Capitolo 8

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CLAUDIA'S POV
"Ai nostri ruoli non ottenuti!"
"Ai nostri ruoli non ottenuti!"
Beviamo tutto d'un sorso le nostre tazzine di caffè e scoppiamo in una fragorosa risata.
"Pensavo che almeno uno di noi due avrebbe potuto vincere l'audizione", obietta Salvatore versando altro zucchero nella tazza.
Sospiro: "Gli attori erano tutti troppo giovani, stiamo perdendo colpi Sal"
Ci mettiamo di nuovo a ridere e trangugiamo quel che resta del nostro cappuccino.
"Pensavo che l'avresti presa a male", faccio io "Dopotutto era da tanto che non ottenevi un ruolo fisso"
Sal afferra il cappotto cinereo dalla sedia e mi porge la sciarpa di lana:
"Potrei dire la stessa cosa di te", sorride.
Mi stupisce il fatto che l'abbiamo presa così alla leggera; ci hanno comunicato stamattina via mail che il ruolo era stato assegnato ad altri attori e, come se ci fossimo letti nel pensiero, l'uno ha chiamato l'altra.
"Sal! Hai letto l'email?"
"Sì, non sono stato ammesso. Te?"
"Neanch'io sono stata ammessa!"
"Ti va di festeggiare questo fallimento con un caffè?"
"E me lo chiedi anche?"
Usciamo dalla caffetteria con le guance arrossate dal riscaldamento e rabbrividiamo per il freddo di Milano.
In un gesto istintivo ci stringiamo la mano.
Quando mi accorgo del contatto la mia faccia diventa paonazza, ma lui sembra non tenersene conto e appoggia la testa sulla mia spalla.
Rimango immobile per qualche secondo, per poi abbandonarmi ad una sensazione di piacere e rimanere in quella posizione.
Percorriamo le vie vuote della metropoli e restiamo in un silenzio piacevole per qualche minuto.
All'improvviso iniziano a piovere delle minuscole gocce d'acqua, per poi moltiplicarsi in una manciata di secondi.
"Sal, sta piovendo!"
Il moro si volta verso di me e sfoggia un sorriso che tanto tempo fa avevo visto solo con l'apparecchio:
"E allora?"
Rido anch'io: "Sal, ci bagneremo!"
Ma sinceramente non me ne curo molto, perchè quando inizia a correre lo seguo senza indugio.
"Dove vai?!", urlo sopra il suono dell'acqua.
"Non lo so!", risponde trascinandomi con sè.
Mentre corriamo sotto la pioggia, fradici e stranamente felici per un ruolo non ottenuto, mi sento viva.

WILL'S POV
La lezione in più di teatro è appena finita; ne abbiamo aggiunta una ripassare una scena che non ci era mai riuscita, e adesso possiamo tornare a casa.
È solo gennaio ma ce la stiamo mettendo tutta per imparare le parti a memoria, visto il fatto che senza copioni sarà tutto diverso.
Abbiamo tempo fino a marzo, poi dovremo saperla alla grande.
"Bravissimi ragazzi, e complimenti soprattutto ad Elena per il suo monologo!"
La sala prove si riempie di applausi e ad uno ad uno usciamo dalla porticina di legno.
"Ci vediamo la settimana prossima!", ci saluta Vania.
Come sempre, io ed Elena facciamo la strada insieme fino alle nostre case, che si trovano solo a qualche decina di minuti di distanza.
"Indovina?", sorride lei spezzando il silenzio.
"Cosa?", obietto.
Elena si piazza davanti a me e con un po' di suspence cerca qualcosa nella tasca dei jeans, per poi tirarne fuori due biglietti.
"La morte di Danton, questa domenica!", annuncia soddisfatta.
"Scherzi?!", esclamo io sorridente.
"Sono gli ultimi due, gli ho avuti da un vecchio amico di mio padre, Stefano. Mi ha detto che ne aveva comprati quattro per la sua famiglia, ma alla fine ci andrà solo con sua moglie"
"Ottimo!", esulto abbracciandola.
Non so il perchè di questo gesto, ma oggi è più carina del solito e mi trasmette affetto.
I capelli blu cadono disordinati sulle spalle esili, indossa un maglioncino color porpora e dei jeans strappati.
Ha il naso rosso per il freddo e un cappellino grazioso fatto a maglia, è adorabile.
Ricambia l'abbraccio e sento le sue forme a contatto col mio corpo.
Ho tralasciato il fatto che oltre ad essere graziosa ha un bellissimo fisico.
Non voglio slanciarmi più di tanto, ma già il fatto che abbia una seconda basta.
Completiamo il tratto di strada per mano, quando improvvisamente inizia a piovere e siamo costretti a correre per arrivare sotto casa sua (Se non si fosse capito, ció che avviene tra Sal e Claudia si svolge mentre Elena e Will sono per strada, perció le azioni sono coordinate).
"Sono fradicia!", si lamenta Elena rassettandosi il cappotto.
"Guarda me!", ribatto strizzando i capelli bagnati.
"Vieni dentro, così ci asciughiamo", mi propone tirando fuori le chiavi dalla borsa a tracolla.
Entriamo in casa accolti da un silenzio e un caldo piacevoli.
Ci togliamo cappotto, sciarpa, scarpe e calzini e saliamo le scale cercando di non bagnare niente.
Naturalmente, falliamo miseramente e scoppiamo a ridere non appena ci accorgiamo che tutta la moquette è fradicia.
Entriamo in camera sua e ci stravacchiamo sul letto, esausti dopo la corsa.
Le pareti sono tappezzate di biglietti di spettacoli, poster, polaroid e libri (è la descrizione di camera mia lol).
Ne afferro uno da terra e leggo a voce alta:
"Il mio diario segreto"
La faccia di Elena diventa paonazza e scatta in piedi:
"Ridammelo subito!"
Ci rincorriamo per la stanza e alla fine crolliamo sul tappeto, ridendo.
"E daaai, fammelo leggere!"
Lei sbuffa e si arrende: "Non troverai niente di esaltante, sappilo, l'ho scritto in prima media"
"Ancora più divertente!", affermo aprendo il libriccino.
"Mentre te ti diverti io vado a farmi una doccia", fa roteando gli occhi.
«Vengo anch'io con te», mi verrebbe da dire.
"Ti aspetto qui", rispondo invece, per poi aprire una pagina a caso.

13 giugno 2012
Caro diario,
oggi partiró per la Francia. Sono molto eccitata all'idea, papà mi ci ha portato quando ero piccola e non mi ricordo niente.
Vedremo il Louvre, la Tour Eiffel, il Moulin Rouge e un sacco di altre cose.
Ora sono le tre del mattino e siamo in fila in aeroporto, la mamma mi ha detto che dobbiamo mettere i bagagli sopra un rullo e i controllori capiranno se possiamo salire sull'aereo o no.
Sono molto curiosa di vedere come funziona; le altre volte che sono andata in aeroporto non me le ricordo, visto che andavo ancora alle elementari.
Ora sono in prima media e l'anno prossimo comincerò la seconda, i miei compagni di classe sono tutti stupidi perchè non sanno chi sia Molière e non hanno mai letto un Pirandello.
Papà me li ha letti quando ero piccola e ora ne ho la stanza piena; gli amici di mio padre dicono che sono molto intelligente, ma anche i loro figli non sono da meno.
Ho conosciuto Giulia, la figlia di Stefano, quando eravamo piccole, e ci interessiamo alle stesse cose.
È bello avere qualcuno con cui parlare di spettacoli; lei preferisce il cinema mentre io il teatro, ma andiamo comunque d'accordo.
Poi ci sono Antonio, il figlio di Giuseppe, e Alice e Dora, le due figlie piccole di Sascha.
Ora è il nostro turno e presto saliremo sull'aereo, perció devo smettere di scrivere.
Tua,
Elena.

Resto con un sorriso ebete stampato in faccia durante tutta la lettura; Elena è sempre stata intelligente e particolare.
Passo i seguenti cinque minuti a leggere altre pagine di diario e m'incanto sempre di più.
Resto così assorto che non mi accorgo che Elena è uscita dal bagno; ero così concentrato che mi ero scordato che stesse facendo la doccia.
Sento i suoi passi echeggiare sul pavimento per poi vederla entrare nella camera, coi capelli fradici, struccata e cinta da un asciugamano bianco.
Sembra l'immagine di un angelo.
Ha la pelle rosea e la chioma riccia che ricade sul busto, delle goccioline d'acqua cadono ininterrottamente da tutto il corpo.
Viene verso di me reggendosi addosso il telo umido, che lascia intravedere le forme perfette.
"Divertito?", sorride.
Mi riprendo dallo stato di trance e annuisco nervosamente.
Fuori piove ancora fragorosamente e qua dentro l'aria è calda e ferma.
"Ti scandalizzi se mi cambio qui?", domanda con nonchalance mentre apre l'armadio.
L'ha detto davvero o sto sognando?

ELENA'S POV
Sto letteralmente morendo d'ansia.
Voglio dare l'impressione di essere sicura di me  stessa e di non avere pudore, perció, mascherando il mio stato attuale, afferro l'intimo dalla cassettiera e gli rivolgo un sorriso.
"Naturalmente devi girarti", faccio.
"Oh, c-certo", ribatte voltandosi verso la finestra.
Siamo chiaramente imbarazzati entrambi, ma voglio che succeda qualcosa.
Mi sembra il momento giusto; abbiamo corso sotto la pioggia insieme e ci conosciamo da 5 mesi ormai.
Perció sfilo l'asciugamano, metto il reggiseno, le mutande e infilo una canottiera attillata che si bagna a contatto con la mia pelle.
Non faccio in tempo a mettermi i pantaloni che Will si gira.
Rimango immobile davanti all'armadio, paonazza.
Il ragazzo viene verso di me molto lentamente, e quando siamo vicini poco meno di un metro mi concedo di fissarlo.
Ha ancora i capelli fradici e la camicia umida, gli occhi neri mi guardano dolcemente e le mani calde mi accarezzano le guance.
È alto una decina di centimetri in più di me, perció devo alzare il viso per sostenere il suo sguardo.
Rimaniamo fermi.
Immobili.
Siamo distanti appena qualche centimetro.
Porta la mano destra sui miei capelli e accarezza anche quelli, così mi abbandono a una sensazione di benessere.
Il cuore mi martella nel petto e riesco a sentire anche il suo.
"Sta succedendo davvero?", sussurro.
Le sue iridi incontrano le mie.
"Temo proprio di si"
E mi bacia.

AAAAAAAAAA FINALMENTEEEEE
Visto che sono stata molto tempo via, godetevi questo capitolo di 1500 parole!
Non aggiungo altro, quanti sclerano come me?

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