Mentre quel dannato ascensore impiegava ore per arrivare, tra noi si era creato un silenzio imbarazzante. Imbarazzante almeno per la sottoscritta. Lui fissava la pulsantiera dell'ascensore mentre io passavo dal guardare il cellulare a guardarlo cercando di non farmi vedere.
“la vuoi smettere di fissarmi? Ho forse qualcosa in faccia che ti disturba?”
Non poteva essere vero, dovevo essermi immaginata tutto... io che cercavo di non fare figure di merda e lui che, nel giro di un'ora, me ne aveva fatte fare tipo due o tre. Poteva essere un nuovo record personale se non fosse stato per un patetico avvenimento durante una recita alla scuola elementare.
E mentre ripensavo a quell'epica giornata, lui sventolò davanti alla mia faccia la sua grande mano.
“sveglia, ci sei ancora?” dannati ricordi.
“sì, scusami... stavo pensando ad altro.” risposi imbarazzatissima.
“ok, ora che ti sei risvegliata, potresti rispondere alla mia domanda?” disse con tono irritato. Non poteva essere così tanto scazzato quel ragazzo, sembrava avesse il ciclo.
“no, non hai niente sulla faccia... però è difficile non guardarti se sei l'unica persona con cui potrei parlare, ma che fa finta che io non esista neanche! È vero, non ci conosciamo, ma non vuol dire che non puoi parlarmi.” cercai di rispondergli a tono, ma ebbi la netta sensazione che le mie parole non lo sfiorarono minimamente.
Lui mi guardò, aprì la porta dell'ascensore e mi fece cenno di entrare. Il ragazzo aveva del potenziale... cioè, era stata una mossa carina da parte sua, una mossa che non mi sarei aspettata visto il suo precedente atteggiamento. Entrando però notai, nello specchio dell'ascensore, che non aveva perso l'occasione di guardarmi spudoratamente il culo.
Senza pensarci troppo su mi girai e gli stampai la mia delicata mano sulla guancia. Tralasciando il fatto che mi feci male pure io, notai che anche la sua pelle era perfetta... cioè fanculo! Io che mi sforzavo per avere una pelle morbida, liscia e senza pori larghi come crateri e invece lui, senza il minimo sforzo, aveva quell'incarnato perfetto in abbinamento con il colore dei suoi occhi, e quella morbidezza al tatto che mi faceva venire una voglia pazza di accarezzargli la faccia. Ma in quella circostanza non mi era sembrato il caso.
Ritirai lentamente la mano mentre quei due occhi verdi mi fissavano con il fuoco che bruciava al loro interno. Ero ufficialmente morta!
Non potevo semplicemente farmi guardare facendo finta di niente? No... dovevo addirittura tirargli uno schiaffo, come se mi desse fastidio.
“oddio, scusami tanto... è stato un gesto involontario” cercai di giustificarmi.
“quindi vuol dire che non c'entra il fatto che fossi incazzata perché ti stavo fissando il culo?” ma doveva sempre irritarmi? Non poteva semplicemente incazzarsi come tutti i comuni mortali e chiudere lì la nostra conoscenza? “no che non deve, altrimenti tu non andrai mai a vivere in quell'appartamento”. Il mio cervello era tornato a farsi sentire, e non aveva tutti i torti, anzi, non ce l'aveva per niente.
“no, cioè si, cioè no... non lo so...” non sapevo davvero che dire. Verità o bugia, questo era il dilemma. In quel momento sembravo un balbuziente analfabeta per come mi stavo esprimendo.
“come sarebbe a dire non lo so?” mentre mi stava rivolgendo la parola l'ascensore arrivò al piano terra. Il viaggio in ascensore più lungo della mia vita.
“significa che non so perché l'ho fatto, ho già detto che mi dispiace, non ti basta?” uscii aprendo frettolosamente la porta di quella scatola infernale. Iniziava davvero a essere troppo stretta per i miei gusti, e la vicinanza con quel ragazzo mi stava facendo male, molto male.
Uscì fuori anche lui, per poi superarmi.
“io devo andare a casa della mia ragazza, se vuoi accompagnarmi...” ragazza?!?
Non ci pensavo neanche ad accompagnarlo come fossi uno di quei cagnetti da compagnia, per poi essere abbandonata in chissà quale zona di Londra. “rifiuta, rifiuta, rifiuta!!!” avrei davvero voluto vedere la mia coscienza se fosse stata al mio posto.
“ok, tanto non ho niente da fare e non saprei dove andare a sbattere la testa sinceramente...” avrebbero dovuto amputarmi la lingua, non potevo andare avanti a pensare una cosa e dirne un'altra.
Harry mi guardò con espressione divertita sul volto, forse perché avevo una faccia da psicopatica.
“d'accordo, allora andiamo... mi hai già fatto ritardare abbastanza.” ma cosa centravo io ora? Non era certo colpa mia se gli avevo tirato uno schiaffo rallentando la sua tabella di marcia... no ok, forse quello era colpa mia.
Mi piantai di fronte a lui con sguardo furioso, non gli avrei permesso di incolparmi solo perché l'ascensore era lento e aveva uno specchio.
“senti bello, non è certo colpa mia se l'ascensore impiega anni a percorrere tre piani in salita.” era davvero liberatorio sfogarsi.
“tu mi trovi bello!” scoppiò a ridere e per la prima volta vidi comparire quel bellissimo sorriso sul suo volto a tratti cupo.
“sì... cioè, aspetta... che cosa? No, era solo così per dire” e il record mondiale per il maggior numero di figure di merda in un'ora va a... me!
Harry mi guardò ancora per qualche istante sorridendo per poi avvicinarsi paurosamente a me, passarmi di fianco e afferrarmi per il braccio.
“mi stai facendo male, sai?” lo fulminai con lo sguardo fissandolo dal basso per via della mia bassezza.
“mi dispiace, ma ora ci tocca correre” mi strattonò quel poco giusto per farmi cadere a terra la borsa. Ora dovevo pure raccogliere tutto e sentirmi responsabile del suo ritardo e della conseguente incazzatura della ragazza. No grazie, non ci stavo più a questo gioco.
“lascia, faccio io” si chinò e frettolosamente rimise tutto all'interno della grande borsa da giorno, poi si rialzò e me la rimise in mano.
Uscì correndo dall'edificio e si fermò sul margine della strada, e mentre era intento a fermare un taxi, non potei sottrarmi dal guardare le sue spalle... la sua schiena... ma soprattutto il suo culo. E che culo!
“vuoi salire da sola oppure devo caricarti di peso?” mi stava guardando mentre teneva aperta la porta del taxi. Corsi velocemente verso di lui e salii in macchina.
“dove abita la tua ragazza?”
“a pochi chilometri da qui” perfetto! Altro tempo da trascorrere insieme a lui nello stesso spazio ristretto.
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Remember to be Happy
Teen FictionUn padre assente, un viaggio verso l'ignoto, la scoperta di un nuovo modo di vivere... "Non pensavo che Londra mi avrebbe cambiata, non pensavo che Lui mi avrebbe fatta rinascere."