dal lato prettamente semidivino e mitologico, l'Australia era un posto meraviglioso: i nostri nonni vivevano in città, nella periferia di Sydney ma d'estate avevano una casa sul mare nella quale andavamo spesso da piccoli.
Fu lì che ci avvicinammo al mare e a tutte le emozioni che esso poteva regalarci, ma dall'altra parte eravamo sempre vigili e restii dopo quella volta che uno squalo tentò di mangiarsi Liam per colazione.
STAI LEGGENDO
COME CUORE E MENTE |PERCABETH
Fantasy⚠️ATTENZIONE, STORIA IN REVISIONE⚠️ TRATTO DALLA STORIA "Presi la scatolina dalle mani del mio amico e la aprii: al suo interno c'era un semplice bracciale d'acciaio con qualche piccolo brillante incastonato. Quando lo feci fare dall'amico di Paul...