Quarto

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È la tua espiazione, la tua comunione, l'eucarestia che aspettavi. È la tua preghiera, amore mio.
Sulla navata percorri le tue pene, tutti i tuoi peccati verranno assolti.
È la tua preghiera, il tuo peccato, la ricerca del divino.
Dove lo trovi, tutto quel coraggio di ingoiare dolore, ad ogni respiro, ad ogni battito?
Arrivi all'altare, sei vicino, ti vedo, indossi il nero, segno di lutto, ma in te persino di purezza. Sei lo sposo vedovo di un funerale che ti unirà a me per sempre. Le pagine delle sacre scritture stanno ferme, odorano di vino e parlano di continue speranze, sacrifici e dolori.
Se solo potessero conoscerti meglio, proverebbero quasi vergogna, per come hanno sopravvalutato quelle storie, e sottovalutato i tuoi travagli.
Prega per noi, riposa in pace, sussurra le tue promesse e domina la morte dolce della tua mente. Io sto qui, a contemplarti mentre lasci sciogliere in bocca il corpo di Cristo, così chiudi gli occhi, e chiedi al Diavolo di riprendersi tutto il dolore che gli hai rubato.
Di preghiere Bucky non ne conosceva, ma questa in assoluto era la sua preferita. Perché l'aveva dedicata al suo Steve. Lui non aveva fede in alcun Dio, l'unica credenza che aveva era nei riguardi di Steve.
A scuola spesso l'insegnate di religione aveva parlato di cattolicesimo, del peccato originario, e di tutti quei nomi troppo simili e strani che ci stavano sul vecchio e nuovo testamento. Bucky però non ci credeva, non sopportava proprio quei racconti. Sia la sua famiglia che i Rogers non erano mai state persone di chiesa, e di questo James ne era più che felice, perché se qualcuno lo avesse costretto sin da bambino a recarsi a messa come alcuni suoi vecchi compagni di scuola, di certo si sarebbe meritato una bella lezioncina per il suo pensiero a passi rivoluzionario.
Tutto parlava di star lontano dai peccati, di amare, di matrimonio, nascita e ringraziare Dio. Ma di cosa doveva ringraziarlo Bucky? Della malattia di Steve?
James era arrabbiato con Dio perché aveva dato a Steve la sofferenza. James era arrabbiato con Dio perché si era preso sua madre, portandola in quel famoso regno dei cieli troppo presto. E James era arrabbiato con Dio perché non permetteva il suo amore.
Una sola volta aveva provato ad affrontare una discorso simile con Steve, pieno di rancore e frustrazione, ma il minore -dal canto suo anche lui non credente- gli spiegò che Dio non aveva colpa. Se davvero James non ci credeva allora non dove addossargli la colpa. Perché la morte è l'essenza della vita, e quindi necessaria, anche se crudele e ingiusta. Perché la malattia è solo uno sviluppo biologico del corpo, che si autodistrugge. E perché l'amore è di tutti, sono tutti che credono di poterlo catalogare in giusto o sbagliato.
Da lì Bucky era riuscito a variare il proprio pensiero, ma non a cambiarlo del tutto.
Bucky pregava, ma a Steve; lo pregava di vivere, di non ammalarsi, e di amarlo. Di amarlo per sempre.
E non facevano l'amore in quella stanza per essere ribelli, per fare un dispetto alla decisione presa dal popolo riguardo i loro sentimenti. Loro facevano l'amore in quel posto perché lo volevano loro due e basta, perché quando si potevano toccare non esisteva altro pensiero che loro.
Se qualche divinità li guardava veramente in quei momenti, allora di sicuro si sentiva fiera di quanto amore aveva creato sulla terra, di quanto belli potessero essere Steve, Bucky, e le loro anime innamorate.
Loro lo rifecero. E ne mancavano ancora diciassette, ininterrotti giorni di sesso.

Bucky si apprestò a spogliare Steve, questa volta. Iniziarono quel gioco sentendosi molto più a loro agio del giorno precedente. Si recarono nella loro stanza verso il primo pomeriggio, accertandosi che nessuno notasse il loro sgattaiolare proprio in quel posto abbandonato e nascosto. La porta venne chiusa quasi con fretta, dato che il loro bacio era già iniziato. Quello era un bacio frettoloso.
Avevano quasi fatto fatica a dormire quella notte, divisi come ormai era d'abitudine, ma collegati dal loro pensiero. Ormai ne avevano la certezza, si cullavano sulla solo solitudine; in quel posto avrebbero potuto fare ciò che volevano. E in quel momento volevano il sesso.
Quasi scapparono da casa quando si resero conto di poter andare a rifugiarsi nei loro baci, tra le pareti di legno umido e fresco.
C'era tanto caldo, per questo Bucky iniziò a spogliare Steve. Gli strappò via la camicia, gettandola per terra, proprio davanti allo stipite della porta. Lo baciò tutto, il collo continuamente rosso e viola, la pelle come il cielo e i lividi come fuochi d'artificio, così difficili da nascondere. La bocca di Steve era già gonfia, Bucky la morse un po', con così tanta fretta, che il biondo non riuscì a rendersi conto di essere già del tutto nudo, con gli indumenti ai piedi. James spostò le proprie mani sui suoi fianchi, che poco prima avevano vagato lungo tutto il petto magro di Steve, una volta spogliato e rivisitato velocemente. Rogers si sedette sul letto, accompagnandosi verso il muro con l'aiuto dei gomiti, e tenendo le ginocchia piegate e le gambe più divaricate possibile. Si sorrisero entrambi, con la malizia e il desiderio negli occhi vitrei.
Anche James si privò dei propri vestiti, velocemente, decidendo però di rimanere in solo intimo bianco. Steve non poté fare a meno di chinare lo sguardo e inquadrare meglio l'erezione vistosa e sofferente del compagno, quasi del tutto visibile oltre il tessuto trasparente dei boxer larghi.
Bucky gli si posò addosso, inginocchiato sopra il bacino di Steve che, disperato, cercava un contatto più vicino possibile. I gemiti avevano già preso a interrompere il silenzio di quel posto abbandonato, ma diventarono più acuti nel momento in cui le labbra di James non ammutolirono più quelle di Steve, così da arrivare tra le sue gambe. Alcuni peli pubici tracciavano già il basso ventre nudo di Steve, che chiusue gli occhi e tirò indietro la testa quando Bucky iniziò a imitare quel divertente gioco con la bocca che il giorno prima aveva attuato Steve. Loro parlavano di tante cose, a dire il vero, di tutto. Bucky gli aveva confessato che il trattamento ricevuto da Steve era stato qualcosa di indescrivibile, che si sentiva eccitato in maniera ben diversa dalle solite -poche- altre volte, così, mentre rimasero abbracciati ancora un po' su quello stesso letto, James gli promise che avrebbe fatto del suo meglio per fargli comprendere quanto bello e piacevole fosse stato.
Così ci provò, e fu anche abbastanza bravo. Non fu molto difficile per lui prenderlo tutto in bocca, stringendo le cosce magre di Steve che si divaricavano sempre di più. Affondò le dita nei suoi glutei, e con lo sguardo puntato verso Steve, nella visuale più completa del suo corpo contratto, Bucky succhiò con più insistenza, ed iniziò a far scendere una mano sotto il suo mento, più un basso.
Con un gemito profondo da parte di Steve, James spostò le attenzioni della sua bocca tutte sulla fessura di Steve.
Il secondo giorno non si sarebbero limitati, avrebbero riprovato quella fretta spensierata della prima vera e propria volta. Però Bucky sapeva di dover far abituare Steve, di non farlo soffrire troppo.
La sua lingua premette contro la fessura stretta, le mani allargarono di più i glutei, e Steve si inarcò in avanti con violenza, spingendo il fondoschiena tutto verso l'interno, ansimando con voce stridula.
Bucky cercò di inumidirlo con quanta più saliva poté; allo stesso tempo si cacciò tre dita in bocca, le impregnò facendole passare sotto la lingua e sulle pareti dell'interno delle guance. Quando Steve si fece più impaziente e desideroso, sul punto di andare fuori di testa, Bucky iniziò a spingere l'indice bagnato contro la sua apertura pulsante.
Fu molto difficile inizialmente, spingere tutta la lunghezza del dito fino in fondo, ma Steve collaborava, anzi, aiutava l'insicurezza di Bucky ad andare più a fondo, senza badare ai suoi lamenti acuti. James fece uscire il primo dito, per poi infilare subito dopo due delle tre ancora ben umide. Per allietare il dolore di Rogers però, riportò la propria lingua sul suo membro, e lo leccò dai testicoli fino ad arrivare al glande.
Bucky spinse le proprie dita all'interno di Steve, che sussultò sul posto, soprattutto a causa della bocca di James lì ad avvolgere del tutto il suo sesso.
Bucky fu così veloce, che con prontezza si sfilò l'intimo con l'aiuto di una sola mano. Si rimise dritto, liberò Steve dalla pressione delle sue dita, e lo fece distende sul letto trascinandolo per il bacino spigoloso.
Steve rimase senza respiro, con lo stomaco ritratto e piazzo, il petto gonfio con le costole ben visibili oltre la pelle pallida, e le braccia sulla testa, poggiata su un cuscino. Bucky gli si chinò sul viso, baciandolo sulle labbra, con il viso accarezzato dalle mani sottili di Rogers.
«Vuoi?» gli domandò il moro con un sussurro, solleticandogli il naso con la punta del suo. Sapeva già la risposta, ma voleva sempre chiedere il permesso.
«Si ti prego, fai in fretta, non posso più aspettare.» mugugnò il minore, spingendo il bacino verso l'alto, così da toccare con la propria erezione quella di Bucky in equilibrio su di lui. Entrambi gemettero stringendosi le mani ormai intrappolate tra le coperte, si scambiarono un altro bacio e ripresero ad essere erotici.
Con enorme fatica Bucky iniziò lentamente ad entrare dentro Steve, con graduale attenzione. Il biondo urlò non appena lo sentì dentro, senza potersi trattenere. Strinse fortissimo la mano di Bucky, e cercò di rilassarsi. Dopo non molti secondi, il maggiore entrò del tutto, ma rimase fermo, attendendo il consenso di Steve di iniziare a muoversi. Lo sentiva così stretto, anche se lo avevano già fatto due volte, la prima in cantina, la seconda in soffitta, senza poter aspettare. Ogni volta non era una cosa da niente, Steve stringeva i denti e tratteneva il dolore, ma Bucky stava fermo, e aspettava che il più piccolo si abituasse del tutto a lui.
Immobili, uniti in un solo corpo, con i respiri troppo veloci per parlare, tremarono sul posto.
Ed ebbero paura, come gli era già capitato.
Ebbero paura della loro inesperienza e del loro modo innaturale di fare l'amore. Dopotutto era quello che avrebbero pensato tutti, no? Solo tra uomo e donna può avvenire la penetrazione.
Ma loro lo facevano comunque, come un uomo e una donna che si amavano.
Steve allungò la mano stretta alle lenzuola, e la portò sul coccige di Bucky, accarezzando con il palmo le natiche sode, accompagnandole con delicatezza a spingersi in avanti. Allora James capì.
Senza parlare, lo capì dalla sua energia, lo capì da quel debole gesto, lo capì e basta.
Una spinta decisa diede inizio alla loro danza, un affondo che catturò un altro urlo da parte di Steve.
Bucky aveva sempre il continuo terrore di fargli troppo male, perché Steve era fragile, il suo corpo era delicato. Lo aveva visto tante volte star male, lo vedeva ogni giorno soffrire e stare un passo indietro a tutti gli altri, però a Bucky non importava, aveva sempre avuto un senso di protezione nei suoi confronti. Quando Steve non poteva fare la qualsiasi cosa, e rimaneva fermo qualche scalino più giù di lui, allora Bucky scendeva di corsa verso di lui, gli prendeva la mano, e gli faceva compagnia, finché non ricominciavano a salire assieme.
Steve gli avvolse il collo con un braccio, gemendo con profondi versi di dolore e godimento. Bucky spinse, mano a mano sempre più velocemente, comprimendo il ventre contro l'erezione del moro tra i loro corpi, che involontariamente venne minuziosamente accontentata dal loro strusciarsi sempre più vicino.
Entrambi urlarono, la ristrettezza di Rogers intorno al sesso di Bucky creava un meccanismo di incompiuto piacere, spintosi poi fino in fondo, dove la prostata del minore venne toccata, tramutando definitivamente quel dolore in piacere.
Bucky aumentò le proprie sapiente, percepì che quel continuo dondolare sulle coperte stava per esplodere, e questo anche da parte di Steve. Spinti dal vento invisibile della loro eccitazione, continuarono a danzare ancora per pochi minuti, finché gli affondi di Bucky si fecero veloci e irrefrenabili, ed infine l'orgasmo si riversò caldo dentro di Steve. James spinse ancora, dopo essere venuto, così in fondo da far contorcere anche il più piccolo, che con il proprio seme bagnò i loro addomi.
Il secondo giorno si concluse così allo stesso modo. Rimasero tra la loro pelle per tutto il pomeriggio, si baciarono ancora, le coperte soltanto coprirono la loro nudità, le loro parole non smisero di essere complici, e poi tornarono a casa con l'odore del sesso ancora addosso, che solamente loro due sentivano.
Ma il loro destino, spietato e violento, non ce la faceva proprio a stare in silenzio.
Era come se sentissero già il dolore della guerra che sarebbe venuta, del ghiaccio che li avrebbe divisi, e delle memorie cancellate. Lo sapevano, ma non ancora.
E Bucky continuava a pregare tutte le sere, a Steve e per Steve.
Questo è l'inizio di qualcosa di bello. Questo è l'inizio di qualcosa di nuovo. Tu sei il solo che mi libera di tutto, tu sei l'inizio di qualcosa di nuovo. Bucky lo sussurrava di notte, nel letto della sua soffitta, pizzicato da un senso d'amarezza inevitabile della loro storia che un lieto fine lo avrebbe avuto difficilmente. Però continuava a pregare.

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