Il telefono squillò disturbando il sogno di Eren che, sbuffando, allungò il braccio verso quell'oggetto fastidioso. Si chiese chi fosse lo stupido che lo chiamava quando ancora dormiva. Appena vide chi era il responsabile del suo risveglio, rispose immediatamente.
«Capit- volevo dire, Tetsuya? Perché mi stai chiamando a quest'ora?» gli chiese mettendosi a sedere sul letto.
«La gita con la squadra, Eren!». Questa frase fece saltare il ragazzo giù dal letto per poi urlare alla madre che era sveglio. «Sono già le sei e mezza...pensi di farcela in dieci minuti o vuoi che ti aiuti?» domandò il capitano facendo su e giù davanti alla porta d'ingresso.
«Ce la faccio, tranquillo! Se vuoi entra pure. Riattacco che sennò faccio tardi!» detto questo, Eren chiuse la chiamata per prepararsi in fretta e furia. L'altro ragazzo rimase fuori ad aspettarlo: lo conosceva, tempo cinque minuti e l'avrebbe subito raggiunto. E così fu. Appena qualche minuto dopo, il castano uscì con una valigia. Dopo aver salutato tutti, si avviarono a scuola.
«Tu che porti?» gli chiese Tetsuya osservando con quanta facilità portava il bagaglio.
«Qualche cambio, roba per il bagno e...» si interruppe. Il capitano lo invogliò a continuare guardandolo curioso. Eren spostò gli occhi su di lui sorridendogli. «La PlayStation con qualche gioco!» finì entusiasta.
«Non penso che la utilizzeremo tanto...» lo avvertì triste l'altro.
«Ma almeno di sera possiamo giocare!» ribattè ridacchiando. Tetsuya si limitò ad annuire sorridendo. Passò lo sguardo dal viso dell'amico al suo abbigliamento. Indossava pantaloni lunghi a fine Maggio.
«Eren, non hai caldo con quei pantaloni?» domandò guardandolo stranito. Il ragazzo scosse la testa.
«Magari mi cambio a scuola... a Ragako fa caldo!» esclamò.
«Ricordi che le stanze sono con due letti, vero?».
«Sta tranquillo, capitano! Staremo in stanza insieme!» lo rassicurò dandogli una pacca sulla spalla.
Una volta a scuola, la manager e l'allenatrice li diedero il buongiorno e aspettarono gli altri ragazzi. Quando furono tutti presenti, salirono sul pullman per andare alla stazione. C'era chi ascoltava musica, chi giocava al telefono, chi parlava. Eren faceva parte di quest'ultimo gruppo. Seduto vicino al capitano, discuteva degli ultimi videogames a cui aveva giocato. In treno lo stesso. Oltre a quello, parlavano anche della scuola e di cose quotidiane. A volte si intromise anche la manager sclerando sui ragazzi degli anime che nominavano.
Il viaggio durò circa un'ora e mezza. Quando scesero dal treno, li aspettava un pullman che li portò al loro albergo. Una volta arrivati, l'allenatrice distribuì le chiavi delle stanze ai ragazzi. Quella di Eren si trovava al secondo piano ed era la numero ventisette. Era abbastanza piccola ma perfetta per due ragazzi come lui e Tetsuya. Il castano andò nel piccolo terrazzino della stanza ad osservare il cielo. Lo stesso che stava guardando Armin dalla finestra di camera sua.
Il biondo aveva la febbre alta e non riusciva a fare un passo che subito cadeva. Quella mattina Mikasa era andata a trovarlo.
«Vuoi che ti registri le lezioni?» le chiese aprendo la porta per andarsene.
«Mi faresti un enorme piacere» rispose l'altro sorridendo.
«Allora dopo passo da te» avvisò la ragazza. Armin annuì e si salutarono.
Mikasa uscì e si diresse verso la scuola. Nonostante il caldo, continuava a tenersi la sciarpa rossa al collo. Sentì qualcuno tirargliela. Si girò di scatto e vide Sasha con un onigiri in mano.
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Look at me, only me |Ereri|
Fanfiction«Sono Levi Ackerman, il vostro professore di educazione fisica. Vi anticipo che, alla fine di tutte le lezioni, dovrete pulire la palestra. Anche se non ci sarò le ultime ore, dovete pulirla. Ci siamo capiti, mocciosi?» spiegò severo. Il professor L...