Sedicesimo

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«Giochiamo?» punto di domanda da parte di Bucky.
«Ancora?» fece eco Steve, ridendo.
«Il nostro gioco è fare l'amore, dovresti esserti abituato, lo facciamo tutti i giorni.» il moro alzò un sopracciglio, storcendo il proprio sorriso da superiore.
«Già, solo che quando parli di giochi diventi molto più intrigante e dettagliato.» Steve gattonò sopra il letto, con movenze feline. La schiena ricurva in dentro, il capo chino da un lato, e i capelli biondi tutti sulla fronte. Con indosso solamente la biancheria intima, raggiunse le spalle di Bucky, seduto da un lato. Gli accarezzò tutta la schiena con le mani bollenti e sottili, respirando su quella seconda pelle dorata anch'essa nuda, pulita, perfetta.
Ormai si conoscevano a memoria, tutte le sfumature della pelle, tutte le forme dei muscoli. Sapevano qualunque cosa eppure ogni volta che si ammiravano completamente nudi rimanevano senza fiato come se si guardassero per la prima volta.
James voltò il busto verso Steve, prendendolo per un fianco. Con un braccio tutt'intorno alla vita magra del biondo, Bucky usò l'altra mano per accarezzargli il viso, ed indirizzare le bocche ad incontrarsi.
«Cosa posso farci se mi fai uscire fuori di testa?» cinguettò amorevolmente il più grande, mordendo piano il labbro inferiore di Steve, che sorrise tendendo ancora di più la pelle rosea.
Ricaddero tra le lenzuola in un peso ormai unico e compatto; quelle smancerie forse erano troppo sdolcinate, eppure erano uniche e rare, capaci di essere liberate solamente in quella stanza solitaria, lontanissime da orecchie estranee.
Steve e Bucky soffrivano nel doversi vietare di stringersi per mano e camminare insieme per le strade della città, diventavano quasi malinconici costretti ad oscurare i loro sguardi complici e indicibili, uccidendoli alla presenza delle persone. Annullavano completamente loro come innamorati, nella quotidianità della giornata, che scoppiava tutta in una volta quando trascorrevano qualche ora del pomeriggio nel loro posto segreto. Lì potevano essere quanto più smielati e romantici possibili, senza obblighi di restrizioni, alla mercé di giochi del sesso, padrone delle loro menti.
Steve non avrebbe mai immaginato cosa quel particolare gioco aveva in serbo per lui, il loro quattordicesimo giorno di sesso.
Con irrefrenabile voglia, Bucky rese dipendente il proprio ragazzo con baci morbidi ovunque, e carezze che si agevolarono per la posizione amorevole in cui erano riversati. Seduto con la schiena contro il muro umido di legno, Bucky stringeva tra le braccia il corpo magro di Steve come fosse un bambino. I loro polpacci fecero una specie di guerra caotica, le mani ovunque sui visi e sulle erezioni oppresse dalla biancheria, e gli occhi continuamente semiaperti per la fatica.
La spiegazione fu semplice, anche se Steve non volle troppo appuntare all'evidenza, per via della sua insaziabile voglia di essere toccato, e toccare.
«Quindi, per te va bene?» ammonì con seria sicurezza il moro, fermando i baci umidi che Steve gli stava lasciando sul collo. Lo prese per le spalle e lo guardò negli occhi, svegli, sicuri e quasi imbarazzati.
Steve rimase con la bocca ancora aperta e arrossata dal suo lavoro su quella pelle. Con sguardo lento increspò la fronte ingenuamente, stringendo una mano di Bucky che gli accarezzava la spalla. Annuì sorridendo, estraneo a ciò che aveva accettato. Quel patto sancito con il diavolo che gli avrebbe dato baci di paradiso e carezze d'inferno.
Bucky si sdraiò completamente sul letto, oscillando con i fianchi verso in basso, per sistemarsi più comodamente. Steve rimase sopra di lui, sorretto in ginocchio e con le mani sulle sue spalle, a osservarlo dall'alto verso il basso con confusione e curiosità. James lo tenne ancora un po' sospeso e distante dal pulsare della sua carne, il tempo di sfilarsi le mutande, e lanciarle via con i piedi. Altri piccoli movimenti di assestamento lo portarono ad uno stato quasi beato tra le coperte, che Steve paragonò ad un quadro di epoca rinascimentale, rigoroso e proporzionato, una colata d'oro e divino.
Steve si trovò di gran lunga maggiormente stordito alla vista dell'erezione di Bucky sotto di lui, indotto dal proprio intinto ad abbassarsi sopra di essa, ma fermato dalla forza delle mani del moro a fare tutt'altro.
«Voltati.» il sussurro di Bucky lo fece pietrificare, si sentì affondare completamente in quel mare di lussuria.
Steve non seppe reagire alle istruzioni semplici date da James, che si accorse della piccola difficoltà del minore. Gli prese il mento, alzandolo dolcemente in un gesto che da Steve emanava una sicurezza apparente.
«Sei tranquillo?» chiese ancora, incalzando con matura consapevolezza.
Steve annuì insistentemente, rispondendo un veloce «Si.» per recuperare il proprio fare impacciato. Si mise dritto con la schiena e si fece guardare l'esile figura dal suo James.
Con nervosismo fece come detto da Bucky. Steve si mise a quattro zampe sopra il maggiore, che subito gli prese il bordo delle mutande sulla parte posteriore, ed iniziò ad abbassarle alle cosce. Il viso sull'inguine di James e il propio sesso sospeso sopra il viso del moro. Lui gli tolse l'intimo con difficile stabilità da parte della posizione di Steve, che alla fine dell'opera si adoperò a star fermo nel modo in cui aveva indicato Bucky.
Non sapeva spiegarselo, ma si trovava parecchio in imbarazzo a star sospeso in quella maniera, con la faccia del maggiore tra le sue gambe, e lui che cercava di resistere e reggere il peso dai polsi alle ginocchia. Quella strana novità ideata da Bucky lo indispettiva, ma non abbastanza da annullare il desiderio di piacere che gli camminava sotto la pelle.
Senza parlare, solamente assecondati dai loro pesanti respiri come unico mezzo di comunicazione nella penombra che odorava di tempere secche sulle pareti, Bucky diede il via a quella nuova sfida.
Portò le mani sul fondoschiena di Steve, gli avvolse i lati del coccige con le dita, e spinse il bacino di lui verso il suo viso. Steve non oppose resistenza, ma restò rigido, allargando ancora di più le gambe per accompagnarsi in basso. James gli respirò alla base del membro; Steve chiuse gli occhi e soffocò un gemito in bocca mordendosi la lingua. Le labbra del maggiore si poggiarono sulla lunghezza dritta di Steve, che immediatamente l'assecondò donandosi completamente a quella posizione.
Rogers si strinse le spalle, aggrappandosi alle coperte con forza, in attesa che Bucky almeno lo leccasse.
«Devi abbassarti anche tu, altrimenti non vale.» rise il moro, recuperando la distrazione di Steve.
«Certo.» rispose con lo stesso sorriso, più teso, voltando il capo a metà della spalla.
Si chinò sopra James, raddrizzando la sua postura sospesa ad una distanza sottilissima tra i loro addomi. Gli avvolse la virilità con una mano, e iniziò ad avvicinarla con sensualità provocatoria alla bocca.
Bucky mormorò risaltando sul posto difronte a quel gesto, mugugnando con tono rauco; «Ricordati che il primo che viene avrà una penitenza.»
Steve rise, leccandogli la lunghezza dal basso verso l'alto.
«Mi piace.» bisbigliò, abbassando una mano tra i testicoli dell'altro.
I loro nomi ormai erano marchiati di eccitazione. Rosso come il sangue, bianco come il seme, azzurro come i loro occhi, e viola come i lividi sul collo, quelli erano i colori della loro passione che da amore diventava sesso.
Fu un'altalena altissima di stridente piacere, un po' come fare mille giri sul cyclone di Coney Island. Quando sali su di una giostra che corre velocissima, ad esempio una montagna russa, rimani appeso tra il terrore e l'adrenalina. Si è consapevoli della sicurezza della propria postazione, ma si continua a temere la caduta, uno schianto terribile al suolo, da un'altezza infinita. Però non si può fare a meno di respirare tutta l'aria che si frantuma sul viso, come se stessi volando.
Ridi di qualcosa di pericoloso perché è proprio quello che ti fa sentire vivo.
Steve credeva di essere intrappolato al sedile di una montagna russa, che gli stritolava il cuore dalla potenza insostenibile che gli causava sul corpo.
Steve succhiava da Bucky tutto il piacere che Bucky stava prendendo con la bocca dalla sua eccitazione. Erano collegati dallo stesso identico gesto di piacere, che non potevano fermare. Il biondo si sentiva stremato, tremava dappertutto a furia di tenersi sospeso sopra di Bucky in quel modo. Le sue forze stavano scarseggiando soprattutto a causa della lingua di James, che gli permetteva di affondarsi meglio nella sua bocca, che lo divincolava in quel meraviglioso carico di sesso orale che anche Steve stava assaporando nei confronti del maggiore.
Rogers annullò qualsiasi pensiero, nella sua testa c'era soltanto l'eco delle urla soffocate dalla lunghezza di Bucky nella sua bocca, e il buio che gli occhi gli costringevano, tenendoli chiusi.
Quasi sentì che avrebbe potuto strappare le lenzuola tra le mani, sentendosi mancare completante il respiro. Il climax stava aumentando gradualmente, per primo Steve capì che la bravura di Bucky stava quasi per farlo venire.
Si staccò dal sesso del compagno, raggomitolandosi da un lato dei suoi fianchi muscolosi, tremante come una foglia. Le labbra lucide ed inumidite dalla saliva si storpiavano in un'espressione di piacere incalcolabile. Steve urlò forte, affondando con il fondoschiena dentro alla bocca di James.
Inizialmente il maggiore cercò di recuperare Steve, di ricordargli il loro stupido gioco, specialmente perché voleva incondizionatamente che il minore continuasse ciò che lui stava facendo. Bucky gli strinse i glutei, facendo danzare avanti e indietro il corpo di Steve, peggiorando il suo stato di sopportazione.
James però si sentì improvvisamente soddisfatto, e più malizioso. Morse piano il membro di Steve, e poi lo prese tutto in bocca con un affondo deciso, fatto apposta per farlo arrendere.
Bucky lo conosceva bene, così tanto che subito Steve si consumò in un forte orgasmo accentuato dal nome del moro urlato senza pudore.
Rogers si distese su di un fianco, tra le coperte disfatte, tenuto ancora in contatto con James dai suoi arti poggiati sulla sua pelle calda. Barnes inghiottì quasi con gusto il liquido seminale di Steve, che gli colò ai lati della bocca, fino al collo, passando per le guance. Si leccò il labbro dai contorni femminili, appiccicaticcio, abbozzando immediatamente un sorriso stolto.
Si tirò a sedere con uno scatto atletico, abbassandosi del tutto in avanti, con la schiena ricurva, così da poter abbracciare Steve, e avvicinare il viso al suo.
«Hai perso.» gli sussurrò sull'orecchio, con le labbra umide contro il lobo. Steve cercò di sorridere, stanco quanto curioso.
«Mi tocca pagare la penitenza.» rispose con il fiato corto, voltandosi a pancia in su, e prendendo il viso di Bucky tra le mani.
Il ragazzo più grande si fermò a guardarlo, così innamorato che perse la voce nei suoi lineamenti. Gli accarezzò una guancia con le nocche, baciandolo sulle labbra senza essere troppo invadente con la lingua.
«Sei già stanco?» gli chiese Bucky, prima di azzardare qualsiasi cosa.
Steve storse il labbro, solleticandogli il collo con i pollici; «Un pochino, ma visto che tu non hai ancora finito, direi che posso accettare l'altra sfida, anche perché la prima mi è piaciuta parecchio.»
«Sei un perdente, sai?» rise ancora il maggiore, aiutando Steve a mettersi seduto sorreggendolo dalle braccia.
«Certe volte perdere ha i propri vantaggi.» rispose il minore, con espressione provocatoria. Fece attendere per un instante le loro bocche, con un fugace grido di sguardi. Socchiuse gli occhi non appena percepirono i visi avvicinarsi dolcemente con lento tremar dalla stanchezza, e poi ricominciarono a baciarsi forte, umidi, accaldati, saporiti.
La lingua di James possedeva quel sapore forte del liquido seminale che ancora gli rigava, sottile, il viso. Respirarono con le labbra quasi appicciate, a fatica. Le mani che stringevano i volti, per spingerli sempre di più in un bacio che non voleva interrompersi neanche per riprendere fiato.
Si cullarono in quel gesto bellissimo anche troppo tempo, abbracciati sempre tramite le loro stesse ossa. Steve alzò il capo per guardare meglio il viso di Bucky. Gli sistemò il ciuffo color cioccolato con amorevole cura, terminando il proprio lavoro con una pacifica carezza che dalla tempia terminò allo spigolo definito della mandibola.
«Che hai in mente di farmi, adesso? Dovresti dirmi da dove prendi certe idee.» scherzò il biondo, facendo sorridere Bucky.
«Ecco, non so se ti piacerà, o meglio, so che è fottutamente piacevole, però si tratta di qualcosa di nuovo. Non l'ho mai provato, non l'abbiamo mai provato.» Bucky accentuò il plurale della sua ultima frase, guardando Steve con serietà dolce, alzando un sopracciglio.
Rogers scrollò le spalle e si lasciò sfuggire una risata quasi sarcastica. Strinse le mani intorno ai fianchi di Bucky e ondeggiò verso di lui, congiungendo le fronti per l'ennesima volta, tra sudore e ciocche bionde arruffate.
«Ci sto, con te ci sto in tutto.»
Allora Bucky non rispose. Gli fece una carezza sul viso e lo mosse quasi fosse una bambola di pezza. Lo accompagnò a mettersi in ginocchio, a dargli le spalle e farsi solleticare tutta la schiena inarcata a partire dall'alto. Steve si sentiva già stanco, soddisfatto a sufficienza, scettico al riguardo di poter ricominciare a provare piacere o ad eccitarsi nuovamente. Era la prima volta che tentava di far sesso due volte consecutive, ma anche solo il fiato di Bucky sul suo collo riuscivano inspiegabilmente a ricaricare tutto il proprio desiderio.
Da dietro James allungò una mano tra le sue gambe, toccando con simile delicatezza l'erezione calda che già aveva ripreso a farsi nuovamente dura. In una posizione di tensione muscolare e vicinanza strettissima, Bucky trovò lo spazio per far scendere una mano al sedere di Steve, senza spostare minimamente i loro corpi. Anche lui, adesso, era inginocchiato sul materasso, molto più alto di Steve anche in quel modo, ma caldo, e perfettamente accondiscendente al tremito di quel suo amore in preda alla tortura delle sue mani.
Due dita entrarono dentro Steve, mente altre due salirono e scesero lentamente lungo il suo membro.
Steve gemette con voce che andò a poco a poco ad abbassarsi, spezzando le corde vocali. Si aggrappò ai bicipiti giovani di Bucky per reggersi sulle gambe, e tenerle quanto più divaricate possibili. Ebbe una reazione quasi estrema, ma incredibilmente stupenda. Stringendo i glutei, poté provocare sempre di più la penetrazione di Bucky, che quasi subito sostituì quelle dita con la sua virilità.
Entrò piano, senza far lamentare Steve, che si limitò ad emettere qualcosa simile ad un vagito sordo, spezzato in gola. Stremato, ma con una nuova ed irrefrenabile voglia di altro sesso, Steve strinse forte la coscia di Bucky da dietro, mordendosi il labbro. Rimasti nella loro pietrificata abitudine di essere soli in un corpo ormai unico, capirono entrambi quando fu il momento di prendere a danzare, senza nemmeno dirsi una parola.
E fino a quel punto, Steve credette di non essere poi così stupito da una penitenza simile, che anzi, in fondo ai propri pensieri sperava un simile atto. Bucky lo aveva già stupito con un giochetto simile a quello che gli aveva rubato il primo orgasmo, non poteva di certo uscirsene con qualcos'altro in una situazione simile.
Eppure, dopo vari affondi sempre più veloci, e altro carico di piacere quasi pronto a sviscerare Steve, il maggiore cambiò totalmente il suo intento, con qualcosa che il biondo avrebbe sentito fino alle ossa.
Il braccio forzuto di Bucky si premette contro il basso ventre di Steve. La mano ritornò a concentrarsi con più decisione a quel sesso, solo che scese, più in basso, lontano dalla lunghezza. Allungò meglio la mano e gli strinse i testicoli, inizialmente provò a solleticarlo piano, poi, con un sonoro lamento da parte della voce di Steve, lo strinse forte proprio all'estremità.
«B-Bucky! Cosa fai?!» riuscì a gracchiare il più piccolo, nel tentativo di voltare il capo verso il viso di James.
Si sentì preso alla sprovvista, dannatamente massacrato da tanto dolore e tantissimo piacere. Graffiò le cosce di Bucky, gli conficcò le unghia facendo arrossandogli la pelle.
Bucky continuò a spingere nei propri affondi delicati, stringendo Steve con più forza, e usando con difficoltà l'altra mano libera per masturbarlo velocemente.
Steve credette di morire, tra quella voglia assassina di avere di più, e quel divieto in fondo alle sue gambe forzato da James.
«Ti prego, non riesco a venire, ti prego!» gridò disperato, gemendo.
«Decido io quando puoi venire.» Bucky gli morse l'orecchio, sussurrandogli, affaticato, quelle parole.
Con le mani Steve cercò disperatamente di trovare sollievo tra la sua eccitazione. Inutili furono i suoi tentativi, Bucky era più insistente, e molto più bravo di lui.
Steve era pieno di quel piacere, anzi, gli piaceva così tanto che sentire Bucky andare fino in fondo lo estasiava, ma era proprio quel procinto insopportabile che gli faceva male. Quella stretta quasi estranea non gli permetteva di liberarsi del suo sofferto orgasmo, che si premeva dentro di lui, che gli bagnava la punta del membro, e che già fuggiva dalla sua voce.
«Ti prego! Non ce la faccio! Bucky, per favore!» due lacrime gli bagnarono le guance rosse. Venne mosso dalle spinte di Bucky, che si riversò dentro di lui, gemendo profondamente.
Non fu che un peggioramento dello stato di sopportazione di Steve.
Si ripiegò in avanti reggendosi con le mani sul letto, e spingendosi in movimenti disperati che potessero aiutarlo a garbare i suoi istinti.
Alla fine, dopo che James spinse ancora una volta dentro di lui, sentendosi più che soddisfatto delle grida del più piccolo, lo liberò dalla sua prepotenza proibita, che senza attendere un solo istante lacerò i muscoli di Steve con un secondo orgasmo.
Tramortiti dall'insostenibile reazione dei loro copri, ricaddero senza respiro sulle coperte.
Fu un lungo momento fatto esclusivamente per regolarizzare i loro fiati, che non gli permise di vedersi. Bucky sorrise entusiasta, più che felice del sesso che aveva appena fatto. Vide la schiena di Steve, e allungò una mano per accarezzarlo dolcemente. Quando, però, i polpastrelli si posarono sulla pelle sudata del biondo, questo si mise seduto con un gesto improvviso e agitato. Con enorme fatica scese dal letto e si mise in piedi difronte a Bucky, con le lenzuola che gli coprivano il sesso nudo.
Steve lo guardò con severa rabbia, sfregiandosi l'espressione sottile. James si mise seduto con fare confuso, sorreggendo il peso del busto con le braccia.
«Tutto bene?» gli chiese preoccupato.
«Non direi, dato adesso hai tu la libera scelta su quando posso avere un cazzo di orgasmo.» incalzò Steve, le gambe che gli tremavano, il dolore tra le natiche.
«Merda, sapevo che non avrei dovuto farlo...» James imprecò, seccato e irritato, coprendosi il viso con una mano.
«Davvero, Bucky, un'idea geniale quella di stringermi le palle!» sbraitò ancora il minore, gesticolando con sarcasmo.
«Avresti potuto dirmi di fermarmi.» rispose a tono.
«Mi sa che non hai sentito la parte del "ti prego".» Steve cercò di incrociare le braccia, tenendosi il lenzuolo addosso.
«Perdonami, ma alla fine non è stato poi così male, avanti punk, ci siamo divertiti un sacco, no?» Bucky cercò di simulare un sorriso, palesemente nervoso e pieno di sensi di colpa e pentimento.
Steve afferrò con furia i propri vestiti, indossandoli con goffaggine quasi divertente, sotto gli occhi impotenti di Bucky. Il maggiore scese dal letto e gli andò incontro, completamente nudo. Gli prese una spalla, ma Steve si divincolò subito, con nervosismo.
«Bella scopata, davvero.» commentò alla fine, con una bardella elastica troppo larga, che gli ricadeva sul braccio, e la camicia stropicciata sulle maniche.
«Andiamo Steve!» James continuò ad andargli dietro, finché Rogers non uscì dal loro nascondiglio, imboccando la strada in fondo al vicolo.
James imprecò ad alta voce, sferrando un pugno sulla parete di legno accanto alla porta, che si scheggiò di poco, ma recò più danni alle nocche della sua mano, che alla struttura.
Steve camminò con fare zoppo verso casa, da solo, rosso in viso per la rabbia e la vergogna.
Oh, guarda cosa mi hai fatto fare, avrebbe voluto dire a Bucky. Strinse i pugni e continuò dritto per la strada del ritorno. Guarda cosa mi hai appena fatto fare, James lo aveva fatto innamorare di quel dolore terribile che aveva agito come trasgressione. Non era il solito modo di fare l'amore, eppure a Steve era piaciuto tanto, tantissimo. Cosa gli aveva fatto fare?
Lo aveva fatto imbestialire per lo spavento di quella sensazione di estremo, disgustoso e trasgressivo piacere di novità.

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