La mattina seguente mi svegliai in perfetto orario.
Mi ero ripromessa che non sarei mai e poi mai arrivata in ritardo un'altra volta, o sarei diventata la preda preferita di Mr. Styles.
Quel ragazzo mi aveva già messo in grandissima soggezione.Mi alzai dal letto e mi diedi una veloce occhiata allo specchio prima di dirigermi verso il bagno.
I miei lunghi capelli biondi erano in condizioni a dir poco pietose: erano arruffati e pieni di nodi. Alcune ciocche si ripiegavano verso l'alto e altre invece mi si erano appiccicate al viso.
Certo non era stata una grande idea quella di raccogliere i capelli ancora umidi prima di coricarmi dato che, oltre ad essere annodati, avevano preso una piega orrenda e si erano tutti arricciati.
Li spazzolai energicamente prima di darci un paio di passate con la piastra, per poi raccoglierli in una coda di cavallo alta, fermando alcun ciuffi con le forcine.Dopo aver applicato un trucco leggero sul mio viso, uscii dal bagno per dirigermi in cucina.
Lì trovai Jessica al tavolo, ancora in pigiama, intenta a fare zapping mentre sorseggiava la sua tazza di caffè.
"Hey, buongiorno! Caffè?" disse, senza però staccare gli occhi dalla televisione di fronte a sè "Se ne vuoi è ancora caldo, l'ho appena fatto."
"No, grazie" risposi dirigendomi al lavandino "Preferisco il tè alla mattina".
Ormai da quando abitavo con Jared mi ero abituata a bere solo tè a colazione, anche se ogni tanto quando ero da sola, mi concedevo una tazza di caffè amaro.
"Oggi non ti posso venire a prendere al lavoro" continuò poi la ragazza "Stasera devo andare a cena dalla mamma di Liam. Ormai ci vado tutti i martedì sera."
"Ma quindi è una cosa seria?" le chiesi.
Non avevo mai capito se la loro fosse una storia ufficiale, ma a quanto pare le cose stavano procedendo in maniera molto formale.
"Diciamo di sì" rispose sorridendomi, portandosi nuovamente la tazza alla bocca con entrambe le mani.
La vidi arrossire da dietro la tazza, forse per il calore del caffè che stava bevendo, ma sapevo che non era così. Questa volta si stava innamorando per davvero.
"Comunque puoi prendere la mia macchina, per oggi" aggiunse per sviare il discorso, sottolineando quelle ultime due parole "A me passa a prendere Liam".
Accettai, perchè sapevo che, se non volevo perdermi utilizzando i mezzi pubblici o arrivare tardi un'altra volta, mi sarebbe convenuto prendere la sua macchina e uscire di casa il prima possibile.
Così, una volta sistemate le tazzine e lavati quei pochi piatti che erano rimasti nel lavabo, presi le chiavi dal mobiletto affianco alla porta d'ingresso e mi preparai per uscire.
"Sei sicura che posso prendere la tua macchina?" domandai di nuovo a voce abbastanza alta, in modo da farmi sentire fino alla sua camera.
"Vai, prima che ci ripensi."
Ridacchiai alla sua risposta, poi uscii di casa e la ringraziai nuovamente, dirigendomi verso quello che da pochi giorni era diventato il mio nuovo posto di lavoro.Arrivai in ufficio con ben 10 minuti di anticipo.
Questa volta il saccente e presuntuoso Signor Styles non aveva nulla di cui rimproverarmi.
Salutai con un sorriso sincero la ragazza della reception, che avevo scoperto ieri si chiamasse Sophie, e mi diressi nuovamente verso l'ascensore.Il corridoio profumava di caffè e cioccolata calda, a causa del distributore sempre affollato di dipendenti che si prendevano qualcosa di caldo, e come la mattina precedente, alla stessa ora, mi imbattei nuovamente nel mio capo. Non mi voltai.
Strinsi maggiormente al mio petto la mia cartellina e la mia agenda, tenendole ben salde per evitare la figura della scorsa mattina e proseguii dritto a passo svelto.
"Bonjour Madame". Mi bloccai.
Sentivo il suo sguardo su di me, nonostante fossi ancora di spalle.
"Buongiorno, Signor Styles" risposi voltandomi, cercando di rivolgergli uno dei miei sorrisi più falsi.
Al suo fianco c'era lo stesso ragazzo con cui era la mattina precedente.
Madison, la ragazza con cui divido l'ufficio, mi ha detto chiamarsi Michael Evans, per gli amici Mich, e ha origini italiane. Un altro buon motivo per essere odiata qui dentro. Tra francesi e italiani non scorre buon sangue, lo ricordo da come ne parlava mio padre, di certo nulla di personale.
Sul suo viso viso si stampò un ghigno divertito nel vedere la mia reazione. Probabilmente aveva percepito il mio nervosismo nella risposta.
Mi voltai rapidamente, e mi avviai di nuovo verso l'ascensore.
Una volta chiuse le porte, e al sicuro dallo sguardo penetrante del mio capo, chiusi gli occhi e sospirai. Ormai mi ero arresa al fatto che la mia permanenza qui sarebbe stata difficile.Un lato positivo in questi due giorni, oltre al fatto di aver finalmente passato di nuovo del tempo con Jessica, era la mia collega Madison.
Madison era una ragazza giovane, ma con qualche anno in più di me. Per questo mi avevano affiancato a lei in questi miei mesi di lavoro.
Lavorava per il giornale da più di 5 anni, quando ancora la gestione dell'ufficio era nelle mani di Robin Styles, il padre dell'attuale direttore. Il mio capo. Poi la gestione è passata al figlio, Harry appunto, ma lei sembra non avere sentito troppa differenza.
Mi aveva rivelato diversi "trucchi del mestiere" e di quanto fossero antipatiche e snob le dipendenti del 4° piano.
Era una ragazza per bene e alla mano, da quanto avevo potuto vedere nei miei primi giorni di lavoro, e sicuramente aveva ridato un po' di speranza e di luce alle mie intense giornate di lavoro.Quel giorno, infatti, decidemmo di pranzare insieme alla mensa del giornale.
Ci sedemmo a un tavolo in fondo alla mensa, mentre aspettavamo che arrivassero le nostre ordinazioni.
Madison aveva capito le mie difficoltà a reggere gli sguardi dei dipendenti che mi scrutavano dalla testa ai piedi, per questo cercavamo sempre di metterci in un angolo per non farci notare.
Purtroppo però, quando le persone sono nate per esserti sempre attorno, nemmeno il mantello dell'invisibilità sarebbe sufficiente.In quel momento, nella mensa entrò Styles accompagnato da Michael Evans. Ormai sembravano essere una coppia inseparabile.
Feci lo sbaglio di voltarmi, e fu così che incrociai il suo sguardo.
Con il suo solito sorriso, si diresse verso il nostro tavolo.
"Già in pausa, Adams?" disse sedendosi di fronte a noi.
"Gliel'ho chiesto io di accompagnarmi per pranzo" mi difese Madison. Mi guardò, sorridendomi per rassicurarmi. "E poi la pausa è un diritto di ogni lavoratore, no?"
"Si, indubbiamente. Era solo una domanda" rispose lui.
Nel frattempo arrivò il nostro pranzo.
Presi così il mio trancio di pizza margherita che avevo ordinato e Madison il suo risotto ai funghi.
"Questi francesi" esordì poi Michael, che si era seduto affianco al ragazzo.
"Prima ci rubano le opere d'arte, e ora persino il nostro cibo".
'Questo è troppo' pensai.
Sbuffai sonoramente afferrando saldamente il mio vassoio per spostarmi nel tavolo affianco.
Se non fosse perchè non mi interessa particolarmente rimanere coinvolta in inutili dibattiti culturali e perchè è solo il mio secondo giorno di lavoro, avrei sicuramente risposto.
Ma il mio briciolo di buon senso mi aveva fermata in tempo, e mi limitai ad andarmene. Questa storia della "francesina" stava iniziando a infastidirmi parecchio.
Madison mi raggiunse subito dopo aver detto qualcosa al ragazzo. Probabilmente aveva risposto al posto mio.
Poi tornammo alle nostre normali conversazioni e ci fiondammo sul nostro pranzo.***
"Ti prego parti, per favore, parti" sussurrai a denti stretti, all'ennesimo tentativo di mettere in moto la macchina.
Sbuffai appoggiandomi con la testa al volante.
Niente. Era completamente morta e non dava segni di vita.
Jessica mi avrebbe uccisa.
In quell'istante, sentii bussare al mio finestrino e sentii lo sportello della macchina aprirsi. Mi girai.
Styles.
"Serve una mano?" mi chiese.
Questa volta in tono serio, e non sembrava esserci alcuna punta di malizia nella sua richiesta.
Forse perchè era solo e non in compagnia del suo 'amico'.
Mi arresi e scesi dalla macchina. "Si, per favore."
Prese così il mio posto, e cercò di rimettere in moto l'auto. Anche lui con scarsi successi.
"Sicuramente è un problema di batteria. Non ci si può fare molto." disse.
"Qui ci sarà sicuramente bisogno di un carro attrezzi."
"Mia cugina mi ucciderà" mi portai nuovamente la mani sul volto, scuotendo la testa "è sua la macchina" spiegai.
"Facciamo così" disse. Rialzai lo sguardo e lo fissai con aria interrogativa.
"Prima ti offro un caffè, poi magari posso provvedere anche per un passaggio". Ora mi stava dando anche del tu?
Tirò fuori le chiavi dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni e mi guardò sorridendo in attesa di una mia risposta.
Aggrottai la fronte un attimo confusa, poi alzai le spalle e sospirai in segno di arresa.
"D'accordo". Accettai. Non avevo nulla da perdere.
Potevano le cose andare peggio di così?
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Champagne | H.S.
Hayran Kurgu[ IN REVISIONE] ~You were my cup of tea, now I drink champagne.~ Bella Adams, ragazza giovane e ambiziosa, si trasferisce a Londra per intraprendere la carriera nel mondo del giornalismo. Ma il suo giovane capo, Harry Styles, 25 anni, non renderà la...