Capitolo 7

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Eren tornò da Levi con una maglia a maniche corte e dei pantaloni lunghi.

«Vuole una mano, prof?» gli chiese appoggiando la testa sulla sua spalla per vedere cosa stesse cucinando. L'insegnante rimase calmo, nonostante il ragazzo gli avesse messo le braccia intorno al bacino.

«Sto solo cucinando del riso. Puoi metterti seduto» rispose senza guardarlo.

«Sicuro? Non devo fare nulla?». Levi sospirò.

«Gli ospiti non dovrebbero far niente, nemmeno stare così attaccati a chi li ospita». Il ragazzo arrossì e ritirò subito le mani andando a sedere. L'uomo si accomodò poco dopo nel posto davanti e iniziarono a mangiare.

«M-mi dispiace per prima...è che sono abituato con mia madre e...». Eren non riuscì a finire per l'imbarazzo. Levi alzò la testa e vide che gli tremava la mano.

«Non preoccuparti» disse dolcemente. «E adesso mangia». Il ragazzo obbedì. Levi, senza farsi vedere, controllò se davvero mangiava. La mano gli tremava ancora. «Se vuoi t'imbocco».

«N-non c'è bisogno...». Eren riuscì ad avvicinare il cucchiaio alla bocca, ma non smetteva di tremare. A quel punto l'uomo si alzò e andò dal piccolo imbarazzato. Alla fine lo imboccò come se fosse un bambino. «È buono...» disse dopo il primo boccone.

«Pensi di riuscire a mangiare da solo? Non sei più imbarazzato?» gli chiese Levi mettendogli una mano sulla spalla senza smettere di tenergli la mano. Il ragazzo annuì e l'altro poté tornare al suo posto. Mangiarono in silenzio. Quando finirono e Levi terminò di lavare i piatti e le posate, Eren iniziò con le domande.

«Chi erano quei due studenti di oggi? Mi hanno detto che vanno all'università...».

«Sono due dei migliori studenti che abbia mai avuto, Petra e Oluo. Non posso dirti altro. Sai, la privacy» rispose mettendo la sedia accanto al ragazzo.

«E i due che abbiamo incontrato in autobus?».

«I miei amici d'infanzia».

«Ma se lei è venuto qui a Maria vent'anni fa, vuol dire che vi siete separati? O sono venuti anche loro con lei?». Eren lo guardò portando le mani sulle ginocchia.

«Ci siamo separati perché...» non finì. «Ma sei uno stalker? Perché tutto ad un tratto vuoi sapere della mia vita?!» si alzò di scatto. Il ragazzo aveva un'espressione dispiaciuta. Non pensava che Levi avrebbe reagito in quel modo. Voleva soltanto parlare un po' con lui. Voleva soltanto conoscere la persona con cui avrebbe passato quei tre anni di superiori.

«Volevo solo...». Abbassò la testa e strinse i pugni. L'uomo distolse lo sguardo da Eren per guardare fuori dalla finestra.

«Ancora non è tanto buio. Vuoi uscire o rimare dentro? Ho una PlayStation se vuoi...» gli chiese calmandosi. Il ragazzo alzò gli occhi per guardarlo.

"È così figo visto da qui..." pensò.

«C'è un negozio di anime e manga qui vicino?» domandò.

«Io pensavo di andare al karaoke. Comunque dovrebbe esserci un negozio del genere a dieci minuti da qui». Al ragazzo si illuminarono gli occhi. Si alzò di scatto, entusiasta.

«Vado a vestirmi!» esclamò.

«Prendi pure i miei vestiti. Dovrei avere delle giacche da ragazzo». Una volta che Eren chiuse la porta della camera, Levi andò alla finestra. Il cielo non era ancora del tutto blu notte e non c'erano nuvole. Lo rilassava parecchio guardare il cielo. Quando lo guardava, era come se i suoi problemi si rimpicciolissero. Però si ricordava anche del suo passato, di tutto quel che era successo a Rose. Dei suoi amici, di sua madre e di quando li ha dovuti abbandonare per partire con Erwin per Maria.

Look at me, only me |Ereri|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora