Settimo

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Stringo un patto con il diavolo, voglio i tuoi occhi, di nuovo e a tutti i costi. Fumo una sigaretta per sancire questo patto, amore mio, ma poi scopro, atterrito, che sei tu il diavolo.
Camere separate; Pier Vittorio Tondelli

Cos'era successo, quella mattina? Era iniziata come ogni giornata di quell'estate torrida. Steve si era svegliato intorno alle dieci, Bucky lo aveva raggiunto in cucina qualche minuto più tardi, assonnato e accaldato, reduce della notte scombussolata in quella soffitta vuota, riempita soltanto dalla temperatura alta. Il signor Rogers era già andato al lavoro, sarebbe tornato la sera, i ragazzi lo vedevano pochissimo tempo in casa. E poi Sarah gli aveva preparato la colazione, racchiusa in quella sua divisa da infermiera pulita e candida. Diede un bacio sulla fronte ad entrambi i suoi giovani affezionati, si assicurò che mangiassero tutta l'umile porzione che potevano permettersi, e scappò anche lei per il suo lavoro.
Steve e Bucky rimasero soli, come ogni giorno. Rimasero soli e con fretta si vestirono precipitosamente, uscendo di casa. Non gli sarebbe costato nulla sfogare le proprie fantasie anche in quella casa, deserta e comoda, solo che non era il loro posto. Avrebbero sempre avuto il timore di essere colti di sorpresa dalla madre di Steve tornata prima a casa, o essere sentiti da qualche vicino. E poi, loro ormai avevano quella stanza, quel nascondiglio perfetto.
L'atmosfera l'avevano creata lì, tutto di loro nasceva quando mettevano piede in quello spazio chiuso, e subito dopo moriva, dopo che ne erano usciti.
Perciò, cos'era successo quella mattina?
Semplicemente, era iniziato il loro quinto giorno di sesso. Il rito abitudinario di piacere, che poco a poco stava conservando l'amore per i gesti semplici di tutti i giorni, facendo crescere l'erotismo nei loro progetti.
Il sipario calava, gli attori stanchi si spogliavano già nei loro camerini, e il pubblico usciva via e abbandonava le proprie poltrone. Era il momento in cui, come due artisti struccati, Steve e Bucky iniziavano il loro spettacolo esclusivo nel minuscolo casolare abbandonato.
Tra le cosce formicolava tutto, così tanto da non poter fermare i movimenti lenti che compivano le mani.
Steve si alzò in piedi, l'oscurità della stanza gli delineava i bordi del corpo, grazie alla debole luce delle candele, che ondeggiando lievemente parevano poter far danzare persino la snella fisicità del ragazzo.
Incominciò con lo sbottonarsi la camicia, Bucky era proprio difronte a lui, seduto ai bordi del letto, con la schiena ricurva in avanti, e le gambe allargate, in un gesto mascolino che quasi volle affermare la sua più che felice disponibilità.
E cadde quell'indumento dal tessuto sottile, finì ai piedi di Steve e creò un soffice rumore. Il petto chiaro, infantile; Bucky lo stava già pregustando, soltanto a guardarlo si poteva aggrappare alle sue clavicole sporgenti, al collo magro che si contraeva quando Steve deglutiva, e mostrava un accenno del suo pomo d'Adamo. L'addome piatto diviso a metà da un solco poco profondo dettato dalla magrezza e allo stesso tempo dalla tenera muscolatura poco sviluppata.
Quelle braccia snelle non smisero di muoversi, le mani lavorarono minuziosamente ai pantaloni, premettero da sole e con gusto l'eccitazione abbastanza evidenziata attraverso gli abiti, proprio dove tutta la sfacciataggine di James si era accumulata. Fissava Steve stuzzicarsi, spogliandosi a poco a poco, finendo nudo, con tutti quegli abiti ingombranti ai suoi piedi, come un tappeto.
Che problema c'era ad essere nudi, insieme, tra le candele?
E volevano fottere, il quinto giorno volevano baciarsi e guardarsi negli occhi, ma solo dopo aver scopato senza stabilire limiti. Non che li avessero, ma a poco a poco tutto quel piacere stava diventando sempre più malleabile, e come tutto ciò che si impara a gestire, si vuole sempre andare oltre.
In piedi, sempre fermo in quel determinato punto non troppo distante dallo sguardo di Bucky, Steve emise un mugugno soddisfatto, non allontanano una mano dal punto in cui tutta la sua eccitazione si era fatta già strada nascosta dai vestiti. 
Prese a masturbarsi, difronte a Bucky, con gemiti sinceri e provocatori, con espressione compiaciuta e impertinente. Non era Steve, James lo vedeva proprio sotto i suoi occhi, ma quel carattere era qualcun altro. Quel desiderio incontrollato che teneva ostaggio entrambi annullava completamente le loro personalità, per il volere della carne.
E mosse le dita tutt'intorno alla lunghezza, la mano la calda e veloce si strinse intorno a se, e la pelle si increspava per i brividi. Lo stomaco gorgogliava, si ritraeva con impeto ad ogni respiro affannoso, ad ogni occhiata indirizzata a Bucky, che era la vera e propria ragione di tutto quel piacere.
Steve continuò la propria danza, una colonna sonora di versi adulatori, di pronunce rauche del nome di James, e di occhiate gelate sul suo corpo.
Il moro si sorresse il busto con un braccio, con espressione quasi sarcastica, mentre con l'altra iniziò anche lui a massaggiarsi l'inguine. Steve se ne accorse quasi immediatamente, frenandolo con delusione;
«Oh no.» disse «Tu ora guardi me, e stai fermo.»
Il minore si avvicinò a lui, lentamente, accarezzandogli il viso e chinandosi alla sua altezza. Gli fece sudare un bacio, glielo fece desiderare ardentemente, in una carezza di nodi invisibili tra le loro bocche che non si toccarono.
«Tu mi guarderai godere, ma non farai niente.»
«Altrimenti?» domandò provocatorio l'altro, guardandolo negli occhi.
«Non mi costa nulla rivestirmi e uscire a prendere una boccata d'aria. Fa caldo qui dentro, non trovi?»
«Forse la colpa è tua.» sorrise James.
«Forse...» Steve schioccò la lingua e tornò ad allontanarsi dalla sua sagoma, come un'ombra non alle spalle di James, ma proprio difronte ai suoi occhi.
Un'ombra fatta di luce che scoppietta con scintille chiare, gialle, luminose.
Steve si sorresse in piedi con una mano sulla spalla di Bucky, come a volerlo stremare sempre di più. Il suo odore pungente di sudore ed eccitazione invase la mente del maggiore, con le mani ai lati del corpo, e il viso contratto dalla sopportazione ardua.
Il biondo riprese a masturmarsi, con più insistenza, con tutta la voce che aveva in gola scagliata sul compagno, la cui erezione premeva dolorosamente sotto i vestiti, e che inutilmente cercava sollievo.
«Sei un bastardo.» sbottò Bucky sotto voce, sorridendo a denti stretti, per aver puntato lo sguardo in basso, proprio dove a pochissimi centimetri di distanza ci stava la virilità di Steve ancora nella propria mano.
«Non essere ineducato.» farfugliò difficilmente l'altro in risposta, poggiando il mento sul petto.
Le mani di Bucky si avvicinarono ai fianchi di Steve, ma non li toccarono. Le dita navigarono nell'aria, contornarono quel corpo, ma non lo strinsero.
«Non ti piacerebbe nemmeno sentire le mie dolci carezze? Oppure -Bucky avvicinò di più la bocca sulla cappella dell'altro, che non smise di toccarsi- preferiresti essere assaggiato?»
Steve vacillò, strizzò gli occhi ed aggrottò la fronte, rallentando i movimenti che facevano sbattere il braccio contro l'addome. Avrebbe potuto cedere, lasciarsi andare e donarsi a Bucky. Ma voleva la trasgressione, voleva sconcertare il pubblico che non li stava guardando, voleva stravolgere il loro concetto d'amore, che come il fumo di una sigaretta diventava invisibile nell'aria.
«Ti ho detto guarda, stai bene attento e non ti muovere, al resto penseremo dopo.» Steve deglutì, stringendo più forte la mano sulla spalla di Bucky. Il maggiore ispirò rumorosamente dal naso, e con qualche contraddizione ritornò a trattenersi. Lo fece finché il tutto arrivò al limite della sopportazione, quando Steve gemette talmente forte, e mosse la mano così veloce, da stare per annegare nell'orgasmo.
Bucky non lo accontentò, non riuscì proprio ad ascoltare le sue istruzioni.
Strinse i polsi di Rogers fino a fermarli ai fianchi. Steve si dimenò piano, rimanendo fermo sul posto, ad osservare Bucky con provocazione.
«Non così in fretta, non senza avermi aspettato.» gli sussurrò il più grande, tirandosi in piedi, e accostando il viso a quello di Steve. Esplose quel bacio di veemenza ballerina, l'unificarsi di quelle labbra, il dividersi di lingue, e la trasfusione di saliva. Bucky lo toccò tutto, le sue dita picchiettarono velocemente sulla curva del fondoschiena di Steve, come se stesse suonando uno strumento. Il biondo si tenne più vicino a lui avvinghiandosi al collo, mentre con le mani gli strinse il capo, e tastò tutta la morbidezza disordinata dei suoi capelli. Le bocche danzarono ancora, al centro della sala, deserta e illuminata.
Si baciarono e le mani gareggiarono comunque, in maggiore vantaggio erano quelle di Bucky. Tutte sulla schiena, sulle costole, e sulle spalle.
Poi la forza armoniosa di James prese il sopravvento una volta per tutte. Prese con decisione il corpo nudo di Steve, lo sollevò da terra pochi centimetri, per farlo ricadere sul letto, abituale luogo di ritrovo dei loro corpi. Il biondo boccheggiò divertito, scostandosi dal viso i capelli scompigliati per la caduta, tenendo le ginocchia flesse e le gambe poco divaricate. Quando riaprì gli occhi, ripresosi dal tuffo tra il calore delle lenzuola, notò che ormai Bucky era quasi del tutto nudo. Il maggiore gettò il proprio intimo sul pavimento, fissando Steve, quale creò una platina di desiderio brillante tra di loro, che venne rotta da un altro bacio, avvenuto in una pausa di battito, in cui tutto nei loro copri fece silenzio. E i loro sessi si richiamavano disperatamente, erano tanto vicini, ma sempre troppo lontani.
Steve portò la testa indietro, la bocca di Bucky gli succhiò il collo, e con le mani sottili il minore gli si strinse nuovamente alla nuca. Steve lo aveva addosso, lo sentiva tutto anche se non nel modo in cui desiderava. James gli strinse i fianchi, si tirò su con il busto, e con un altro scatto veloce dei muscoli fece mettere a pancia in giù Steve. Gli si poggiò sulla schiena, arrivando con le labbra fino al suo orecchio. Il minore socchiuse gli occhi, ansimò affaticato, ed avvicinò la guancia al compagno.
«Vuoi farlo in questa posizione?» gli domandò Bucky, con provocazione bassa.
«È da quando mi sono svegliato stamattina che voglio farlo, in qualsiasi modo.» rispose, sorridendo con malizia, mordendosi il labbro. Bucky trattenne una risata quasi nervosa, spostandosi dal viso di Steve dopo avergli dato un buffetto affettuoso sulla guancia, posizionandosi al centro della sua schiena pallida. Le sue labbra si posarono lievi sulla pelle, toccarono le vertebre sporgenti, e affondarono nella curva del fondoschiena inarcato.
La bocca non poteva allontanarsi, proseguì la sua lenta discesa tra le natiche di Steve, le mani si aggiunsero, strinsero con dolcezza i glutei quasi femminei del ragazzo, e permisero alle labbra di Bucky di inumidire la sua apertura. Steve gemette forte, si sorresse con i gomiti, e spinse il petto in avanti, quasi violentemente. Le mani si ferirono da sole, conficcarono le unghia nei palmi, che subito dopo si attaccarono alle coperte. Rogers chiuse gli occhi e annaspò con la bocca alla ricerca di un respiro, paonazzo in viso.
Bucky lo stava consumando a poco a poco, era così bravo a farlo impazzire, pur essendo inesperto quasi quanto Steve. E tutto di quel momento era eccitante; la posizione a pancia in giù di Steve, il membro teso premuto a forza contro il materasso, Bucky dietro di lui a bagnarlo con la bocca, e la solitudine.
La libertà di quel posto a Brooklyn.
Con il viso rosso dal calore e dall'enfasi di quel momento, il più grande si tirò in dietro dal corpo di Steve, con le labbra umide e la bocca aperta. Strinse Steve dall'addome, tirandolo su in ginocchio, mentre il ragazzo continuò a tenersi in avanti dai gomiti.
Proprio come la prima volta, lo fecero in quel modo, con il corpo contratto tra le coperte, e lo sfinimento voglioso di loro stessi.
Quando Bucky lo penentrò, Steve non emise un eccessivo gemito acuto, sorrise soddisfatto, come se quel momento lo avesse aspettato con eccessiva impazienza. Ondeggiarono per l'inerzia di James in un solo ed unico movimento, uniti dai loro stessi corpi, uno dentro l'altro, in un'arma esplosiva di desiderio.
Ma con tutto ciò non riuscirono ad essere esclusivamente erotici. Perché il loro sangue chiedeva amore, il loro battito lo produceva, e la loro pelle se ne nutriva.
Bucky spinse in fondo, e poi affondò sempre più velocemente, fino a che l'orgasmo, crudo e impetuoso, non riempì Steve, che immediatamente a quella sensazione di calore al suo interno, si spinse in avanti e bagnò le lenzuola con il suo seme.
Il romanticismo non lo potevano sfumare, era scuro e omogeneo, sempre fermo, a richiamarsi.
Come ogni lotta terminata si sdraiarono insieme, le loro braccia erano catene che li intersecavano vicini, e le loro mani in qualche modo si stringevano in quel groviglio di arti e respiri.
Per soddisfare le voglie del corpo avrebbero fatto cose indicibili, chiunque si sarebbe inorridito difronte a testimonianze simili, di tale perversione.
Ma a loro piaceva trasgredire, in fondo era il loro segreto più grande e bello.
Tra le labbra di Steve pendeva quella breve frase che per la stanchezza non sarebbe riuscito a dire, ma che Bucky capì comunque dal suo respiro sul petto; Si ragazzo, lo vuoi? È fantastico, perché lo sento anch'io. È il tuo testosterone.

That place in Brooklyn ||Stucky|| ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora