Quella sera Jeonghan si chiuse la porta alle spalle e si mise le mani tra i capelli: casa sua era un completo disastro.
Un cumulo enorme di piatti da lavare troneggiava nel lavandino; svariati calzini, non ci è noto se suoi o dei suoi amici, facevano capolino dai luoghi più impensabili; la cesta dei vestiti da lavare stava per esplodere e decine di borse di acquisti recenti erano abbandonate in un angolo del salotto, in attesa di essere sistemate.
In fretta e furia si cambiò, mettendosi degli abiti comodi e legandosi i capelli.
Rimase alzato tutta la notte.
Alla fine casa sua splendeva come non mai, sembrava uscita da una rivista di interni.
Erano ormai quasi le nove del mattino quando si ricordò di avere il frigorifero più vuoto del deserto del Sahara e, senza nemmeno curarsi del suo aspetto, saltò in macchina e, portafoglio alla mano, si diresse verso il più vicino supermercato italiano.
Aveva già in mente ogni singolo ingrediente da acquistare.
Il menù della giornata avrebbe compreso: lasagne, arrosticini e un'ottima torta paesana, una torta a base di cioccolato e pan d'anice che era sicuro Joshua avrebbe trovato squisita.
Entrato in casa si rimboccò le maniche e mise cuore e anima nel cucinare quei piatti, si fece una doccia e velocemente ripulì il bagno, rese il suo viso e i suoi capelli presentabili, si vestì con ciò che aveva scelto la sera prima (outfit per il quale aveva buttato due ore buone) e, proprio mentre si stava infilando i calzini, qualcuno suonò al citofono.
Corse ad aprire come se da quel rumore dipendessero la vita sua e dei suoi famigliari.
Quando premette il tasto d'accensione, sentì la dolce voce di Joshua dall'altra parte del citofono e gli spiegò come arrivare al suo appartamento senza perdersi nella grandezza del complesso di altissimi palazzi.
Fortunatamente poco dopo udì un'impercettibile bussare alla porta.Inutile dire che era già appostato dietro il sottile strato di legno in ansiosa attesa.
Aprì senza nemmeno chiedere "chi è" con la maggiore nonchalance possibile e sorridendo educatamente.
Joshua lo salutò con il suo solito fare estremamente dolce e tranquillo ed entrò in casa.
Jeonghan lo squadrò da capo a piedi, mentre lo accompagnava al tavolo.
Gli skinny jeans slavati si abbinavano alla perfezione con la lunga maglia nera, le vans basse e il chiodo di pelle.
Si sedettero a tavola e cominciarono a pranzare con calma.
A Joshua piacque ogni cosa e Jeonghan fu molto orgoglioso delle sue doti culinarie in quel momento.
"Sai -esordì il padrone di casa- per quanto riguarda ciò che hai detto ieri, mi spiace smentirti ma io non ho nemmeno un tatuaggio"
Joshua spalancò la bocca talmente tanto che Jeonghan poté quasi vedergli le tonsille
"Davvero?" Chiese incredulo
"Giuro -Rispose l'altro, levandosi per qualche momento la felpa e mostrando le braccia perfettamente pulite-
E giuro di non averne nessuno nemmeno in altri posti"Poco dopo aver mangiato la torta, Jeonghan sentì il bisogno di andare a sciacquarsi il viso, la presenza di Joshua lo rendeva nervoso.
"Vado un attimo al bagno e poi preparo del the, fai come se fossi a casa tua" disse al più basso.
Si chiuse in bagno e cominciò quasi a respirare affannosamente davanti alla finestra spalancata.
Si sciacquò il viso abbondantemente, prima di tornare in salotto dove, come previsto, trovò Joshua incantato davanti al paesaggio.
Non che abitasse poi molto in centro città, però il complesso abitato si affacciava su un grande e verdissimo parco, costellato di piccoli laghetti.
La grande finestra del salone sembrava un quadro che incorniciava quella meraviglia.
Jeonghan si avvicinò a Joshua in punta di piedi, l'altro ragazzo non si era minimamente accorto della sua presenza.
Decise poi di fare qualche passo in più, in tutti i sensi.
Si avvicinò al più basso finché quello non sentì il fiato di Jeonghan sul collo e gli avvolse delicatamente le braccia intorno alla vita.
Joshua lo lasciò fare, facendo anzi scivolare le sue mani su quelle di Jeonghan che lo tenevano stretto, poi si girò nell'abbraccio.
Ora lui e Jeonghan erano faccia a faccia, Il castano distolse quasi subito lo sguardo, quando vide il più grande leccarsi le labbra.
Focalizzò lo sguardo sulle soffici punte dei suoi lunghi capelli colorati e cominciò a giocherellarci.
Jeonghan gli posò le mani sulle guance e si avvicinò a lui, finché le loro fronti non si toccarono.
Lo fissò poi intensamente negli occhi e sorrise di nuovo dolcemente, prima di inclinare la testa e premere le sue labbra su quelle del più basso.
La mente di Joshua era un'esplosione di fuochi d'artificio e così era quella di Jeonghan.
Le labbra di Joshua erano esattamente come Jeonghan le aveva immaginate, e bramate, per quei pochi giorni: soffici come piume e delicate come le ali di una farfalla.
Le mani di Jeonghan accarezzavano le guance di Joshua, le mani di Joshua giocavano tra i capelli di Jeonghan.
Inizialmente fu solo una delicata pressione di labbra, poi il bacio divenne più approfondito ma rimase comunque estremamente dolce e tenero.
L'ultima cosa che Jeonghan voleva era terrorizzare a morte il ragazzo che era lì con lui.
Joshua, dal canto suo, sapeva di stare commettendo un errore irreparabile, ma da quel momento non avrebbe mai voluto essere in nessun altro posto che non fossero le braccia dell'altro ragazzo.
Quando si separarono Jeonghan scostò la frangetta dalla fronte di Joshua e ci lasciò un delicato bacio, gesto che fece arrossire terribilmente l'altro ragazzo, prima di tirarlo con sé sul divano.
"Sai di buono" sussurrò quasi impercettibilmente Joshua, facendo ridacchiare l'altro.
"Anche tu" Rispose lui.
Joshua si strinse al più grande e si lasciò coccolare pigramente, senza separarsi dall'abbraccio e regalando di tanto in tanto qualche soffice bacio all'altro.
Insieme guardarono il paesaggio e ripresero, quasi come se niente fosse, la loro chiacchierata.
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TOLD YA THAT SOMETHING WAS GOING TO HAPPEN...
Le sorprese non sono finite!
Stay tuned~
Un bacino
Vostra,
Diamond
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Piercing
FanfictionStatus: completa - "Hey ti vedo, tu che ridi sotto i baffi! Fare questo piercing fa seriamente male!" "Non ne dubito, per questo non ho orecchini" "Mi stai prendendo in giro?" - "Uno come te, in chiesa?" "Che c'è di strano?" "Mi stai prendendo in g...