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La mia vita era tranquilla fino a qualche tempo fa.
Da un momento all'altro sono diventato la prova vivente che dimostra quanto l'amore possa, in un batter d'occhio, migliorarti la vita o distruggertela; ciò è dovuto dal modo in cui questo brivido sentimentale, rosso come le rose e rosso come il sangue, ha cambiato il mio arco vitale, dalla maniera con cui mi ha spalancato gli occhi davanti alla verità, dall'atteggiamento che ha usato nei miei confronti con il quale ha smarrito ed eclissato il mio cuore: come se avesse inizialmente acceso e poi spento una fiamma che bruciava i miei organi e le mie ossa dall'interno, una luce che contemplavo come fosse un Dio, trascurando la spericolata possibilità di calpestare lo spazio che intercorre tra la purezza e il peccato, analogo alla distanza tra ragione e follia.
L'amore, secondo il mio punto di vista, ha un'affinità con l'esistenza delle stelle: quei corpi celesti, quei diamanti grezzi sospesi sopra le nostre teste mantenuti da corde prive d'ombra, hanno bisogno di bruciare per brillare, mettono in atto uno spettacolo visto e rivisto, ma nonostante questo, incanta gli uomini da secoli incalcolabili, poiché abbiamo la fortuna di guardare il cielo ogni notte come se fosse per la prima volta; però se non si riesce a gestire le proprie energie, se si consuma tutto troppo in fretta, si rischia che di quell'amore, così come accade per le stelle esauste, rimane solamente cenere.
L'essere umano è fragile, il suo viaggio può indossare milioni di maschere, spalmarsi addosso innumerevoli sfaccettature; in attimi fuggenti durante i quali l'enfasi del suo spirito raggiunge il proprio limite estremo, il confine dell'infinito soltanto con il potere dell'immaginazione superando le barriere della sua prigione mentale, è facile che si dimentichi di non essere eterno.
L'essere umano è debole, non è consapevole della sua reale condizione, ignora la sua posizione di pericolo, in equilibrio su un filo sottile, delicato, fragile ed esile, al punto di progettare la propria esistenza da qui ai prossimi trent'anni, addirittura; predilige, nel corso del suo cammino, l'affidarsi soltanto alle sue forze, sorvolando la realtà.
Io sono Isaia, sono un essere umano e non ho ancora compreso se è qualcosa di vantaggioso o no; a volte penso che sarebbe stato meglio nascere gatto. La mia esperienza di vita maturata in questo ultimo periodo ha contribuito alla costruzione della mia incrollabile insicurezza, mi ha fatto cadere e non ho più la capacità di rialzarmi; la depressione mi ha mangiato, mi ha ingoiato senza masticare ed ora anche avere coscienza di essere vivo è diventato un ostacolo insormontabile; sto galleggiando in questo rivoltante succo gastrico che mi erode i giorni.
Tutti gli abitanti del mondo sono imperfetti, ma in me è sorta la certezza di essere un gradino al di sotto di tutti, incapace di raggiungere qualsiasi tipologia di traguardo, incompetente nel mestiere di creatore di sogni.
C'è stata e c'è ancora, tuttavia, una persona che ha l'abilità di farmi stare bene, di farmi sentire giusto, per manciate di secondi mi trascina lontano dall'ambiente che mi circonda e dalle paranoie che ho creato e ho lasciato naufragare nel mio sistema di concezioni: la mia fidanzata, la mia amata Angela.
È entrata nella mia camera senza bussare e senza chiedere permesso, mi ha trovato rinchiuso in me stesso, seduto a terra in un angolo, mi ha preso per mano, mi ha alzato e mi ha fatto sedere sul mio letto. Mi aiuterà lei ad attraversare il tunnel buio infernale della depressione, verrà qui tutti i giorni, mi invoglierà a parlare, a ricordare e a far rifiorire dentro me tutti i momenti più importanti della nostra storia.
Magari, riuscirà nuovamente ad illuminarmi l'anima, soffocata da troppe lacrime.

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