Quindicesimo

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Sono nato malato, ma lo amo. Ordinami di stare bene.
Sussurri debolissimi di voci stridenti, che si mischiavano tramite le bocche, simili a fisicità amalgamate a tal punto da avere quasi una forma, quella di Steve e Bucky, uno sopra l'altro, sdraiati sul loro letto, e basta.
Steve pensò di essere malato, ovunque. I suoi polmoni, le sue ossa, il suo intero corpo era privo di salute, così come il suo dipendere da James.
Malato, malato senza cura, malato finché avrebbe visto.
Eppure nel loro tredicesimo giorno di sesso Steve non vide nulla. E si sentì guarito da quelle mani.
Mentre la lingua di Bucky ormai gli aveva annacquato la bocca, il minore respirò pesantemente, toccandogli il busto da sotto di lui, e accarezzando la pelle calda da sotto gli abiti.
Bucky gli spinse altre volte la testa contro il materasso, con i suoi baci veloci. Gli ansimò sulla punta del labbro, e rapì ogni sua fibra nervosa con una docile coccola delle mani, tutta sul viso scarnito e pallido del biondo.
«Ti andrebbe di provare una cosa?» gli domandò Bucky con premura. Steve lo guardò negli occhi, con espressione dolce e quasi preoccupata. Gli accarezzò il capo, e poi gli lasciò un bacio a stampo sulle labbra.
«Naturalmente, qualsiasi cosa.» rispose, sorridendo raggiante.
«Oh, non ti farò alcun tipo di male, non voglio assolutamente. Voglio semplicemente farti godere bene, con esclusiva attenzione.» Bucky continuò a fissarlo, con lo sguardo incastonato nel colore azzurro degli occhi sotto di lui. I petti movimentati dai respiri accaldati si spingevano all'unisono uno contro l'altro, e le mani si erano congiunte lungo le lenzuola, intime di loro.
«Perché? Mi hai mai fatto male?» Steve scosse il capo con sincera devozione, accarezzando il viso di Bucky con il proprio. «Anche quando mi entri dentro, il dolore passa immediatamente.» ammonì.
Il maggiore si morse il labbro sorridendo, con la fronte aggrottata dalla tenerezza.
«Lo so, ti credo, ma sai come la penso.» gli sussurrò.
«Si, il piccolo Steve non dovrebbe sempre fare quello da montare, altrimenti Bucky apparirebbe malvagio.» imitò Steve, con fare sarcastico ed espressione buffa.
Bucky lo abbracciò forte, facendolo quasi affogare sul suo collo.
«Punk.» rise, mentre il viso raggiante di Steve gli graffiò gli occhi, e la sua essenza gli arrestò il fiato.
Altri baci, deboli e bagnati. Altre carezze, e poi Bucky diede inizio a quel pensiero ancora anonimo per Steve.
Impaziente il ragazzo sdraiato sul letto osservò i movimenti sereni di James tenutosi dritto sopra di lui, in ginocchio. Si sfilò la camicia bianca dalle maniche fastidiosamente lunghe, mostrando in tutta la sua bellezza giovane il petto nudo e bronzeo. Steve fremette sul posto, mordendosi il labbro e stringendo le cosce di Bucky ai lati di lui.
L'indumenti leggero penzolò sopra di Rogers, che arzillo dalla curiosità preferì però tacere e osservare. Bucky dispose la camicia sopra la sua fronte, così da allargarsi dietro il suo capo. Abbassò poi la parte superiore che inizialmente aveva ricoperto solamente il capo di Steve. In un testo lento ma per nulla impacciato, Bucky legò le maniche della camicia insieme, dietro la testa del minore, tenuto nell'oscurità da quella grande porzione di stoffa.
Respirò con la bocca semiaperta, stupito quando emozionato, il cuore che nel petto gli scombussolava le ossa. Non vedeva nulla, cercò di tenere gli occhi aperti, ma la pesantezza della camicia impregnata dell'odore di Bucky lo costrinse inevitabilmente a chiudersi nel proprio buio.
Sentì la presenza di James sopra di lui, ma non poté vedere nulla, assolutamente.
Percepì che le mani morbide di Bucky gli presero i polsi, e che la vicinanza del suo busto sportosi sopra di lui gli emanò maggiore calore.
Il moro indirizzò le braccia di Steve sopra la sua tetsa, facendole star ferme lungo il letto. Gli accarezzò il palmo con i polpastrelli, facendo scattare le nocche rosse verso il basso, così da socchiudere istintivamente il pugno.
Steve respirò affannosamente, incerto nel seguire il corpo che gli implorava di muoversi e reagire a quella totale sorpresa da parte di Bucky.
Il minore venne spogliato, con perfetta premura. L'unico particolare era quella specie di benda la quale James continuava a tenerlo prigioniero.
Quando le mani di Bucky allargarono i bordi dell'intimo di Steve, questo non poté che reagire, afferrandogli i polsi in preda a tremori e brividi laceranti tutti nella pancia.
«Lascia fare tutto a me, stai fermo.» Steve sentì provenire la voce di Barnes non molto lontana dal petto, anche se per percepire meglio nell'oscurità aguzzò l'udito alzando di poco il collo. Bucky riportò le sue mani sopra la testa, dove i dorsi pallidi delle braccia di Steve si adagiarono tra le calde coperte disfatte.
Il biondo strinse i pugni e fece incastrare le sue stesse dita in una morse stretta, per resistere a quella sottospecie di comando di Bucky, che subito riprese a giocare.
Steve era cieco, ma sentiva perfettamente ogni cosa.
Desiderava ardentemente poter guardare, quel viso tanto bello e irresistibile che lo squadrava da capo a piedi in quelle condizioni di tale vulnerabilità. Ma in buona parte gli andò bene anche essere bendato; perché la sua pelle diventava sensibile in maniera sporadica, e l'udito gli permetteva di memorizzare ogni fiato impaziente del moro sopra di lui. Il gusto ricordava ancora benissimo la lingua di Bucky, e l'olfatto era del tutto intossicato dall'odore fortissimo del maggiore.
Era una fragranza paragonabile a nulla, un'essenza familiare, odorosa e calda. Sapeva semplicemente di tutte le cose preferite di Steve.
Le mutande iniziarono a scendere, via dall'erezione, lontano dalla pelle pallida, scivolando giù per le ginocchia, e accarezzando le caviglie alla fine. Il fondoschiena nudo a contatto con il calore morbido delle coperte abbracciò da sotto Steve che ad occhi chiusi seppe aguzzare ogni minimo spostamento di quelle lenzuola.
Un sospiro di completa immobilità, e poi scoppiò la guerra.
Buio e mani.
Bucky gli sfiorò l'addome con i polpastrelli, dal basso verso l'alto. Premette forte le dita intorno alle cosce sottili, insinuando le mani sotto i glutei che palpò anche in quella posizione del minore da sdraiato. Il collo lo ripassò con infinita veemenza amorosa, accarezzandolo quasi come se lo stesse consolando, per poi salire lungo le braccia tese sopra la sua testa, e stringergli le mani fortissimo, mentre si muoveva con sinuosità attiva sopra di lui.
James ci prese gusto a toccarlo in quella maniera tanto soffice quanto intima ed esclusiva. Chi altro sarebbe mai stato capace di far sentire il suo Steve il quel modo?
Nessuno. Soltanto lui.
E lo toccò piano, con amore. Lo fece eccitare senza rivolgersi al suo sesso, lo ridusse ad un fantoccio di brividi semplicemente accarezzandolo, e tenendolo al buio.
Quando tutti e due le mani di Bucky gli presero la vita, e scesero verso l'interno, giù, all'intimità, Steve trasformò i suoi lievi mormorii in gemiti più compatti. A quel punto il minore inarcò la schiena e trattenne con tutte le proprie forze l'istinto delle mani di stringersi alla cieca sulla nuca di Bucky.
Flesse le ginocchia, spingendo i piedi contro il materasso. Il moro era inginocchiato tra le sue gambe lievemente divaricate, e gli si strusciava contro il sesso con le mani, che lo esaminarono tutto, ad ogni parte.
Steve strillò con sorpresa al rendersi conto che quel dolce, umido e lieve risucchio all'interno della coscia, proprio poco distante dal membro, altri non era che la bocca di Bucky che lo stava baciando. I muscoli del minore si irrigidirono maggiormente, diventando quasi marmo, quando quella umida fonte di peccato gli prese in bocca l'erezione.
Bucky succhiò la cappella di Steve con insistenza, stringendo con una mano il sottile spessore del suo ventre piatto, e tenendo la base del pene con l'altra, massaggiando con due dita la lunghezza per mettere alla prova sempre di più la resistenza di Steve.
Quella perfetta composizione di corpi contratti e in movimento l'uno per il bisogno dell'altro, ricreavano tutta la loro latitanza irrefrenabile.
Si amavano così tanto, ogni volta che non potevano fare a meno di concedersi pareva che quel sentimento li sgretolasse.
Era un'attrazione forte ed un pensiero accecante, qualcosa che solamente Steve e Bucky percepivano ma ancora non erano riusciti a spiegare.
Il biondo si fece sfuggire un gemito stridente, spingendo il petto in fuori, con le labbra aperte e l'espressione concisa nascosta dalla camicia di Bucky, che insistentemente lo teneva al buio.
Quel non capire i movimenti di James, di percepirli solamente quando quest'ultimo li metteva in atto, sotto la più completa estraneità di Steve. Tutto era fottutamente eccitante.
Mentre quel lasciarsi mangiare andava incontro alla fine, Bucky continuò ad accarezzarlo delicatamente, sulle gambe e sull'addome. Ogni porzione di pelle era sua, Steve era suo, non con possessione autoritaria o forzatura, ma con il pieno abbandono di lui stesso.
E non sapeva decidere se la cosa che lo eccitasse di più fosse la bocca di Bucky a succhiare il suo sesso, o le sue mani farsi calore sulla carne.
Perché erano due gradi di preziosa intimità diversi tra loro, ma con stesso valore, che insieme creavano inferno e paradiso nella cecità temporanea di Steve.
Chiamò il nome di Bucky quattro o cinque volte, velocemente e con tono provato, prima di crollare in uno spasmo, e riempirgli la bocca con il suo orgasmo.
Il moro non si fermò, trattenne l'istinto di tossire, ed ingoiò il seme di Steve, leccandogli ancora il sesso pulsante pur avendo esaurito l'orgasmo. Steve respirò affannosamente, lamentandosi con dolore per il prolungarsi di Bucky.
«Ah!» il biondo si abbondò completamente al letto, rilassando le gambe e accettando il buio. Bucky filamenti smise di tormentarlo, sfiorandogli le costole mentre saliva a mettersi sopra di lui. Steve percepì il lavoro di James nello sfilargli quella specie di benda via dalla faccia paonazza, sentendosi finalmente sollevato.
Quando riaprì gli occhi, umidi e sfocati, dovette assottigliare lo sguardo per vedere meglio quella bellezza bruna sorridergli amorevolmente, con una riga di sperma che gli colava lungo il mento.
Bucky allungò le braccia e si poggiò con le mani sopra quelle ancora distese di Steve, stringendole con innata sensibilità delicata. Così stanco e abituato, il minore ormai si era sciolto immobile sulle lenzuola.
Sorrisero tutti e due, guardandosi nell'incanto di un silenzio che per nulla avrebbe potuto essere imbarazzante.
Un dolce bacio congiunse le loro bocche, senza lingue o secondi infiniti. Un semplice schiocco di labbra fatto di ingenuo stupore.
Bucky scostò dalla fronte di Steve una ciocca chiara di capelli un bel po' scompigliata, approfittandone per sfiorargli la fronte. Il più piccolo sorrise ancora, le guance rosse e gli occhi attratti sempre di più dalla lucentezza delle iridi di James.
«Non mi aspettavo una cosa simile.» disse Steve a bassa voce.
«Ti è piaciuto?» chiese l'altro con un sorriso vivace.
«Umh, forse...» lo provocò alzando un sopracciglio. Bucky fece scappare dalla propria voce una specie di insulto affettivo, gettandosi sopra il corpo nudo del suo ragazzo, per abbracciarlo forte, e sentirsi ferire dalle mani di Steve sulla sua schiena.
Spinsero le teste l'una contro l'altra dalla fronte, si respirarono sul lineamenti accaldati, e si accarezzarono ancora, perché in quel loro tredicesimo giorno di sesso la cosa che fecero meglio fu toccarsi.
A poco a poco l'eccitazione che pareva essere finita -almeno per Steve- ricominciò a nascere in simbiosi a quei movimenti accattivanti sul letto, e ai baci, tantissimi, che bombardarono i gusti.
Dato che Steve si sentiva più che appagato da quello che aveva ricevuto, e che Bucky non aveva ancora assaggiato nessun tipo di piacere, il loro inconscio volle che tutto continuasse.
Steve avrebbe potuto rilassarsi e lasciare che James soddisfacesse da se il proprio desiderio, eppure non si volle sentire egoista in qualche modo. I petti nudi si sfregavano tra il sudore sottile sulla pelle, il membro nudo di Steve a strusciarsi sulle cosce di Bucky. Il maggiore cercava sollievo da quella sua persistente erezione, e Steve non poté tirarsi indietro dal rasserenarlo.
In un turbinio di ribaltarsi e spogliarsi, il biondo finì -stanco- sopra di Bucky, sdraiato al suo posto.
Ormai nudi tutti e due, Steve poté dedicarsi alla completa sessione di sesso senza essere cieco.
Gli prese con una mano l'erezione spessa e dura, e da sopra di lui, in una posizione comoda e vicinissima, il minore prese a masturbare Bucky.
Subito travolto dal piacere tanto agognato, Barnes gemette a bassa voce, con gli occhi fissi sul viso magro del ragazzo sospeso porta di lui. Gli strinse il costato per consolare la sua insofferenza bellissima causata dal movimento veloce della mano di Steve.
«Ti amo, ti amo da morire.» bisbigliò Bucky increspando il viso. Si irrigidì tutto e aumentò la forza nel tenere il corpo del minore stretto tra le mani. Steve lo baciò, affondando con più decisione i suoi movimenti, finché James si staccò dalla sua bocca per prendere fiato.
Gemette forte quando si ritrovò a venire nella mano di Steve, facendo scappare anche al minore un lieve mormorio soddisfatto.
I loro respiri penasti si mischiarono ad un lieve sorriso di calorosa felicità, ormai sdraiati entrambi sul letto, l'uno affianco all'altro, con una mano vicina a cercarsi con i mignoli.
«Ti vedo un po' stanco.» commentò Bucky spiritosamente.
«Vuoi per caso dormire?» fece eco il minore, voltando il capo verso di lui.
Allegramente si parlarono con il silenzio dei loro occhi, e poi la solitudine calma di quel posto fece da se'.
Bucky si addormentò serenamente tra quelle lenzuola, nudo e brillante, davanti alla creatività di Steve, che non ancora pronto a calarsi nel sonno tra le sue braccia, prese il loro quaderno e si mise a disegnare.
In un foglio iniziò a tracciare segni a matita, stilizzati, senza troppi particolari. Inizialmente, con il suo soggetto preferito addormentato accanto alla sua piccola tela, Steve ebbe il desiderio di rappresentare proprio Bucky in quel momento. Purtroppo però il pensiero di loro due ormai lo aveva infestato del tutto, e quando iniziò a tratteggiare le prime linee del volto di James, non poté fare a meno di aggiungersi a quell'insieme di copri.
Disegnò semplicemente loro due, ben riconoscibili dai tratti del viso. A petto nudo, l'immagine racchiudeva solamente i loro busti, e le mani di Steve che si ingarbugliavano con la stessa dolcezza di quel giorno sul capo di Bucky.

 A petto nudo, l'immagine racchiudeva solamente i loro busti, e le mani di Steve che si ingarbugliavano con la stessa dolcezza di quel giorno sul capo di Bucky

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Il tuo contatto mi ha fatto sembrare così pazzo ora, Steve lo volle esprimere su quello schizzo. Il piccolo foglio che si sarebbe ingiallito, portandoselo dietro per anni, assieme ad una loro fotografia ancora non scattata.
E quello stesso disegno avrebbe dilaniato la loro difficoltà, solo che ancora non lo sapevano.

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