Terzo

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Leo sente la presenza di Thomas, poco distante da se, come un respiro di tenerezza in cui desidera essere compreso al più presto.
Camere separate; Pier Vittorio Tondelli

Il pavimento umido era quasi asciutto, le pezze bagnate ed insaponate usate per pulirlo erano diventate nere per la sporcizia. Le pareti di legno a parti lucido odoravano di varichina, così come le coperte piegate in un angolo. Gli servivano dei cuscini, e possibilmente un materasso, o un divano.
Dentro al vecchio hotel avevano trovato una serie guanciali, e un letto in buone condizioni. Con gli spiccioli che avevano messo da parte durante il loro lavoro invernale come fattorini, Steve e Bucky avevano pagato la lavanderia per rimettere a nuovo le fodere e le coperte trovate nelle diverse stanze della struttura ormai abbandonata. L'ambiente cupo e ristretto odorava quindi di quell'ungente che Sarah usava nell'armadio per scacciare le termiti. Tutto era buio, non c'erano finestre o spiragli da cui la luce potesse entrare, perciò dalla soffitta James vi portò di nascosto due torce ad olio vecchie e polverose, e alcune candele profumate. Steve ordinò accuratamente in un angolo alcuni suoi album da disegno dalla copertina rigida, e poi una lattina di fagioli in scatola adoperata come porta matite e pennelli. C'erano anche alcune bottiglie di vetro con dell'acqua, nel caso avessero avuto sete, aveva pensato Bucky, e poggiate in una mensola alta e spolverata a dovere, quattro o cinque barrette di cioccolato sciolto.
Bucky aveva trascinato il materasso scricchiolante fino a quella loro stanzetta, anche se con grande fatica. Per non sporcarlo ulteriormente lo aveva avvolto in un lenzuolo che strada facendo si era bucato e annerito, ma alla fine quel blocco più o meno comodo ricevette un posto al centro della stanza, pulito e spolverato con uno degli utensili usati dalla signora Rogers in casa.
Quando quei lavori terminarono dopo soli due giorni, quel nascondiglio profumava di pulito e si vedeva illuminato dalle candele sparse un po' dappertutto. Seppur il caldo fosse quasi soffocante, lì dentro -quando Steve e Bucky ci si chiusero- tutto parve prendere un'atmosfera diversa. Sì, faceva sempre caldo, ma l'umidità continuava a crescere nelle pareti, ed il fresco così passava attraverso il legno, allietando la temperatura.
Avevano reso di Steve e Bucky quella stanza, l'avevano trasformata nella loro nuova casa, quel posto era il rifugio in cui potersi rintanarsi quando si ci sentiva persi, inadeguati, o persino annoiati. Vivevano sotto lo stesso tetto nella casa accogliente e umile dei Rogers, ma entrambi in verità sapevano che dal momento in cui avevano chiuso quella porta di legno scuro alle loro spalle, ed erano rimasti lì dentro nel buio fioco, avevano trovato una nuova dimora, creando un'esclusiva dimensione.
Dal pomeriggio alla sera, l'universo per Steve e Bucky di fuori si fermava, ed iniziava a muoversi esclusivamente dentro alla loro camera.
In un primo momento tutto era avvolto da una bolla di imbarazzo. Entrambi si sedettero ai bordi del letto poggiato in terra, e quindi così basso da fargli stirare le gambe lungo il pavimento. Le lenzuola morbide e profumate presto diventarono calde sotto i loro pesi accostati. Bucky rigirò i pollici, le mani sudate, mentre Steve si strinse dalle spalle e deviò lo sguardo in altre direzioni.
«E adesso?» domandò Rogers.
«Si ci diverte, insomma, siamo qui per questo giusto?» replicò James indeciso e imbarazzato.
Steve annuì, guardandolo negli occhi, con complice difficoltà ed insicurezza.
«Da dove cominciamo?» la voce del minore si fece più bassa, e i muscoli più tesi.
«Non è la prima volta, l'abbiamo già fatto, quindi non dobbiamo preoccuparci così tanto, rilassiamoci.» Bucky cercò di rassicurare Steve e se stesso, non riuscendoci proprio come sperava.
«Abbiamo avuto la voglia per settimane, serve quella, giusto? Coraggio Buck, dimmi qualcosa di sporco.» sbottò coraggiosamente.
«Vuoi vedere il mio...uccello?»
Un breve istante di silenzio quasi fece tremare le parenti, preceduto da una grossa valanga di risate. Steve si gettò con le spalle sul materasso, portandosi le mani all'addome per alleviare il dolore che il troppo ridere gli stava causando, mentre Bucky si rannicchiò vicino a lui con le lacrime agli occhi, ridendo a crepapelle, ancora.
«Da dove ti è venuta fuori?» sbottò Steve nel finire della sua risata, poggiandosi una mano sul petto per accarezzarlo.
«Sei tu che mi metti in difficoltà.» si giustificò il moro, guardando il ragazzo con una certa provocazione ancora spiritosa.
«Io?» Rogers si indicò con l'indice, trattenendo una risata per essere preso più seriamente. Si mise seduto e si avvicinò di poco a Bucky, continuando ad infierire con un tono che simulava falsità, senza riuscire però a non ridere.
«Esatto, proprio tu punk.» James sorrise voglioso, arduamente, si tirò su con i polsi e strinse tra le braccia Steve, facendolo ricadere sul materasso, ed il suo peso non troppo prepotente ad impedirgli di rialzarsi. Steve si aggrappò al suo collo con le braccia, lasciando così avvicinare sempre di più il moro al suo viso. Le carezze tra la loro pelle soffice del viso iniziarono inevitabilmente il loro gioco; prima toccò alla punta dei loro nasi, dopodiché la fronte di Bucky si poggiò contro quella di Steve, ed entrambi chiusero gli occhi per percepire meglio i loro calori propagarsi lungo tutto il volto. Infine, dopo un disperato richiedersi con sospiri, le loro labbra si toccarono. L'iniziativa la prese Steve, alzando il mento, così da catturare immediatamente la bocca di James. Da lì iniziò l'elenco dei loro baci, ognuno diverso da un altro. Perché quel bacio iniziale, quello scatenante che dichiara l'inizio del piacere, ogni volta non era mai uguale.
Quello fu un bacio riparatore. Aveva aggiustato tutto il loro imbarazzo, e i loro timori. Nacque tra le crepe rosa del loro labbro, e crebbe all'interno delle bocche, assieme ai sapori.
Bucky in un impeto d'istinto incontrollabile prese ad ondeggiare sopra di Steve, con la schiena inarcata verso l'interno e le ginocchia a sorreggerlo, ad intrappolare le gambe di Steve, che inutilmente cercavano di divaricarsi. Con le mani James percosse gli zigomi del minore, li coccolò con i polpastrelli, gli sfiorò il mento quasi stesse toccando i petali di un fiore, e poi scese lungo il collo. Il bacio cambiò direzione, così da scendere, ed arrivare alla pelle d'oca che si stava espandendo su tutto il corpo di Steve. La mano sinistra teneva fermo un lato del collo di Steve, mentre la bocca aveva preso minuziosamente a baciarlo. Rogers si fece sfuggire un debole sospiro appagato, stringendo forte i capelli scuri di James, spingendolo ancora di più nell'incavato della sua spalla. Ma il tatto di James non si accontentò di quel romantico gesto, a poco a poco la mano che lo avvicinava sempre di più a Steve riprese a scendere più in basso. Distrattamente passò sopra i vestiti, i bottoni della camicia bianca di Steve implorarono di essere aperti, ma la bramosia di Bucky non li accontentò. Uscì dai pantaloni color sabbia i bordi della camicia, larga e ondulata da alcune pieghe. Bucky si insinuò ancora più in basso, non esitò, d'altronde stava iniziando ad abituarsi ad un simile contatto, che con sua approvazione Steve assecondò. James massaggiò il cavallo gonfio dei pantaloni di Rogers, che alzò il bacino per suggerirgli di continuare, di non fermarsi.
Bucky ne percepiva il calore, la lunghezza dura bagnare con una goccia il tessuto degli abiti, ed improvvisamente perse il controllo, del tutto. Un meccanismo di estasi si innescava nei loro pensieri, ogni volta che i sessi venivano a contatto con i corpi l'uno dell'altro.
Così l'inerzia si Bucky intaccò con l'eccitazione di Steve, la tirò fuori dall'intimo e dagli abiti. La accarezzò con le dita, dall'alto verso il basso, e poi la avvolse nel palmo, stretto abbastanza da far irrigidire il minore. Questo gemette afferrando con forza le spalle del maggiore, ancora intento a baciargli il collo, e la mascella, e poi anche le labbra. Iniziò dapprima a masturbare Steve lentamente, per provocarlo ancora un po', e farlo suo del tutto. Successivamente la velocità della sua mano aumentò, si fece più decisa, la stretta intorno al membro del minore preponete quasi in maniera dolorosa. Bucky sapeva esattamente come far uscire di testa Steve, anche se entrambi erano inesperti, James aveva imparato in fretta.
Aumentò la velocità della masturbazione, Steve allungò un braccio sul materasso e si strinse forte alle lenzuola. Spinse la testa all'indietro, il caldo lo aveva quasi inghiottito, si sentiva come soffocare, ma ne voleva ancora, non voleva che finisse, e allo stesso tempo desiderava ardentemente assaporare l'orgasmo. Tutto era scuro in quella stanza, solo alcune candele profumate illuminavano lo spazio, la loro cera ricadeva sul legno delle mensole, o sul pavimento. Steve gemette forte, chiamò il nome di Bucky, che smise di baciarlo, poggiando il proprio petto contro quello magro e contratto del minore, e si concentrò esclusivamente sul piacere di Steve. Anche Bucky stava per scoppiare di desiderio, i versi di Rogers, i suoi respiri pensato sulla pelle, e il suo nome pronunciato da quella cadenza sofferente, lo eccitavano in maniera spropositata.
«Ah! Bucky! Ah!» Steve alzò la voce, graffiò la nuca di Bucky, che con un ultimo affondo stretto e veloce, fece venire il compagno. Steve spinse il bacino, irrigidì i fianchi per pochi istanti prima di crollare definitivamente all'orgasmo. Il suo piacere aveva bagnato i loro abiti, e la mano di Bucky, che si ripresentò allo sguardo sfocato di Rogers con un sorriso soddisfatto. Baciò il suo ragazzo, e poi si leccò la punta delle dita sporca di sperma. Aveva un retrogusto dolciastro, gli passò lungo il palato, e poi quelle poche gocce gli scesero lungo la gola. Gli piaceva, perché era il suo sapore, e perché sapeva di essere l'unico a poterlo assaggiare.
Steve rise, ansimando con complicità al compagno sopra di lui, che gli fece cadere sul viso una goccia del suo seme. Il biondo lo spinse al proprio viso con la mano, riprendendo quel bacio riparatore fattosi più pesante, a rendere pastosi i loro respiri.
Steve afferrò i fianchi di Bucky, così da coglierlo di sorpresa ne momento più opportuno, in cui il moro era ormai fuori controllo. Il ragazzo più piccolo si diede slancio con fatica, capovolgendo i ruoli. Rotolando con una prepotenza cercata da entrambi, Steve finì a cavalcioni su di Bucky, e l'altro sdraiato con le braccia spalancate e il viso paonazzo. Rogers si mosse ondeggiando sopra l'erezione di James, che mugugnò sofferente, mentre la sua impazienza cresceva, e la sfacciataggine di Steve lo teneva prigioniero.
Steve si morse il labbro, e con un gesto veloce, gli sbottonò la camicia, scoprendo il petto giovane di Bucky, senza spogliarlo. Si chinò in avanti, e con la lingua prese a scendere giù, tracciando un percorso che dalla clavicola arrivò all'inguine. Con la stessa impazienza però anche il sesso di Bucky fu libero. Steve scese più giù con il corpo, si posizionò a quattro zampe tra le gambe di James, i piedi gli penzolarono fuori dal letto, ma questo lo aiutò a stare più comodo. Passò una mano scarlatta sulla lunghezza dritta di Bucky, e la guardò con fremito ma imbarazzata impazienza. Nessuno gli aveva insegnato cosa fare, ma l'istinto lo stava spingendo ad agire senza paura alcuna.
«Non sono sicuro di riuscirci, non so come si fa, però...» Steve si rimise dritto, gattonando fino al viso di Bucky, che gli prese il viso e lo accolse in quel bacio che aveva il sapore tutto di Steve. Le loro parole sospese, distasti pochissimi centimetri, e i loro respiri si scambiarono nelle loro bocche quasi come il fumo di una sigaretta.
«Però io ti amo, e non riesco a pensare lucidamente.» concluse Steve, guardando Bucky negli occhi. Il maggiore rimase senza fiato, la bellezza semplice e speciale di Rogers lo divorava ogni volta. Il profumo di cannella proveniente dai capelli di Steve lo aveva ormai fatto diventare dipendente, anche peggio delle sue adorate sigarette. Bucky gli prese la mano, le loro dita rimasero sospese, si strinsero e si rilassarono, ma non si lasciarono.
«Ti amo, ti amo e tu non hai idea quanto io sia fuori di testa per te.» mormorò Barnes, baciandolo nuovamente. Steve gli morse il labbro, e poi, lentamente, ritornò a piegarsi tra le gambe del moro.
Bucky trattenne il fiato, e poi un sonoro lamento intrappolato in gola diede un suono a ciò che stava succedendo. Steve usò nuovamente la lingua, la fece salire lungo tutto il membro di James. Gli massaggiò i testicoli con una mano, mentre la sua bocca saliva ancora di più, e l'umidità della sua saliva avvolse il glande di Bucky. Prima che tutta la sua lunghezza gli fu in bocca Steve dovette far piano, respirando dal naso per alleviare lo stimolo di nausea alla gola. Trasse un grande respiro, e poi lo prese nuovamente tutto in bocca. Con la lingua lo spinse sul palato, mentre con il collo si spingeva contro di Bucky. Strinsero le loro mani, James mugugnò qualcosa, spingendo il collo in avanti ed allargando di più le gambe.
«Steve s-to per venire...ah! Spostati!» gemette il moro, preoccupato di riversarsi dentro la bocca del minore. Ci teneva troppo a lui, era troppo premuroso e protettivo nei confronti di Steve, quindi anche una cosa simile mortificava Bucky. Lo aveva già ferito abbastanza la prima volta che avevano fatto l'amore, venirgli persino in bocca non voleva proprio farlo.
Ma Steve desiderava tutto il contrario, e anzi, inghiottì con più enfasi l'erezione di Bucky. Il maggiore strillò raucamente, sollevando il busto, e contraendo l'addome in avanti.
«S-Steve! Steve sto per venire!» Bucky si stava trattenendo, ma la bocca di Steve succhiava sempre più forte, e il moro non poté nemmeno allontanarlo, anzi, il suo corpo istintivamente lo assecondava ad incollarsi maggiormente al ragazzo.
James resistette ancora per poco, e alla fine non poté che liberarsi dell'orgasmo nella bocca di Steve. Con fatica, il minore ingoiò, facendo colare qualche goccia di liquido al lato delle labbra.
Bucky continuò a tenerlo per mano, e quel legame caldo lo aiutò a far coricare Steve proprio su di lui, così da stringerlo forte a se.
Erano abbracciati, sazi della loro essenza, e sfiniti.
«Non dovevi farlo, non eri costretto.» lo rimproverò Bucky, accarezzandogli i capelli biondi.
«Ma io volevo.» rispose lui, sorridendo.
«Razza di maniaco.» lo prese il giro James, stringendolo più forte a se, e scoppiando a ridere, entrambi divertiti e soddisfatti.
Riposarono nella loro stanza per tutto il pomeriggio, ma non fecero altro, perché si accontentarono. Non avevano fretta, il loro primo giorno era andato, ne avevano altri diciotto a disposizione.
Non ne avevano abbastanza, ma si accontentarono del piacere esclusivo delle loro bocche.
Però Bucky avrebbe voluto dirglielo, perché se lo sentiva, loro non erano solo romantici, erano soprattutto malinconici. Lo erano perché sapevano esattamente il loro futuro, se lo immaginavano, che non sarebbero mai stati felici. Speravano di essere liberi ma in fondo lo sapevano, che avrebbero dovuto lottare.
E Steve avrebbe tanto voluto dirlo a Bucky, che io ti perdono, non sai quello che mi hai fatto. Io ti perdono non distingui il giusto dal sbagliato, e io ti amo, vivrai sempre nel mio cuore. Vivrai per sempre.

That place in Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora