Capitolo 13

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Annabeth's pov

Era tutto bianco.

Non so cosa accadde dopo lo svenimento, sapevo di essere caduta, avevo sentito l'impatto della mia testa con l'erba fresca della radura, ma come ci finii è tutta un'altra storia.

- Perché mi hai portata qua? - Chiesi alla mia amica dentro la mia testa, che stava mettendo le mani sui miei ricordi.

- La cosa è piuttosto grave, mia Erede. Più grave del previsto. - Mi stavo immaginando Rea che camminava avanti e indietro e, fu effettivamente così.

La dea si mostrò a me: lunghi capelli color mogano, pelle chiara, quasi bianca, la veste color sangue e un cordino attorno alla vita nero come la pece. Ad esso era attaccato anche un pugnale sporco di sangue e che stava gocciolando in quella stanza bianca.

Che avesse commesso qualche omicidio?

- Ascoltami - Mi prese per le spalle ma non la lasciai parlare.

- Perché adesso mi vuoi aiutare? Pensavo tu volessi uccidere tutti. -

La dea si allontanò. Forse chiamarla dea era un po' sbagliato, probabilmente il termine più adatto era "titanide".

Rea abbassò lo sguardo, sembrava arrabbiata ma anche delusa. No era qualcosa di più...Tristezza?

Gli atteggiamenti di Rea mi fecero sobbalzare, non ero sicura di niente. Voleva uccidermi e poi aiutarmi. Insomma cosa voleva concretamente da me?

- Ti ho aspettata per così tanto tempo, Annabeth Chase, é letteralmente tutta l'eternità che attendo qualcuno con un potere uguale al tuo. -

Ero scettica e anche stranita. C'era qualcosa nelle sue parole che mi faceva pensare che stava dicendo il giusto, ma dall'altra parte, la parte razionale di me, diceva di non fidarsi.

- Perché io. Di quale potere stai parlando. Dimmi la verità, Rea.  -

- Tu sei la mia Erede. Hai sempre avuto parte della mia anima al tuo interno, dentro di te, la mia presenza ha solo attivato quello che stava crescendo: potere. Un potere che ancora non è pronto, è acerbo, ma appena arriverà, lo sentirai. -

- Non voglio potere. Voglio conoscenza. È l'unica cosa della quale ho bisogno, hai sbagliato persona. - Feci per girarmi e andarmene, ma la donna mi raggiunse e mi prese il polso.

Aveva la pelle fredda, come se fosse a un tratto dall'ipotermia.

- Sapere é potere, mia cara. - Quelle parole mi misero terrore.

- I membri della setta cercano quelli come te e tu, con la mia presenza, puoi ucciderli senza l'aiuto di nessuno. Lo sai, ci hai pensato anche tu e lo so perché l'ho visto. -

Deglutii, mi veniva da vomitare.

- Puoi distruggerli, Annabeth. -

Sentivo la rabbia ribollire dentro di me.

Strinsi i pugni e chiusi gli occhi, non volevo più sentire la donna parlare.

- Come faccio ad essere la tua Erede? - Le urlai, dalle mie mani delle piccole scosse elettriche iniziarono a uscire e farsi strada nel posto nella quale ci trovavamo.

Sentii Rea ridere.

- Non sono io quella alla quale fare questa domana, figlia mia. Mia Erede. -

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