Ventesimo

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Simile a febbre è l'amor mio, ansioso sempre [...] ché chiara io t'ho giurata e bella ti ho creduta, tu nera come inferno, come la notte oscura.
L'amore malato; William Shakespeare.

Profumavano di raggi di sole ed erba secca. Questo perché avevano trascorso la mattinata su quella collina gialla, arida dall'afa. Avevano tanti posti, tutti loro, dove baciarsi e prendersi le mani. La sterpaglia alta e isolata della poca flora in città, e subito dopo si erano spostati nella stanza. Il posto perfetto.
Steve e Bucky non ebbero alcuna fretta. Nel weekend i genitori di Steve avevano dato ai due il permesso di uscire fuori a sera tarda e tornare a casa per la mezzanotte.
Non avevano altra meta in cui stare, se non l'impero del loro sesso. Tutti arruffati dal pomeriggio per le strade di Brooklyn, chiusero la porta di legno tra le prime luci della sera.
Il silenzio regnava come un dittatore, in quel vicolo profondo e isolato in cui si nascondevano. Nemmeno le cicale, abitanti dei palazzi più umidi, li raggiungevano con il loro canto.
Simulatamente i baci, come le mani veloci a spogliarsi. Sorridevano, tutti e due. In piedi propio al centro del piccolo ambiente, con l'intimo indosso e i piedi avvolti dalle calze. A Bucky mancava quello sinistro, di calzino, andato via assieme ai pantaloni.
Steve non amava particolarmente baciare Bucky in piedi; c'era notevole differenza d'altezza tra di loro, e il più piccolo sulle punte non resisteva molto. Voleva baciarlo per tantissimo tempo, e Bucky rimaneva sempre tanto in alto.
Bucky però gli prese il viso con tutte e due mani, accompagnandolo dolcemente verso di se, mentre l'altro si reggeva in equilibrio sulla sua vita nuda. Le loro lingue fecero così tanto rumore da stonargli le orecchie.
Tutto al buio, con gli occhi chiusi, sia Steve che Bucky trovarono le mani e le lasciarono unite.
Ogni notte vivo e muoio, sento la festa fino alle mie ossa. Quelle non arrivavano mai a toccarsi davvero, ma il resto del corpo, oh, Steve e Bucky misero a contatto ogni spigolo e angolo di loro stessi.
Alla fine, avevano reso quella stanza la materializzazione di loro stessi. Dipinti sulle pareti, parole per terra e odori pungenti di sesso.
Quello era il loro ultimo giorni di sesso, per quell'estate. Vi sarebbero ritornati tante altre volte a fare l'amore, proprio lì, nella calma della libertà oppressa. Ma per questo racconto, quella fu' l'ultima volta lì dentro.
Bucky indietreggiò piano, con Steve appeso al collo. Si baciarono con frenesia lenta, lasciando scariche elettriche dolorosissime sulle parti più sensibili toccate dalle mani. Dalle cosce alla vita, e poi il collo, fino a portare il tutto sempre in quel bacio.
Il loro abbraccio, poi, tagliò via ogni distanza. Premettero forte i loro sessi induriti, che attraverso l'intimo bruciarono di impazienza. James fece scendere lungo la schiena liscia di Steve la mano, che lo accarezzò, fino a quando non si infilò sotto ai boxer bianchi. Rogers gli graffiò una spalla, fortificando l'agglomerarsi delle lingue.
Sospirarono in un gemito sofferto, toccandosi ancora, sempre più voraci.
Era tanto buio, più del solito. La sera aveva oscurato ogni parte della piccola stanza senza finestre, senza possibilità di inghiottire un po' di luce. E faceva caldo, caldissimo. Steve e Bucky notarono la sofferenza accaldata di stare stretti, che quasi li spinse a doversi allontanare un istante per prendere fiato, forzatamente.
Quando si riversarono, nudi, sul letto la situazione peggiorò. Le coperte bollenti emendavano troppa caloria, starci di sopra diventò insopportabile. Bucky, spingendosi sull'indurirsi umido di Steve con se stesso, respirò affaticato per tutta quell'aria quasi umida.
Dopo uno sfizio di altri ventimila baci, la pelle dei loro corpi era già tutta sudata senza che ancora avessero fatto nulla. Si fermarono a guardarsi, con empatia muta entrambi vollero star fermi.
«Cazzo, fa così caldo qui dentro...» si lamentò Bucky, mettendosi in ginocchio tra le gambe aperte di Steve.
«Apri la porta e fa circolare un po' d'aria.» propose il biondo, sorreggendosi con i gomiti dalla sua posizione supina.
James non se lo fece ripetere due volte, fiondandosi in piedi ed aprendo la porta sbilenca, spalancandola del tutto. Ci si mise davanti e fece un sospiro di sollievo, con un debolissimo soffio di aria fresca sul corpo nudo.
Steve si sedette con sorpresa sarcastica, increspando la fronte;
«Davanti la porta, tutto nudo?» scherzò guardandogli la schiena.
«Chi vuoi che ci veda a quest'ora della sera, in un posto simile?» Bucky si voltò verso di lui, accarezzandosi il capo con una mano.
Prese una mano di Steve, facendolo camminare accanto a lui, proprio difronte alla porta spalancata, che dava al piccolo spazio del vicolo da cui vi accedevano. Intimorito, Steve si mise dietro di lui, come per coprirsi.
«Buck cosa fai?» gli domandò, tenendosi al suo braccio.
Il moro sorrise, chinando il viso verso Steve. Gli lasciò un bacio dolce sulle labbra, e poi gli poggiò la fronte contro la sua.
«Chi vuoi che faccia caso a noi?» la sua espressione si fece radiosa, mentre il cielo nero e pieno di stelle si faceva spazio in quel piccolo nascondiglio. Steve lo guardò con sguardo cruciato, abbracciandolo dolcemente.
Fu proprio quel toccarsi involontario delle nudità virili ad annullarli completamente. Da quel punto ripresero a baciarsi, stringendosi nel tentativo di assecondare le funzioni dei propri corpi. Fu così intenso, quel disperato bisogno di sesso, che smarrirono la strada. Diventando ciechi, furono costretti dalle gambe tremanti a sdraiarsi a terra, nella stessa posizione che avevano preso sul letto.
Steve gli strinse le spalle, la testa poggiata sul pavimento, e Bucky addosso, bellissimo. Il rumore dall'esterno lo riportò lucido. Allontanò il maggiore, senza farlo alzare.
«Un momento, chiudiamo la porta.» bisbigliò, con la gola fatta di gemiti.
Bucky gli accarezzò il volto e lo baciò velocemente prima di rispondergli.
«No, non aver timore. Liberiamo tutto quello che abbiamo tenuto chiuso qua dentro, ascoltami adesso, facciamolo nello stesso nascondiglio, ma agli occhi di tutti.» Bucky gli toccò i fianchi, con provocata voglia.
Si cacciò due dita in bocca, leccandole talmente a fondo da far mormorare Steve di piacere soltanto a guardarlo. Sopra di lui, imponete nella propria giovinezza, Bucky si destava più bello di come Rogers era riuscito ad abituarsi a vederlo.
Riuscì solo a poggiarli una mano al centro del petto e ad accarezzarlo piano, tanto era disarmato da quella magnificenza. Così tanta bellezza da condurre all'estasi, facendo inaridire ogni timore.

«Tieni gli occhi aperti, segui il mio respiro e guardami. Io lo farò, continuerò a scriverti con i miei occhi, ti toccherò anche con quelli se lo vorrai. Quindi ora aggrappati forte a me, come se stessi per cadere, trema da capo a piedi e tieni gli occhi aperti, su di me. Possiamo urlare quanto vogliamo, qui nessuno ci sentirà. Perché è la nostra libertà, perché siamo noi, giusti o sbagliati qui dentro possiamo fare l'amore per sempre.» gli mormorò Bucky con voce sicura, sorretto sopra il corpo di Steve supino per terra. Il biondo annuì, facendo schioccare la lingua sul palato, e seguendo il consiglio di James di guardarlo, gli accarezzò la nuca.
«È bello sapere che il nostro orgoglioso peccato rimarrà qui dentro fino alla fine.» disse Steve con un velo di malizia.
La bocca spalancata in preda ad un lamento pungente, provocato da quelle due dita di Bucky iniziate ad entrare nel suo ano.
Steve glielo aveva detto senza troppi giri di parole, che quell'incidente non lo avrebbe spaventato una seconda volta. Le coperte erano ancora un po' macchiate dal sangue color cremisi che si era scolorito di poco lavandolo.
Non era ancora ciò che bramava di sentire, ma l'inizio prometteva già bene.
Steve strinse forte le mani sulla nuca di Bucky, e lo spinse a se, abbassato quasi ad una flessione, per potergli dare un bacio. Uno che attenuava il dolore bellissimo che le dita del più grande gli stavano arrecando.
L'impazienza frettolosa di loro poteva essere nemica per la maggior parte delle volte, ma propio non riuscì a diminuire tutto quel piacere. Sentire addosso la persona amata, darle il consenso libero di lasciarsi avvolgere e maneggiare, come si può fare con un cumulo di argilla, rendeva Steve già libero, così com'era.
E anche se tutto il resto della sua vita si ingobbiva al peso delle catene infinite del proprio essere rinnegato dalla società, in quel posto composto di sesso, in compagnia di Bucky, acquistava le ali per volare lontano.
Era solo con Bucky che l'avrebbe fatto, tutto quello spettava esclusivamente ad una persona soltanto, e quella era sempre James.
Steve si lasciò penetrare lentamente, inarcando la schiena contro la caloria del pavimento, divaricando le gambe, portando a chiudere le ginocchia sulle spalle di Bucky, completamente riversato su di lui. Non era potente o sfrontato in quell'atto di sesso in cui stava sempre dalla parte attiva, Steve poteva quasi sciogliersi sull'immensa dolcezza dei gesti del più grande, che mentre spingeva dentro di lui con affondi dati dai reni gli accarezzava il viso, gli scompigliava i capelli, gli stringeva forte le mani e lo teneva bene in se, per i fianchi e le cosce, per le spalle e il collo.
Affettuosità uniche, che alimentavano il piacere, come benzina e, come questa, altamente infiammabile. Sarebbe bastato una sola scintilla a farli bruciare.
Di rosso la camera si sarebbe dipinta, illuminata, bollente. I loro corpi in fiamme però avrebbero continuato a muoversi, senza bruciarsi.
Ci baciamo e poi ci togliamo i vestiti. È solo un'altra notte senza grazia. Nel pensarlo entrambi vennero, con un urlo talmente intenso da restare troppo tempo senza respiro. Pensarono a come tutto prendeva inizio proprio quando ebbero finito.
Finirono così il ricordo di quei giorni instancabili di sesso, di novità nascosta. In un'altra notte senza grazia.
Vergogna non ne avevano, nemmeno un po'. Sporchi di sperma restarono sdraiati per terra come cadaveri, davanti alla porta aperta a scorgere una parte di cielo notturno, e guardare le stelle.
Presi per mano e contenti, sfatti e stanchi, Steve e Bucky.
Si amavano tanto, il tanto molto più alto della norma. Restarono adolescenti ancora per un po' prima che la guerra arrivasse, prima che il gelo li dividesse e la memoria scomparisse.
Restarono innamorati nudi sotto lo spettacolo degli astri piccolissimi, a parlare di loro e di quanto si amassero senza troppe parole.

That place in Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora